In 4° (226×150 mm); 1 frontespizio inciso, 1 antiporta (assente nella maggior parte degli esemplari ma qui presente) e 100 tavole numerate raffiguranti i costumi delle civiltà antiche. Completo. Brossura coeva con qualche piccola mancanza al dorso e qualche strappetto ai margini esterni. Allinterno bellesemplare in barbe, ad ampi margini e con le incisioni in fresca e nitida tiratura. Una carta quasi staccata e qualche lieve, sporadica ed ininfluente macchiolina ma nel complesso, allinterno, esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Edizione censita in ICCU, due soli esemplari), ma sconosciuta ai principali repertori consultati, che annoverano unedizione dello stesso anno con titolo leggermente differente e 75 carte di testo di spiegazione delle tavole ma con titolo differente. Molto raro. Prima edizione di questa raccolta di costumi del grande incisore, pittore e ceramista romano, Bartolomeo Pinelli (Roma, 20 novembre 1781 Roma, 1º aprile 1835). Nacque a Roma il 20 novembre 1781, da Giovanni Battista e Francesca Gianfarani, in un edificio del rione di Trastevere oggi non più esistente, ma in corrispondenza del quale si trovano una lapide ed un busto bronzeo in suo onore. Suo padre era un modellatore di statue devozionali, e lo avviò allarte della manipolazione della ceramica. Tuttavia le sue capacità nel campo della figurazione si sarebbero esplicate soprattutto attraverso le tecniche dellincisione, del disegno e della pittura. Si formò prima allAccademia di Belle Arti di Bologna, città dove la famiglia si era trasferita nel 1792, e poi allAccademia di San Luca a Roma, dove era tornato nel 1799. Nello stesso 1799 cominciò la collaborazione con Franz Kaisermann, per il quale dipinse le figure delle sue vedute allacquerello. Nel frattempo diede inizio ai suoi studi, sbocciati poi (1807) nellAlbum di trentasei acquerelli di Scene e Costumi di Roma e del Lazio. Quanto al suo aspetto fisico e alle sue abitudini comportamentali, così scrisse di lui un contemporaneo: Fu Bartolomeo Pinelli di media statura, di fisonomia e di portamento vivaci; portò folta la capigliatura che a lunghi boccoli gli incorniciava il viso e gli scendeva inanellata dinanzi [
]; i tratti del viso ebbe marcati, ma regolari, e non portò che i piccoli mustacchi come appare anche nel suo busto che fu posto al Pincio. Di costumi fu bizzarro, amante anche troppo dello scherzo. Vestì negligentemente a modo del popolo e lo si vide sempre girare per Roma accompagnato da due grandi mastini e munito di mazza che aveva per pomo una figura di bronzo. Era facile allira quantunque fosse di consueto allegro e faceto; fu scettico [leggi: ateo] come molti degli uomini di ingegno del suo tempo e fu patriota a suo modo, cioè innamorato di Roma antica, nella quale concentrò tutti i suoi affetti (David Silvagni, La corte e la società romana nei secoli XVII e XIX, Roma, Forzani & C. Tipografi del Senato, 1881-4, voll. 3, vol. III, p. 395). Del 1809 è la sua prima serie di incisioni dal titolo Raccolta di cinquanta costumi pittoreschi incisi allacquaforte. Fu probabilmente nello stesso anno che contrasse ilmatrimonio con Mariangela Gatti, avvenuto con rito repubblicano e dal quale nacquero una figlia femmina, forse morta in giovane età e di cui non si conoscono nemmeno gli estremi anagrafici, e un maschio, Achille. Nel 1816 realizzò le illustrazioni per la Storia Romana e nel 1821 quelle per la Storia Greca. Tra il 1822 e il 1823 realizzò le cinquantadue tavole per il Meo Patacca. Il 25 agosto 1834, per la sua indifferenza al precetto pasquale, ricevette con disprezzo linterdetto. Morì povero il 1º aprile del 1835, lasciando incompleta lillustrazione del Maggio romanesco di Giovanni Camillo Peresio. Oltre al repertorio di immagini dedicate ai costumi romani ha illustrato numerosi libri, realizzando cicli ispirati a Iliade, Odissea, Eneide e alla mitologia greco-romana. Opere che maggiormente rivelano limpronta del neoclassicismo. Per altre edizioni di questa raccolta di stampe si vedano COLAS 2372; FAGIOLO-MARINI-APOLLONI 328; LIPPERHEIDE 115.