Détails
Edité par
Ottavio Amaro, Marina Tornatora
Thème
Storia sociale e culturale, Architettura e progettazione del paesaggio, Pianificazione regionale e locale, Calabria
Préface par
Christian Caliandro
Etat de conservation
Neuf
Reliure
Couverture souple
Description
Lo storico Augusto Placanica descrive il peculiare rapporto tra l'uomo e l'ambiente in Calabria attraverso il concetto di "paesaggio interiore", che egli definisce come il "punto di incontro fra due territori, quello del suolo della Calabria e quello dell'anima del calabrese. Un luogo dove la storia del territorio e del paesaggio, dell'architettura e della cultura, dei modi di vita e dell'anima si fondono". Senza dubbio questa definizione richiama la tradizionale concezione di "paesaggio", inteso come un insieme di segni intellegibili e tracce lasciate dall'uomo sul territorio che, come parte di un discorso, ci raccontano le relazioni che formano il rapporto tra l'uomo e la natura. Tuttavia, le particolari vicende che hanno caratterizzato l'evoluzione delle comunità calabresi, imprigionate in un lungo periodo di isolamento assoluto, dalla fine della civiltà Magnogreca fino all'età contemporanea, che ha determinato una cristallizzazione delle strutture socio-economiche e socio-culturali, ci permettono di immaginare che il normale rapporto di condizionamento tra l'uomo e l'ambiente si sia approfondito fino a generare addirittura una fusione o identificazione tra l'elemento umano e quello naturale. Per comprendere questo "paesaggio", è necessario liberarsi innanzitutto da qualsiasi coordinata spaziale e temporale, al fine di cogliere l'essenza simbolica del rapporto tra l'uomo e la natura. Non è un caso che l'elemento archetipico di tale paesaggio sia costituito dalla pietra, dalla roccia nuda, che nei secoli ha offerto rifugio a monaci ed eremiti i quali, in fuga dalle persecuzioni anticristiane, hanno abbandonato le cose di questo mondo per immergersi in una fusione ancestrale con l'elemento naturale. Questo paesaggio trova la sua identità sotto il segno del trauma e della crisi, poiché nel corso dei secoli terremoti, frane e alluvioni hanno costantemente segnato il rapporto tra l'uomo e l'ambiente, influenzando l'evoluzione delle comunità al punto da favorire l'emergere di una visione disillusa della vita da parte delle popolazioni coinvolte. Di conseguenza, il paesaggio calabrese deve essere considerato nella sua fragilità e precarietà. Così, nella prospettiva di una fusione tra l'elemento umano e quello naturale, la debolezza del terreno si riflette nella debolezza dell'economia, degli insediamenti e delle strutture edilizie. Questa visione ci porta a riflettere su un'umanità stretta nella morsa delle necessità naturali, costretta nell'orizzonte limitato del presente.