In 4° grande (24x18,5 cm); XXVIII, (2), 435 (i.e. 425),(1, errata), (8, table des matieres) pp. e una bellissima tavola incisa di antiporta. Bella legatura coeva in piena pelle spugnata con titolo e ricchissimi fregi in oro ai tasselli. Dorso a 5 nervi. Carte uniformemente e leggermente brunite come tipico delle opere stampate allepoca a Leida. Nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Lopera si avvale della traduzione e delle note di Barbeyrac (1674-1744) che fu professore di storia e diritto civile a Losanna nel 1711 e di diritto pubblico a Groningen nel 1717. La sua fama si basa principalmente sulla prefazione e sulle note della sua traduzione del De Jure Naturae et Gentium di Pufendorf. Prima edizione con questo titolo ed edizione definitiva di questa traduzione del più importante scritto del celebre scrittore, filosofo e teologo inglese, Richard Cumberland (Londra, 15 luglio 1631 Peterborough, 9 ottobre 1718) che è considerato lautore fra i massimi oppositori alle teorie di Hobbes sulla natura dell'uomo, la natura della moralità e l'origine della società. Lautore che fu anche vescovo di Peterborough, pubblicò la sua prima opera, quella qui appunto presentata, nel 1672. Il lavoro divenne da subito uno dei testi basi dellutilitarismo contrapposto allegoismo etico di Hobbes. Richrd, attivo nel movimento latitudinario, del quale faceva parte anche Locke, fu molto vicino ai platonici di Cambridge. Nel 1670 divenne rettore dellAll Saints di Stamford. Lopera non è solo una critica alle teorie di Hobbes, ma assorbe e neutralizza molte delle sue intuizioni arrivando, però, a creare una nuova teoria politica ed etica, che è arrivò ad influenzare in seguito, in modo profondo, giuristi e filosofi che si cimentarono nello studio del diritto naturale e dell'etica, come ad esempio Locke, Pufendorf, Hutcheson e Shaftesbury, così come molta filosofia dell'Illuminismo francese. Il presente lavoro influenzò notevolmente la comprensione e l'accoglienza di Hobbes in Francia. Insieme alla "On the Law of War and Peace" di Grotius e "De jurae naturae" di Pufendorf è considerata il testo base della Legge Naturale. Pufendorf che elogiò moltissimo il lavoro di Cumberland citandolo più volte nel suo capolavoro, contribuì a rendere celebre la sua dottrina del bene comune come legge suprema della moralità, anticipando e influenzando la direzione che la filosofia etica avrebbe, poi, preso nel XVIII secolo. "His combination of a strong critique of innate ideas and assertion of the moral community with God was a contributing factor in the formation of the kind of empirically based natural providentialism, or natural religious teleology, which soon became the framework or natural law thinking and, indeed, for the mainstream of Enlightenment moral thought." (Haakonssen, Natural Law and Moral Philosophy", p. 51). Nel suo "De legis naturae" Cumberland confuta le di Hobbes sulla costituzione dell'uomo, la moralità, l'origine della società, ecc. e dimostra che lo stato della natura non è uno stato di guerra. Secondo Cumberland, il fine primario dell'uomo non è il vantaggio personale e il potere non è il fondamento della società. Propone una nuova dottrina della moralità che è ancora basata sul diritto naturale, ma che è accompagnata da una critica costante delle opinioni di Hobbes. Tali opinioni gli sembrano sovversive della religione, della moralità e della società civile. Vede la legge della natura come capace di sottolineare ciò che promuoverà il bene comune, e crede che la legge della natura possa essere dedotta osservando fenomeni fisici e mentali. Pertanto, Cumberland concorda con Hobbes nel tentativo di fornire un resoconto naturalistico della forza normativa dell'obbligo e nel tentativo di stabilire un dettato razionale ma si oppone a Hobbes, nel modo in cui questi possono essere derivati. Esemplare in bellissima legatura coeva ed in buone condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: Brunet II: 442.