Prima edizione. Stupenda incisione celebrativa in formato orizzontale cm.56,5x92, con intelaiatura ottocentesca, in cornice moderna. Vi viene raffigurata l'abbazia dell'Ordine dei Certosini di Farneta, piccolo borgo ubicato a ovest di Lucca, in una sontuosa veduta prospettica, con immagine comprendente gli edifici monastici e le immediate vicinanze. Nella parte centrale superiore viene raffigurata la Vergine fra due putti alati, che sorreggono due festoni con l'intitolazione "Cartusiae Lucensis An.1338 fundatae" e "Monstra te esse Matrem". Sullo sfondo, nella parte superiore destra, compare una piccola suggestiva rappresentazione della città di Lucca e della sua cerchia muraria. Secondo l'usanza del tempo, ogni singola area viene contrassegnata da un numero, con al piede della tavola la relativa "legenda", spiegazione dettagliata, in lingua latina. Il n°1 corrisponde proprio alla "Civitas Lucensis, que distat iter horae unius ab hac Cartusia". Il n°2 indica il corso d'acqua che separa Lucca da Farneta, "Serchium Flumen". Dal n°3 al n°7 sono indicati gli edifici esterni o immediatamente adiacenti alla struttura abbaziale principale: n°3) Sacellum Nativitati B.M. dicatum; n°4) Hospitium Mulierum; n°5) Ianua Monasterij; n°6) Officinae diversae; n°7) Caella Ianitoris. Dal n°8 al n°48 sono segnalati i vari edifici e spazi all'interno della Certosa, con relative destinazioni d'uso: cortili, lavatoio, orti, fienile, chiostri, ospizio, dormitori, refettorio, atrii, chiese, cimitero, celle, cantina, corsi d'acqua, frutteti, fornace, frantoio, molino, etc. Le ultime due indicazioni connotano i dintorni dell'edificio, "Praedia, et nemora Monasterij" e la via principale d'accesso, "Via Major quae ducit ad Monasterium". Sullo sfondo si intravedono le sagome dei paesi di Stabbiano, San Macario in Monte e Vecoli. L'insieme è veramente armonioso, arricchito da alcune figure animate, quali carrozza, cavalieri, monaci, lavoratori. Nella parte centrale in basso, in cartiglio ornamentale, lo stemma dell'Ordine dei Certosini, sormontato dallo Spirito Santo, e l'indicazione dell'anno di stampa, 1771. Ai due angoli inferiori l'indicazione degli artisti autori della tavola: "Michele Pucci del[ineavit]" e "Ab. Gio[vanni] Canocchi incise". La carta è applicata su tela, con telaio rinforzato, e presenta una lieve brunitura uniforme, genuina e non invasiva, con tracce di minimi vecchi restauri ai margini. L'insieme, come detto, è di grande suggestione. Si tratta di una incisione originale di estrema rarità. Il bozzetto è di Michele Pucci, su cui non è stato possibile rintracciare notizie. L'incisione si deve all'abate Giovanni Canocchi, probabilmente toscano di nascita, o comunque molto attivo a Lucca e in Toscana nella seconda metà del XVIII secolo. Di lui si sa che fece parte, assieme a Nerici, Gregori, Iuman, Guidotti, Fambrini e altri, del gruppo di artisti che realizzò l'apparato iconografico della edizione lucchese della "Encyclopédie ou Dictionaire raisonné des sciences des arts libéraux, et des arts méchaniques avec leur explication", curata da Ottaviano Diodati a partire dal 1758, segnatamente realizzando tavole per le sezioni di Chirurgia, Coreografia, Scrittura, Carrozze, etc. Sono altresì molte le sue opere contenute in importanti pubblicazioni geo-topografiche del tempo: "Relazioni d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana, per osservare le produzioni naturali, e gli antichi monumenti di essa" di Giovanni Targioni Tozzetti (1751-1754); "Delle case de' contadini: Trattato architettonico" di Ferdinando Morozzi (1770); "Dei Bagni di Montecatini" di Alessandro Bicchierai (1788); "Memorie idraulico - storiche sopra la Val di Chiana" di Vittorio Fossombroni (1789). Illustrò anche opere storiche e letterarie, sia con vedute che con ritratti, fra cui: "Dissertazioni sopra l'istoria pisana contenente l'origine della decadenza della Repubblica" di Flaminio Dal Borgo (1761-1768); "Opere" di Jacopo Riccati (1762); "Opere inedite in prosa e in verso" di Nicolò Machiavelli (1763); "De Rebus ad Velitras Gestis Anno 1744" di Catruccio Buonamici (1764); "Satire" di Salvator Rosa (1770 e edizioni successive); "Saggio istorico della Real Galleria di Firenze" di Giuseppe Bencivenni (1779); "Poesie toscane per la funesta morte di Maria Teresa imperatrice vedova regina d'Ungheria ." di Luigi Roverelli e Cosimo Giotti (1781). Sono noti anche alcuni ritratti di religiosi come Santa Verdiana, San Filippo Benizi, Santa Domenica, Maria Maddalena dei Pazzi, e carte quali "La Certosa di Galluzzo con Firenze sullo sfondo" (1754) e la "Carta topografica generale del lago di Castiglione e sue adiacenze fino alla radice dei Poggi" (1770). La carta riveste grande interesse storico perché è la prima rappresentazione grafica del monastero lucchese, consacrato nel 1358, dopo i rifacimenti della fine del XVII secolo. Nel XX secolo fu sede della "Grande Chartreuse", casa madre dell'Ordine Certosino, dal 1903 al 1940 ed è tristemente ricordata per l'irruzione delle truppe naziste del 2 settembre 1944, quando furono massacrati sei monaci, sei conversi e 32 civili. > Benezit, "Dictionnaire des Peintres, Sculpteurs, Dessinateurs et Graveurs", II, 295, (su Giovanni Canocchi) "Graveur du XVIII^ siècle. travailland à Florence. On cite de lui des planchespour le "Dizionario Enciclopedico"; Planche pour la "Bibliotheca teatrale" di Diodati, Pascal de Paoli". IV, 193. "Inventario del R. Archivio di Stato in Lucca ", IV, 525, "In fine si è aggiunta una grande prospettiva della Certosa, disegnata da Michele Pucci ed incisa in rame dall'abate Giovanni Canocchi, portante l'anno 1771, ed intitolata "Cartusiae Lucensis an.1338 fundatae". Codice libreria 163018.