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Livres anciens et modernes

Lorenzo Mingardi

Sono geloso di questa città. Giancarlo de Carlo e Urbino

Quodlibet, 2019

18,05 € 19,00 €

Quodlibet

(Macerata, Italie)

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Détails

Année
2019
ISBN
9788822902580
Auteur
Lorenzo Mingardi
Pages
163
Série
Quodlibet studio. Città e paesaggio. Saggi
Éditeurs
Quodlibet
Format
212×142×19
Thème
De Carlo, Giancarlo, Urbino-Urbanistica, Urbanistica e pianificazione: aspetti architettonici, Singoli architetti e studi di architettura
Etat de conservation
Neuf
Langues
Italien
Reliure
Couverture souple
Condition
Neuf

Description

Questo libro racconta l'avventura dei primi vent'anni di lavoro di Giancarlo De Carlo a Urbino, una città che è stata per lui non solo il luogo dei suoi capolavori, ma anche una compagna di vita. A partire dalla metà degli anni Cinquanta, la Giunta comunale urbinate — guidata dal sindaco Egidio Mascioli — e il rettore dell'Università, Carlo Bo, lavorano insieme all'elaborazione di un progetto di rilancio economico della città affidato interamente al potenziale culturale dell'Ateneo. A Giancarlo De Carlo è assegnato il compito di tradurre tale programma in forme architettoniche, ampliando le strutture dell'istituzione, sia all'interno sia all'esterno del tessuto storico. Forte della discussione internazionale sviluppatasi intorno ai CIAM, i suoi interventi fanno di Urbino uno dei più significativi esempi di città-campus mai progettati in Italia nel XX secolo: lo sviluppo dell'Università coincide, cioè, con la crescita della città. Attraverso documenti inediti, il libro fa emergere la figura di un architetto che non si limita a tradurre in volumi e spazi i desiderata di un committente illuminato, ma li incastona in una strenua difesa della propria idea di città, confrontandosi anche con fenomeni inediti come la contestazione studentesca — alla base del suo pamphlet del '68, La piramide rovesciata, incentrato sull'esigenza di un rinnovamento dell'architettura per una più intensa partecipazione degli studenti alle trasformazioni strutturali della società. Ma sono soprattutto le vicende relative al Piano Regolatore (1954-1964), al primo brano dei collegi universitari sul colle dei Cappuccini (1960) e alla Facoltà di Magistero (1968), quelle che ci fanno capire come De Carlo avesse acquisito in quegli anni un'autorevolezza tale da consentirgli di guidare lui stesso la trasformazione culturale della città, divenendone il principale interprete. E non tralasciava nessuna occasione per ribadirlo: «Sono geloso di questa città al punto da non poter dormire la notte se altri la guardano con speranze possessive o, peggio, se le mettono le mani addosso senza capire la sua natura».
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