In 12° (15,2x8,5 cm); due tomi in un volume: (10), 237, (1 b.) pp. e 218, (6) pp. Bella legatura coeva in piena pelle spugnata. Titolo e ricchissimi fregi in oro ai tasselli ed ai nervi. Legatura a cinque nervi. Qualche strofinatura al piatto posteriore. Nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Tagli spruzzati in rosso. Prima rara edizione di questa celebre opera, finita nell'indice dei libri proibiti nel 1690, del grande filosofo e scienziato francese, Nicolas Malebranche (Parigi, 6 agosto 1638 Parigi, 13 ottobre 1715) che appartenente alla congregazione dell'Oratorio di Gesù e Maria Immacolata di Francia, fu studioso di Agostino d'Ippona prima e della filosofia cartesiana poi arrivando ad essere considerato, insieme all'olandese Arnold Geulincx (1624-1669) il più importante esponente dell'occasionalismo. Esiste un'edizione di quest'opera datata 1683 ma in realtà, come ben dimostrato da Sauvy a pagina 85 della sua nota opera Livres saisis à Paris entre 1678 et 1701. Sauvy infatti ricostruisce come l'opera qui presentata fu scritta nel 1683, senza dubbio su insistenza di alcuni suoi amici con il quale aveva dibattuto l'argomento, arrivando a finirla intorno alla fine di ottobre dello stesso anno e appoggiandosi anche agli studi di Lelong analizza questa falsa edizione come falsa sia nella data, 1683 che nel luogo di stampa, Colonia che in realtà dovrebbe essere Rouen. L'opera che ottenne un notevole successo, attirò ben presto gli strali del mondo cattolico che ben presto inserì il volume nell'Indice dei Libri Proibiti facendo sì che l'opera divenisse molto rara a reperirsi. Malebranche superò il dualismo cartesiano fra anima e corpo asserendo che fra anima e corpo non vi sia nessun rapporto e altrettanto, nessun collegamento fra di esse sia possibile e se è vero che l'anima può pensare il suo corpo ciò non toglie che l'anima, in sé, appartiene alla natura eterna di Dio. Nell'opera qui presentata, Malebranche elabora la sua teoria morale basata sul concetto di ordine arrivando a costruire un sistema dove l'obbedienza alla legge e l'amore per l'ordine concepito come un omaggio alla ragione sono un mezzo attraverso gli spiriti eletti operano per la gloria di Dio. Dopo aver studiato per tre anni teologia scolastica alla Sorbonne a partire dal 1656, senza particolare interesse per la materia, iniziò ad avvicinarsi alla Congregazione dell'Oratorio fondata da San Filippo Neri, dove poi entrò nel 1660. La Congregazione, con i suoi ritmi scanditi da regole precise e la grande attenzione allo studio e alla riflessione, gli permise di dedicarsi in modo continuativo alla sua ricerca filosofica, in particolare a quella cartesiana. Dopo aver pubblicato diverse opere di basilare importanza per il pensiero filosofico occidentale, nel 1699 fu nominato membro onorario dell'Académie des sciences. Nell'ultima parte della sua vita, il suo interesse si concentrò sugli studi matematici e particolarmente su quelli legati al calcolo infinitesimale che gli permisero di correggere le leggi cartesiane sul moto. Il suo interesse per la matematica nasce dalle idee immutabili ed eterne, come quelle matematiche, che secondo Cartesio sarebbero proprie dell'uomo in quanto innate nella sua coscienza. Malebranche, anche in questo caso, arriva in realtà a superare Cartesio arrivando a dimostrare che tali idee fanno parte della sapienza divina. Pensatore instancabile e geniale,arrivò ad elaborare una teoria dei colori basata sulle vibrazioni che in base alla loro differenza, darebbero origine alla percezione di colori differenti. La sua opera sulla morale rappresenta una delle tappe fondamentali dell'elaborazione del pensiero di Malebranche. Come scritto nel Dictionnaire des uvres, VI, p. 486 La première [partie], sur la Vertu, pose comme fondement de la morale la vertu essentielle : lamour habituel et dominant de lordre immuable. Lordre est la hiérarchie de lEtre, la loi que Dieu lui-même suit dans lexécution de ses projets. Les qualités de lesprit nécessaires pour acquérir la vertu sont : la force, qui nous commande dêtre attentifs à la vérité et nous empêche de nous distraire du travail méritoire de lintellect, et la liberté qui nous permet de nous éloigner des biens finis pour ne regarder que vers lInfini lui-même. Malebranche considère ensuite les causes occasionnelles des bons sentiments, sans lesquels on ne saurait acquérir lamour de lordre, puis les causes occasionnelles de certains sentiments contraires à la grâce, et qui en diminuent lefficacité, afin de permettre quon puisse mieux les éviter. La seconde partie, étroitement liée à la première, traite des Devoirs. Ceux-ci sont subordonnés à lobjet de lobligation : ceux envers Dieu et ses attributs, puissance, sagesse et amour, viennent en premier. La règle pour bien les satisfaire est de se conformer à la loi, à la structure, à laction divines, de suivre les raisons mêmes de la Trinité. On passe ensuite aux devoirs envers la société humaine, dont il ne faut considérer que la destinée éternelle des membres. Le livre sachève sur la considération des devoirs quon a envers soi-même ; ceux-là consistent à travailler à son perfectionnement et à son bonheur propres.Issue du rationalisme cartésien, la morale de Malebranche reprend la dualité science-vertu, pour la transposer dans la vision totale de la réalité transcendante, en orientant toutes les exigences humaines vers leur fin éternelle. Luvre fait ressortir laspect le plus authentique de lintellectualisme de Malebranche : lobéissance à la loi et lamour de lordre conçus comme un hommage à la raison [
] Les corps sont faits pour les esprits, pour les servir ou pour les mettre à lépreuve en vue de biens dun ordre supérieur ; les esprits sont faits pour Dieu, la vie présente pour la vie future ; la société temporelle pour la société éternelle qui la suivra. Lordre exige que les intérêts actuels soient subordonnés et souvent sacrifiés à ceux de la vie future. [
] Lordre de la morale repose sur une immobilité dêtre, une clarté de raison, qui en constituent la première et la plus authentique valeur.. Bellissima prima edizione in legatura coeva. Rif. Bibl.: Brunet, III, 1336 ; Barbier, Dictionnaire des ouvrages anonymes, IV, 772.