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Livres anciens et modernes

Marini-Serra Giuseppe

Sul cui Bono di Lucio Cassio, Pensieri dell’Avvocato Giuseppe Marini-Serra.

Da’ Tipi di G. de Roberti,, 1830

35,00 €

Zanfrognini Antonio Studio Bibliografico

(Modena, Italie)

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Détails

Année
1830
Lieu d'édition
S. luogo (ma Napoli),
Auteur
Marini-Serra Giuseppe
Éditeurs
Da’ Tipi di G. de Roberti,
Thème
STORIA ROMANA CASSIO CONSOLI
Langues
Italien

Description

In 8° (18,5x12 cm); 46 pp. Senza legatura ma non slegato. Opera dedicata al Barone Davide Winspeare. Prima rarissima edizione, nessun esemplare censito in ICCU, di questo scritto del noto giurista del Foro napoletano Giuseppe Marini-Serra. Nato a Dipignano nel settembre del 1801, studiò a Napoli e divenne maestro di diritto. Abile oratore fu colui che nel 1823 sostenne l’accusa contro Nicola De Matteis, prefetto di Calabria Citeriore (l'attuale provincia di Cosenza), che con la calunnia aveva tentato di fare imprigionare alcuni onesti cittadini. Diventato un noto giurista, fu annoverato tra i maggiori esponenti del Foro Napoletano. Morì nel 1860. L’opera raccoglie i pensieri di Marini-Serra sul celebre console romano Lucio Cassio Longino Ravilla (latino: Lucius Cassius Longinus Ravilla; . – .) che fu un politico romano, console nel 127 a.C. Di famiglia plebea e figlio di Quinto Cassio Longino, console nel 164 a.C., ebbe il soprannome di Ravilla a causa degli occhi grigi (ravi oculi). Divenne tribuno della plebe nel 137 a.C. e fece approvare la Lex Cassia Tabellaria, che riformava il sistema elettorale romano introducendo il voto segreto. Nel 127 a.C. fu nominato console assieme a Lucio Cornelio Cinna e nel 125 a.C. divenne censore con Gneo Servilio Cepione, anno in cui fece iniziare i lavori per l'acquedotto dell'Aqua Tepula. Esercitò la carica con severità, tanto che fece processare l'ex console Marco Emilio Lepido Porcina perché viveva a Roma in una abitazione dall'affitto esorbitante (oltre al fatto che si era opposto alla legge tabellaria). In quel periodo coniò l'espressione cui bono?, con cui si chiedeva quale fosse il vero beneficiario di un'azione imputata ad una certa persona. Nel 114 a.C. si occupò del processo in cui tre vergini vestali erano state accusate di non aver rispettato i voti di castità. Due vennero condannate a morte, nonostante il pontefice massimo Lucio Cecilio Metello Dalmatico le avesse fatte assolvere lo stesso qualche mese prima, assieme all'uomo responsabile del delitto. Esemplare in buone condizioni di conservazione, raro.
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