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Livres anciens et modernes

Busticca, Domenico

Lettera autografa firmata inviata ad Aurelio Saffi datata «Genova 22 8bre ‘78»

1878

250,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italie)

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Détails

Année
1878
Lieu d'édition
Genova,
Auteur
Busticca, Domenico
Pages
1 bifolio (scritte quattro pagine in inchiostro seppia; testo fitto per un totale di 125 righe).
Format
210 x 135 mm,
Thème
Politica

Description

AUTOGRAFO Manoscritto a penna nera. Estensore è l’avvocato Domenico Busticca, militante repubblicano, una delle colonne del Circolo Mazzini; nel 1865 era stato anche direttore del Giornale delle Associazioni Operaie Italiane durante le accese discussioni legate all’esperienza della Prima Internazionale; nei Tribunali inoltre era spesso intervenuto come difensore del periodico mazziniano Il dovere. Questa lettera è di notevole interesse storico. Il destinatario è Aurelio Saffi, per cui l’avvocato Busticca trascrive quanto scritto poco prima a un aristocratico romagnolo, Lodovico Marini (1819 - 1888), cospiratore di lungo corso nelle file mazziniane, fra gli arrestati coinvolti nel processo di Villa Ruffi insieme appunto ad amico Aurelio Saffi. Nel 1877 un noto ribelle di provenienza garibaldina, Achille Bizzoni, aveva mosso contro Felice Dagnino, strettissimo collaboratore, finanziatore e amico di Mazzini, la gravissima accusa di avere consegnato alla polizia politica copia di tutta la corrispondenza del grande agitatore rivoluzionario. La cosa fece scandalo; il Dagnino, come si legge nella lettera, era pazzo di rabbia. Fu costituito un giurì d’onore e investito del problema anche il prefetto di Genova, Bartolomeo Casalis; questi riferì confidenzialmente a Vincenzo Brusco Onnis e a Federico Campanella (importante repubblicano e massone, 1804 - 1884) che effettivamente in questura si teneva un registro con la corrispondenza di Mazzini, salvo poi rifiutare di consentirne la visione (richiesta dagli amici di Dagnino per poter dimostrare l’estraneità dell’accusato a tale attività delatoria e spionistica). Nella lettera si chiede al Saffi di intervenire sul governo, nelle persone autorevolissime di Benedetto Cairoli e Zanardelli, per piegare il prefetto in favore del Dagnino. Il giurì si concluse favorevolmente e Achille Bizzoni ne uscì malissimo.
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