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Libreria Editrice Fiorentina,
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24,8x21 cm; 237, (3) pp. Brossura editoriale illustrata. Prima edizione di questa monografia dedicata alla vita e le gesta del celebre viaggiatore italo-francese Pietro Paolo Savorgnan di Brazzà (Castel Gandolfo, 26 gennaio 1852 Dakar, 14 settembre 1905). L'esploratore "Era il decimo di tredici figli del conte Ascanio Savorgnan di Brazzà, nobile friulano con estesi contatti in Francia, e di Giacinta Simonetti dei marchesi di Gavignano. Cresciuto nella Roma papale, Pietro quindicenne si trasferì in Francia sotto la tutela dell'ammiraglio Louis de Montaignac per proseguire gli studi ed intraprendere la carriera militare in Marina, ed ebbe così l'opportunità di viaggiare e soprattutto di esplorare l'Africa. Dopo aver assunto la cittadinanza francese nel 1874, condusse e portò a termine tre spedizioni in Africa equatoriale negli anni 1875, 1880 e 1887. Nel corso della sua seconda spedizione del 1880 esplorò il fiume Congo. Nel 1888 fu iniziato in Massoneria nella Loggia "Alsace-Lorraine" a Parigi. Tuttavia nel 1904 si dimise dalla Massoneria per le responsabilità che questa aveva nella gestione della colonia dell'Africa Equatoriale Francese. Grazie ad accordi con diversi capi del Basso Congo, (in particolare il re Makoko dei Bateke) assicurò alla Francia il possesso di un vasto territorio nelle attuali Repubblica del Congo e Gabon. Le sue attività di esplorazione e conquista furono contemporanee con quelle di Stanley, che lavorava nella stessa regione per Leopoldo II del Belgio. La sua attività pose le basi per la futura colonia dell'Africa Equatoriale Francese. Pietro Savorgnan di Brazzà è passato alla storia come un personaggio singolare dell'età coloniale. Già conosciuto per essere lontanissimo da Stanley e dagli altri esploratori bianchi dell'epoca per i suoi metodi non violenti e per la sua repulsione verso lo sfruttamento coloniale, divenne protagonista di un periodo difficile per l'imperialismo francese fino a rivelarsi personaggio scomodo per la politica coloniale del suo governo. Destituito improvvisamente da Governatore del Congo nel 1898, mentre si trovava su una nave diretto in Francia, si trasferì sdegnato ad Algeri dove si sposò ed ebbe tre figli. Uscì dal silenzio solo nel 1901 quando, dopo aver letto un libro encomiastico del governo sulla politica francese in Africa, tentò di pubblicare una contro-relazione e di denunciare gli errori e gli orrori del colonialismo europeo. Il suo dossier però venne insabbiato. Nel 1903 però arrivarono in Francia numerosissime voci di abusi, stragi e orrori che fecero scalpore e conquistarono i titoli dei giornali. Il Governo si trovò in difficoltà e Parigi, per calmare l'opinione pubblica, decise di richiamare l'eroe Pietro Savorgnan di Brazzà, per affidargli un'inchiesta sul campo. L'esploratore accettò l'incarico, anche se sapeva bene che Parigi e i funzionari in realtà remavano contro di lui. Racconta un suo discendente che fu durante un ballo tribale organizzato in suo onore che uno stregone dei Tekè gli fece capire, a gesti, mentre danzava, che le prigioni teatro dell'abominio erano al Nord. Pietro di Brazzà in pochi mesi realizzò una relazione scottante, terminata la quale s'imbarcò per la Francia.Il celebre esploratore però non giunse mai a Parigi: morì infatti a Dakar, a soli 53 anni, il 14 settembre 1905, durante il viaggio di ritorno, forse a causa di qualche malattia tropicale, o forse avvelenato. Alla morte il Governo proclamò di volerlo seppellire al Pantheon, ma la moglie rifiutò l'onore ipocrita e di Brazzà venne sepolto ad Algeri. Sulla sua lapide viene scritto «La sua memoria è pura di sangue umano».