Tractatus de Acquaeductu.

Florentiae, Apud Josephum Celli et F. Nuti, 1840. Opera divisa in quattro libri in unico volume in folio, completa. Diverse sono le date di edizione riportate per ciascun libro in cui l’opera è suddivisa e irregolare risulta talora la numerazione delle pagine. Libro primo, 1840, pp. (6), 523; libro secondo, 1842, pp. (6), 556; libro terzo, 1811, (14), 298, XLVI. Il libro terzo include il "Tractatur de Molendinis", in libro quarto. Sono presenti alcune grandi incisioni silografiche in b/n n. t., leg. in modesto cartonato con dorso in perg. e titolo ms., testo stampato su due colonne, dove ciascuna colonna reca il numero di pagina, carta fine dai margini irregolari. Francesco Maria Pecchio (o Pecchi) (Pavia 1620 – 1693), arcidiacono della cattedrale pavese, docente di diritto canonico e civile nell'università della sua città. In quest’opera ha saputo adattare l'antico diritto romano alle necessità della sua epoca, in un ventennale lavoro a tutt'oggi considerato insuperabile. Si tratta infatti del più importante trattato giuridico del XVII secolo, qui riedito in tiratura ottocentesca, sulla condotta delle acque e sulla irrigazione. Nato dalle lezioni universitarie di diritto tenute dal Pecchio e pubblicato sotto gli auspici del Senato di Milano, aveva l'obiettivo di colmare la carente legislazione coeva sul corretto utilizzo delle acque (fiumi, sorgenti, canali, acquedotti) soprattutto nell'Agro Pavese, e di fornire ai giureconsulti nozioni utili per dirimere le frequenti controversie e contestazioni in materia di servitù, di acquedotti e di irrigazione. L'opera verte sul governo delle acque pubbliche e private, sulla tecnica idraulica, sui diritti e servitù agrimensurali. Timbro di privata appartenenza al contropiatto e alla prima bianca. Piccole e rare fioriture, buona conservazione. .