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Gravures

Incisione rame del 1847 L'Arcivescovo GianOttone Visconti detto Ottorino

36,00 €

Il Tempo che fu

(Enna, Italie)

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Description

Dettagliatissima incisione in rame su carta spessa non retroscritta Estratta da prestigiosa e rarissima opera del 1847. .incisione che ha quindi oltre 167 anni! L'Arcivescovo GianOttone Visconti detto Ottorino Medita la caduta dei Torriani e l'ingrandimento della sua famiglia Ottone Visconti detto Ottorino (Invorio, 1207 ? Chiaravalle, 8 agosto 1295) è stato un arcivescovo cattolico italiano,arcivescovo di Milano. Di origine milanese, fu figlio del feudatario Uberto Visconti. Nel 1277 divenne in pratica il signore della città lombarda e con lui iniziò, dunque, il dominio dei Visconti su Milano che sarebbe durato fino al 1447. Dopo essere stato al servizio dell'allora arcivescovo di Milano Leone da Perego, Ottone, nel settembre 1247 entrò al servizio del cardinale Ottaviano degli Ubaldini, che seguì per oltre un decennio in varie "ambasciate" in Italia e inFrancia. In tale lasso di tempo egli fu inoltre procuratore dell'arcivescovo presso la corte pontificia e divenne canonico di Desio. Morto l'arcivescovo Leone da Perego nel 1257, fu il cardinale Ubaldini ad appoggiare il nome di Ottone quale degno successore al trono Arcivescovile in luogo di Raimondo della Torre o del nobile Francesco de Settala. Malgrado l'opposizione di Martino della Torre, capo della Credenza di Sant'Ambrogio, ossia il comune milanese ed in violazione dell'antico privilegio che vedeva Milano eleggere il proprio arcivescovo, Ottone fu nominato da papa Urbano IV arcivescovo del capoluogo lombardo il 22 luglio 1262.[1] Martino della Torre, indignato per l'elezione imposta dal Papa aveva occupato nel mese di agosto l'arcivescovato, fu scomunicato dal legato apostolico Filippo di Pistoia, il quale gettò l'interdetto su Milano per avere rifiutato il nuovo arcivescovo. Si aprì allora una guerra fra Ottone e coloro che si opponevano alla sua carriera ecclesiastica: in primis il potente Manfredi, Napo Torriani (che sarebbe divenuto Vicario Imperiale nel 1274) e l'intera famiglia guelfa Torriani. Il 1º aprile 1263, giorno di Pasqua, Ottone entrò ad Arona, villaggio sulle rive meridionali del Lago Maggiore, con un corteo di nobili scappati da Milano e rifugiatisi nelle diverse città lombarde e prese formalmente possesso della sede ambrosiana. In risposta l'esercito milanese assediò Arona e prese posizione nella fortezza arciepiscopale di Angera situata sull'altra riva del lago in faccia ad Arona a circa 2 km di distanza. Ottone Visconti reagì, scrivendo da Arona al capitolo della cattedrale di Novara, perché scomunicasse per il loro aiuto agli assedianti milanesi Francesco della Torre, fratello di Martino, podestà di Mantova e quest'ultimo Comune. Minacciato dalla fanteria del capitano generale di Milano, Pelavicino, Ottone si arrese il 5 maggio. Pelavicino fece distruggere le fortificazioni d'Arona e il castello d'Angera e di Brebbia. Ottone si ritirò a Novara, ma in giugno, Francesco della Torre lo cacciò e Ottone si rifugiò presso il papa a Montefiascone. Ottone allora scomunicò persino il vescovo di Novara che aveva consegnato al podestà gli ostaggi che Ottone gli aveva affidato. Nel novembre 1263 si spense Martino della Torre, che fu sostituito al vertice della Credenza dal fratello Filippo e, nell'ottobre del1264, il grande sostenitore di Ottone, papa Urbano IV. Il nuovo papa Clemente IV, pur rifiutandosi nell'agosto 1265 di destituire Ottone e di accettare la proposta di nominare quale legato apostolico Raimondo della Torre, si sarebbe rivelato assai più tiepido nei confronti del Visconti. Nel frattempo Pelavicino aveva ceduto il titolo di capitano generale di Milano a Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia Luigi XI, e si era trasferito nel campo dei Ghibellini, diventando un nemico dei Torriani. Malgrado ciò i Della Torre - nel frattempo alla morte di Filippo della Torre nel settembre 1265 gli era succeduto il cugino Napo Torriani - continuarono a dettar legge alla città di Milano, tanto che, quando Paganino della Torre divenuto podestà di Vercelli fu assassinato nel gennaio 1266 per iniziativa di Pelavicino, la vendetta fu atroce: 53 nobili milanesi furono decapitati sulla pubblica piazza. Malgrado nel dicembre 1266 Clemente IV avesse sollecitato Milano ad accettare il proprio arcivescovo Ottone Visconti, alla morte del pontefice nel novembre 1268 il caso non era ancora risolto e così rimase per i tre anni di sede vacante che seguirono. Lo scontro finale[modifica | modifica sorgente] Nell'aprile 1273 il nuovo papa Gregorio X di passaggio a Milano confermò la validità dell'elezione di Ottone. Fu così che una vera e propria psicosi s'impossessò di Milano: i della Torre arrivarono a proscrivere oltre duecento persone appartenenti alle famiglie nobili della capitale lombarda che furono obbligate a fuggire in esilio a Novara e Pavia. In previsione di un contrattacco del Visconti, fu costituita una milizia speciale per proteggere la città da Ottone. Napo sfidò le truppe pavesi e fece prigioniero un importante numero di nobili milanesi,
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