Livres anciens et modernes
MUZIO, Girolamo (1496-1576)
Lettere [...] Divise in quattro libri, de' quali il quarto vien nuovamente publicato. Dedicate al Signor Lodovico Capponi
Bartolomeo Sermartelli, 1590
900,00 €
Govi Libreria Antiquaria
(Modena, Italie)
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Détails
Description
Basso, pp. 157-158; Edit 16, CNCE 33913; Quondam, p. 304; L. Borsetto, Introduzione, in: G. Muzio, “Lettere (Ristampa anastatica dell'ed. Semartelli, 1590)”, (Sala Bolognese, 1985), p. LXIX; A. M. Negri, Introduzione, in: G. Muzio, “Lettere (Venezia, Giolito, 1551)”, (Alessandria, 2000), p. XLVIII.
SECOND ENLARGED EDITION. After the first edition, in three books, printed in Venice by Giolito de' Ferrari in 1551 and dedicated by the author to Vincenzo Fedeli, Muzio in his last years decided to republish his so-called ‘secular' letters (to distinguish them from the Lettere catholiche, which appeared in Venice in 1571). He added a fourth book with a new dedication to Ludovico Capponi (La Paneretta, October 24, 1575), but he died before the new edition could be issued.
A different issue has on title-page the date written "MDLXC" instead of "MDLXXXX". The printing costs were probably shared between Bartolomeo Sermartelli and Matteo Galassi, since the latter's edition not only appeared in the same year but also Galassi's name on title-page is typographically identical to that of Sermartelli. Stamp of the ‘Confraternita della Misericordia di Livorno' on the title-page
The editor of the Semartelli edition, Giovanni Francesco Lucchi, took over the commitment to bring the work to print and decided to add a new dedication by his own to the same Ludovico Capponi (Roma, 22 July, 1589). Lucchi probably found the unpublished letters to form the new fourth book in the manuscript Riccardiano 2115, which also contains Muzio's dedication to Capponi and some instructions for the printing (cf. L. Borsetto, Lettere inedite di Girolamo Muzio tratte dal codice Riccardiano 2115, in: “La Rassegna della letteratura italiana”, XCIV, 1990, p. 101).
“Comprensibile è il motivo per cui la seconda edizione delle Lettere familiari di Girolamo Muzio reca due epistole dedicatorie: l'epistola dell'autore già composta, manteneva il suo valore letterario, ma perdeva la sua utilità pratica con la morte dell'autore stesso; non sorprende quindi che il curatore, Giovan Francesco Lucchi, provvedesse a iterare l'omaggio a proprio nome [...] L'unico caso, oltre a quello del Doni, in cui è l'autore a cambiare la lettera di dedica in occasione di una nuova edizione del suo epistolario è quello delle Lettere familiari di Girolamo Muzio, dedicate nel 1551 all'amico Vincenzo Fedeli e in occasione della nuova edizione del 1590, preparata non più per Giolito a Venezia ma per Sermartelli a Firenze, dedicate al mecenate e protettore Lodovico Capponi (dedica, come abbiamo visto, ribadita anche dal curatore, che pubblica l'epistolario), dopo che il primo dedicatario era morto nel 1565 [...] Quando Muzio prepara nuovamente per le stampe la sua raccolta, Vincenzo Fedeli, come si è detto, era già morto (‘essendo egli di vita uscito'), perciò, dal momento che all'amico convengono ‘più limosine & orationi, che titolo di alcun volume', Muzio dedica ‘questa nuova publicatione' con alcune lettere aggiunte, a Lodovico Capponi, ‘non meno suo amico & Signore'. Prima di rivolgere la dedicatoria al Capponi, Muzio ricorda brevemente il profilo dell'amico Fedeli, richiamando gli stessi elementi della prima dedicatoria (‘amico mio singolare, & compagno di studii di lettere nelle scuole del Regio, & dell'Ignatio: Et col quale poi ancora vissi gran tempo in Milano sotto un medesimo tetto'). E il ritratto del Capponi in quanto dedicatario è proprio costruito in parallelo a quello del Fedeli, facendo riecheggiare i rapporti che legavano Muzio al suo pari e sodale in quelli che lo legano al più giovane fiorentino ‘havendo molta conformità questa con quella amicitia'. Così come con Fedeli Muzio condivideva lo ‘studio delle lettere', con Capponi condivide lo ‘studio dell'onore'; un riferimento esplicito alla disputa tra il Capponi e Antonio Buondelmonti, ‘huomo reputato valente, col quale seppe Roma