Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Cookie Policy completa.

Livres anciens et modernes

Daria Biagi

Orche e altri relitti. Sulle forme del romanzo in Stefano D'Arrigo

Quodlibet, 2017

19,00 € 20,00 €

Quodlibet

(Macerata, Italie)

Demander plus d'informations

Mode de Paiement

Détails

Année
2017
ISBN
9788822900852
Auteur
Daria Biagi
Pages
256
Série
Quodlibet studio. Lettere
Éditeurs
Quodlibet
Format
217×143×20
Thème
D'Arrigo, Stefano, Studi letterari: 1900–2000 ca., Studi letterari: narrativa, romanzieri e scrittori di prosa, Italiano
Etat de conservation
Neuf
Langues
Italien
Reliure
Couverture souple
Condition
Neuf

Description

Ogni epoca di crisi lascia relitti dietro di sé: lo sanno i protagonisti di Horcynus Orca (1975), i pescatori di Cariddi che quasi con disappunto assistono alla morte del loro incubo più feroce, l'orca assassina. All'indomani della seconda guerra mondiale, quando l'Italia entra nella fase decisiva della modernizzazione, Stefano D'Arrigo racconta la fine del mondo premoderno senza cedere alla tentazione di mitizzarlo: mentre sotto gli occhi del lettore si dispiegano gli scenari arcaici del viaggio di 'Ndrja Cambrìa, la voce che li racconta guida in maniera quasi subliminale nella direzione opposta. D'Arrigo non è un creatore di miti, ma un distruttore: da Hölderlin (su cui si laurea nel 1942) e soprattutto da Gogol' (di cui riscrive Le anime morte ambientandole in Sicilia) ha appreso come recuperare eroi e valori del passato mettendoli a distanza, rappresentandoli appunto come relitti. Le sue «riplasmazioni» di lingue e generi letterari ricordano quelle «formazioni di compromesso» che negli stessi anni Ernesto de Martino indagava sul piano antropologico. Dalle poesie di Codice siciliano (1957) fino alla prosa spezzata di Cima delle nobildonne (1985) vediamo così emergere lo sguardo comprensivo ma disincantato, a volte persino comico, di uno scrittore pienamente moderno, che per potenza inventiva della lingua Primo Levi collocherà sul «meridiano della salvazione del riso» insieme a Porta, Belli e Rabelais.