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Livres anciens et modernes

Ateriis Gaetano De (?)

Troylianae animadversiones adversus Michaelis Amati dissertationem historico-physiologico-moralem De piscium atque avium esus consuetudine apud quosdam Christifideles in Antepaschali jejunio, … Ad trutinam revocantur, & exploduntur

Typis Josephi Coronae,, 1725

250,00 €

Zanfrognini Antonio Studio Bibliografico

(Modena, Italie)
Fermé jusqu'au 6 janvier 2025.

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Détails

Année
1725
Lieu d'édition
Patavii,
Auteur
Ateriis Gaetano De (?)
Éditeurs
Typis Josephi Coronae,
Thème
TEOLOGIA INDICE DEI LIBRI PROIBITI
Langues
Italien

Description

In 8° (21,2×14,5 cm); (6), 152 pp. Legatura degli inizi del novecento con titolo impresso in oro su fascetta in pelle al dorso. Qualche lieve traccia di sporco al frontespizio e per il resto, all’interno, in buone-ottime condizioni di conservazione. Tagli spruzzati. Prima unica e rara edizione di questa dissertazione curiosa dedicata ad una nota controversia che vide impegnati diversi studiosi nella prima metà del settecento. L’opera fu scritta probabilmente dal medico Gaetano de Alteriis. Nel 1723 l’Abate Michele Amati, pubblicò un curioso scritto dal titolo“De piscium atque avium esus consuetudine, dissertatio historico-phisiologico moralis” nel quale dimostrava che nel V e VI secolo era consuetudine, durante il periodo di Quaresima, mangiare, al posto della carne di animali terrestri, pesci e uccelli arrivando a stabilire la liceità di questo comportamento. Contro questa teoria si scagliò violentemente l’Abate Placido Troilo che arrivò a portare il caso davanti alla Curia Romana dato che alcuni ecclesiastici avevano iniziato a seguire i precetti di Amati. L’opera qui presentata, composta probabilmente dal medico Gaetano de Alteriis, che sembra propendere per le posizioni di Amati, ripercorre le posizioni di Amati (citandone le ricerche e le fonti) e le confutazioni di Troilo. Il 2 di settembre del 1727 il volume di Amati fu messo all’indice e tutte le copie conosciute vennero distrutte tanto che nelle “Memorie degli scrittori del Regno di Napoli” a pagina 281, in nota, padre Afflitto sostiene di non averne mai visto una copia, nemmeno presso i parenti e gli eredi di Amati. Quest’opera è assai rara. Rif. Bibl.: IT\ICCU\TO0E\140533.
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