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Gravures

DUPERAC Etienne

Disegno delle colonna Traiana, che fu da lui drizzata, in mezzo al suo foro, dove si vede con maravigliosa arte scolpita.

1575

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Antiquarius Libreria (Roma, Italie)

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Détails

Année
1575
Lieu d'édition
Roma
Format
190x135
Graveurs
DUPERAC Etienne
Description
Robert Dusmenil, Peintre Graveur Francais, vol. VIII, pp. 92-99, 1-40; Reed & Wallace, Italian Etchers of the Renaissance & Barocque, p. 83,84.

Description

Veduta tratta dall'opera I vestigi dell'antichità di Roma raccolti et ritratti in perspettiva da Stefano Du Perac parisino, pubblicata per la prima volta a Roma nel 1575 da Lorenzo Vaccari. Il volume consta di quaranta fogli tutti di tavole: il primo funge da frontespizio; nel secondo è ospitata la dedica a “Giacomo Buoncompagni governator generale di Santa Chiesa”. Étienne Du Pérac vi palesa le proprie intenzioni e in particolare sottolinea che “sarà dunque utile il libro […] et grato, et accetto agli studiosi dell’antichità per la diligenza che io ho usata in rappresentare fedelmente i residui della Romana grandezza”. Si affida poi all’ “autorità e virtù” del dedicatario perché possa favorire l’opera “bisognosa di molto lume” a causa dell’“oscurità dell’auttore”. In realtà, quando pubblica il libro, Étienne du Pérac è a Roma da oltre quindici anni, ed è noto se non altro per aver fornito la propria opera all’erudito veronese Onofrio Panvinio e aver dato alle stampe nel 1574 la pianta archeologica Urbis Romae Sciographia, ricostruzione topografica della Roma antica, cui sarebbe seguita, nel 1577, la pianta della Roma moderna, la Nova urbis Romae descriptio. Certo il mercato dell’editoria antiquaria era piuttosto affollato: nello stesso 1575 esce ad esempio per iniziativa di un altro francese, lo stampatore Antonio Lafreri (Antoine Lafréry), con il quale peraltro lo stesso Du Perac collabora, la raccolta iconografica Speculum Romanae Magnificentiae, che riunisce, incise da vari artisti, molte più immagini de I vestigi, non seguendo un’impostazione topografica e non, limitandosi agli edifici antichi ma inserendone di moderni nonché un repertorio di statue. Qui Du Pérac, partendo dal Campidoglio, scandisce il suo itinerario in trentanove tappe: in calce a ogni pagina una didascalia di poche righe fornisce le informazioni essenziali sugli edifici e le rovine. Non si tratta però di raffigurazioni di singoli monumenti, né tanto meno di ricostruzioni ideali, ma di vere e proprie vedute: immagini di grande qualità, paragonabili a quelle edite nel 1551 dall’incisore fiammingo Hieronymus Cock. Etienne Du Pérac o Duperac, nativo di Bordeaux o Parigi, si trasferisce presto a Venezia, dove apprende l’arte dell’incisione realizzando vari soggetti da Tiziano, principalmente per l’editore Giovanni Francesco Camocio. Arriva a Roma nel 1559 dove si dedica allo studio dell’architettura e delle antichità, con particolare attenzione alle opere di Michelangelo. A Roma conosce Onofrio Panvinio, archeologo ed antiquario, che lo influenza e lo introduce allo studio delle antichità romane. Come tutti gli artisti provenienti dal Nord Europa, rimane affascinato dalla maestosità delle rovine romane, decidendo di studiarle e raffigurarle. Le precedenti rappresentazioni dei monumenti di Roma, ad esempio quelle eseguite da Hieronimus Cock intorno al 1550, erano pittoriche ed arricchite da elementi di fantasia. La notevole importanza delle vedute di Roma del Duperac sta nel fatto che furono rappresentate con assoluta precisione archeologica e topografica, tanto da essere oggi studiate con grande attenzione dagli studiosi di archeologia, poiché spesso rappresentano monumenti e siti oggi andati perduti. L'opera ebbe ben 8 edizioni successive, alcune a cura della tipografia De Rossi. Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione.
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