Détails
Pages
pp. 70 [6 compresa l’ultima carta bianca].
Éditeurs
Scrittori Padani in vendita presso l’antica libreria G.T., Vincenzi e nipoti (Tip. A. Cappelli),
Edition
Edizione originale.
Thème
Poesia Italiana del '900
Description
brossura grigia stampata in nero ai piatti (dorso muto), titoli in cornice editoriale al piatto anteriore,
Description
LIBROEdizione originale.Ottimo esemplare (normale brunitura alla copertina, appena fiorita ai piatti e usurata a testa e piede del dorso; firma d’appartenenza datata «Modena 30-X-54» alla prima carta), completo di un rarissimo foglietto editoriale in carta verde che reclamizza la collana «Scrittori padani»; tra i titoli «in preparazione», le «Memorie di Stanislao Levinci» di Ugo Guandalini, ovvero l’editore Guanda che, due anni dopo, ritirerà le rese di questo primo e unico libro.Rarissima opera prima di Antonio Delfini, appena ventiquattrenne al momento della sua pubblicazione. Già ideatore, con l’amico Ugo Guandalini, dei periodici «L’Ariete» e «Lo spettatore italiano» e collaboratore dal 1930 del quotidiano «Il Tevere», è proprio con il futuro fondatore, nel 1932, della casa editrice Guanda che lo scrittore modenese condivise l’artigianale e bizzarra vicenda editoriale di questa giovanile raccolta di prose. Come indicato al piatto anteriore della brossura, il libro venne messo «in vendita presso l’antica libreria G. T. Vincenzi e nipoti – Modena» e collocato all’interno della collana «Scrittori padani». Progettata dal due Delfini-Guandalini, la collana – ne dà notizia la scheda editoriale – avrebbe dovuto proseguire con i volumi “in preparazione” «Memorie di Stanislao Levinci» dello stesso Guandalini, «Racconti Padani» di Andrea Anghinnoni di Marcarla e «Il figlio dell’ingegnere» di Antonio Delfini. Benché la collezione «di libri (romanzi, racconti, poesie ecc.) scritti da autori nati e cresciuti nella Pianura Padana» con sede presso la “Libreria G. T. Vincenzi e Nipoti” non ebbe futuro, da lì avrebbe avuto inizio, nell’arco di un anno, l’avventura della Guanda. «Ritorno in città» deve dunque essere considerata come la sola pubblicazione della collana, stampata per altro a spese dall’autore. Ricorda infatti Delfini in una pagina dei suoi «Diari»: «di questo volumetto stampai, a mie spese, 500 copie. Non vi fu lancio. Tra vendite e omaggi ne andarono 300. Mi restavano 200 copie, che pensai di mascherare come seconda edizione presso l’editore Guanda. Quello che ho fatto non è serio, ed è bene dirlo». Ancora acerbo eppure già intriso di quel peculiare linguaggio e di quell’immaginario che Natalia Ginzburg avrebbe tanto amato – facendo pubblicare da Einaudi, nel 1982, i già citati «Diari» -, «Ritorno in città» venne definito da Gianni Celati «un libro di prosette sul genere dei poemi in prosa di Baudelaire (Spleen de Paris, 1864) e dei vagabondaggi adolescenziali di Rimbaud. Passeggiate con visioni di vita qualsiasi, frasi molto dimesse, giocate su tonalità coloristiche e umorali». A. Delfini, «I Diari 1927-1961», Einaudi, Torino 1982, p. 15; G. Celati, in A. Delfini, «Autore ignoto presenta: Racconti scelti e introdotti da Gianni Celati», Torino 2008, p. VI