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Viale,GOTICO E RINASCIMENTO IN PIEMONTE,1939[MOSTRA ARTE,PALAZZO CARIGNANO
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Détails
Description
Vittorio Viale,
GOTICO E RINASCIMENTO IN PIEMONTE.
2° MOSTRA D'ARTE A PALAZZO CARIGNANO,
Catalogo,
Rotocalco Dagnino, Torino 1939, prima edizione,
cartonato con tela, 24x17 cm., pp. VIII + 294 + 382 tavole,
direttore ed ordinatore : Dott. Vittorio Viale,
collaboratori: Ing. Dott. Augusto Cavallari-Murat e
Conte Dott. Carlo Lovera di Castiglione,
consulente per la pittura: Dott. Lorenzo Rovere,
consulente per la numismatica: Ing. Dott. Pietro Gariazzo,
peso: kg.1,6
cod.0109
CONDIZIONI DEL LIBRO:
esemplare in buone condizioni generali,
strappetti ed imperfezioni alla copertina,
brunitura ai margini delle pagine
dall'INTRODUZIONE
La mostra del gotico e del rinascimento segue a pochi mesi di distanza
la mostra del barocco, e costituisce la seconda grande manifestazione,
che promotrice ed auspice la Podesteria, la Città di Torino ha orga-
nizzato per far conoscere l'arte dell'antico Piemonte.
I limiti di questa seconda mostra sono chiaramente indicati dal titolo:
Gotico e Rinascimento in Piemonte: circa trecent' anni di vita e di arte
della regione: dalla metà del XIV alla fine del XVI secolo.
Non stupisca, che i due periodi che sono di consueto e tradizionalmente
considerati come antitetici l'uno all'altro, siano stati riuniti alla mostra:
in realtà, in Piemonte, dove il gotico domina non solo incontrastato
a tutto il '400, ma permea anche buona parte dell'arte fino alla metà
del secolo successivo, essi erano di fatto assolutamente inscindibili.
Contrariamente a quel che di solito si ritiene, in questi trecento anni
la produzione artistica piemontese fu notevolissima, e se non giunse
proprio all'eccezionale capolavoro determinatore di nuove vie, dimostrò
tuttavia lo stesso rigoglio di vita, e quasi la stessa molteplicità ed
attraenza di aspetti che l'arte delle contermini regioni italiane e d'ol-
tralpe. Non poteva essere diversamente, del resto, in un paese come il
nostro, che, collocato sulle maggiori e più frequentate vie di comuni-
cazione fra il mezzogiorno ed il settentrione, e dominio per grandis-
sima parte di una forte ed insieme gentile Dinastia padrona di vasti ter-
ritori nell'oltremonte, costituiva il punto di confluenza, di passaggio, e
di scambio per le vive correnti delle grandi civiltà del tempo. Detto
questo, conviene d'altra parte subito ben stabilire che l'arte piemontese,
se risente e si giova della sua particolare e favorevole posizione, ha
saputo però formare e sempre mantenere un suo stile e un suo accento,
con originale e distintiva individualità di espressioni.
Provare l'esistenza, l'importanza, e l'originalità dell'arte piemontese
durante l'età gotica e rinascimentale, diffonderne la conoscenza, chia-
rificarne alla luce delle opere esposte i complessi e difficili problemi,
fu in ogni modo il concetto informatore della mostra. Al concetto si
uniformò il programma, rivolto a presentare una mostra al più pos-
sibile completa, che riunendo nelle 36 sale di Palazzo Carignano tutto
il riunibile della creazione artistica del tempo: dalla pittura alla scul-
tura e all'intaglio; dal mobile alla stoffa ed al ricamo; dall' argento al
ferro battuto, alla ceramica e alla vetrata, componesse un vasto e preciso
quadro della vita, del gusto e dell arte locale. Il programma direi che
è stato mantenuto ; ne fanno fede i seicento ed ottanta pezzi, che sono
stati raccolti.
La dignità ed il decoro, con cui la Podesteria aveva voluto che si alle-
stisse la precedente mostra, ha avuta la sua favorevole ripercussione
per ottenere alla nuova manifestazione altre preziosissime cose. Tutto
quanto è stato richiesto, venne con liberalità generosa, e con cordiale
benevolenza concesso, e m'è dovere di ricordare con devota gratitudine
e fervidamente ringraziare S. Em. il Cardinale Fossati, Arcivescovo di
Torino; S. Ecc. il Ministro dell'Educazione Nazionale; le LL. EE. i Ve-
scovi del Piemonte; il Sopraintendente all'arte medioevale del Pie-
monte, prof. Carlo Aru; i R. Soprintendenti della Lombardia e della
Toscana; il Gran Magistero dell'Ordine Mauriziano; i Podestà, i Di-
rettori di Gallerie, di Musei e di Biblioteche; i Capitoli, i Parroci e i
Rettori di chiese; gli Enti e i privati raccoglitori, che diedero con lar-
ghezza o il loro appoggio o le pregevoli cose di loro proprietà.
Tanto più viva e profonda è la riconoscenza, perchè, nel desiderio di
rendere la mostra più completa e più attraente, non sono stato davvero
ne troppo modesto, ne senza coraggio nel chiedere; basti pensare al
monumentale pulpito della chiesa di Staff arda, ai mirabili complessi
del coro di S. Gerolamo di Biella e di S. Giovanni d'Asti; alle colonne
ed arcate del chiostrino del duomo di Aosta; al monumento di Lorenzo
Sormani della cattedrale di Mondovì; al soffitto di Chieri; al portale
di casa Silva di Domodossola; e a tanti e tanti altri vasti complessi, per
rendersi conto della generosità libéralissima di tutti coloro che ci hanno
aiutato. E per misurare anche le difficoltà, che l'organizzazione ha
dovuto superare. È stata gran fortuna che nell'attuazione del piano
della mostra la Podesteria, nella persona dell'ing. Ugo Sartirana
prima, del dott. Cesare Giovara più tardi, abbia dato all' organizza-
zione, oltre al suo cordiale incitamento e al prezioso consiglio, un
appoggio incondizionato, ampia libertà di azione e larghezza notevole
di mezzi.
Sarà facile ad ogni attento visitatore rendersi conto del piano generale
della mostra, e dei criteri di ordinamento seguiti. Questi sono, in fondo,
i criteri stessi, che avevano presieduto alla sistemazione della prece-
dente mostra; solo forse un po' ampliati e, soprattutto, affinati dal-
l'esperienza. Anche questa volta la mostra vera e propria è preceduta
da sale di premessa, in cui si recapitola prima con carte, alberi di
successione e scritte, la storia politica della regione dal XIII al XVI sec.
e si tracciano poi a grandi tratti, per lo stesso periodo, i lineamenti
dell'architettura e lo sviluppo della pittura. Queste sale che costitui-
scono una novità nella storia delle mostre d'arte, possono parere
alquanto didattiche; certo però sono molto utili; e il pubblico, dà
segno di gradirle, e le visita con vivo ed attento interesse.
Nella mostra vera e propria, l'ordinamento è stato condotto, come era
ovvio, secondo un sistematico e scientifico criterio di successioni crono-
logiche, e con opportuni accostamenti o per autori, o per scuole, o per
gruppi di materiali. La monotonia, che poteva derivarne, si è cercato
di evitarla con la visione di oggetti diversi da stanza in stanza; con
alterni riposi e lavori dell'occhio; con improvvisi colpi di sorpresa e
di svago. Per lo stesso motivo, nulla doveva ricordare la manifesta-
zione, che si era tenuta mesi prima nelle stesse sale; e deliberatamente
si è invertito il giro; si sono trasformati e divisi in altro modo i locali;
si è evitato di usare lo stesso mobilio di vetrine: tutto nell'attuale
mostra doveva essere novità e sorpresa.
Al risultato di non stancare, e di riuscire dilettevolmente ad istruire,
si è giunti anche con il metodo già adottato per il museo di Palazzo
Madama e per la mostra del Barocco: ambientando. Ben dieci sale
sono state costruite allo scopo, e tra di esse nientemeno che una grande
chiesa, un portico, un cortile, un'aula capitolare, un coro, tre camere
di abitazione. Ma quale suggestione, quale forza di vita acquistano
gli oggetti esposti nel loro adatto quadro! Come si sarebbe potuto
fare diversamente per oggetti, come il pulpito di Staffarda, i cori di
Biella, di Asti e di Saluzzo; le vetrate di Aosta; il fonte battesimale
di Martiniana; il soffitto di Chieri e altre e altre cose ancora? Sono
stati gli oggetti a comandare, e a imporre, con i problemi, le soluzioni.
Per la statistica dirò che il lavoro di raccolta e di sistemazione della
mostra durò esattamente cinque mesi: iniziatosi ai primi di febbraio,
quando era ancora in corso lo scioglimento della precedente manife-
stazione, era già compiuto ai dieci di luglio, così come aveva deter-
minato la Podesteria.
Nei cinque mesi è compreso anche il tempo, che è occorso al restauro
dei dipinti. Sono ben 130 i quadri piccoli, grandi, e grandissimi, che
il prof. Carlo Cussetti, questo benefico e bravo medico delle vecchie
tavole, ha curato e riparato con la sua paziente, delicata, capace opera
di restauro. È stato grande merito della Podesteria di Torino di aver
voluto, a costo anche di un'ingente spesa, associare alla mostra cotesto
lavoro, rimettendo in pieno valore subito, e salvando per il futuro,
un patrimonio artistico, che è, in fondo, come la nostra storia, la
gloria maggiore e la più duratura dell'antico Piemonte.