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Livres anciens et modernes

Carnelutti, Francesco

Le miserie del processo penale

Edizioni Radio Italiana,, 1957

90,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italie)

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Détails

Année
1957
Lieu d'édition
Torino,
Auteur
Carnelutti, Francesco
Pages
pp. 84 [4].
Série
collana «La voce di San Giorgio. Centro di cultura e civiltà della Fondazione Giorgio Cini», 3,
Éditeurs
Edizioni Radio Italiana,
Format
in 8°,
Edition
Prima edizione.
Thème
Filosofia Economia e scienze sociali
Description
brossura a due colori con titoli neri al piatto e al dorso,
Premiére Edition
Oui

Description

LIBRO Prima edizione. Piccolo strappo al piede della brossura, carte perimetralmente brunite, ma nel complesso ottimo esemplare. Opera giuridica di Francesco Carnelutti edita nel 1957 all’interno della collana «La voce di San Giorgio» del Centro di cultura e civiltà della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Docente di diritto industriale alla Bocconi all’inizio del XX secolo, di procedura civile all’Università di Padova e alla Statale di Milano fino al 1946 e infine di procedura penale alla Sapienza di Roma, Carnelutti - fondatore della rivista «Diritto processuale e civile» con Calamandrei e Chiovenda - è stato uno dei più importanti giuristi del Novecento, oltre che notissimo avvocato, impegnato in celebri processi (come quello, del 1961, che lo vide difensore di Pasolini contro le accuse dei fratelli De Santis). Monarchico e cattolico, la riflessione teorica e la pratica di Carnelutti sono state sempre animate da un’idea di diritto come conquista e baluardo di civiltà, come traspare chiaramente anche dalla prefazione a questo «Le miserie del processo penale» in un passo in cui ricorda l’approdo al diritto penale dopo i decenni da civilista: «Io, fino a che ho avuto da fare con i cosiddetti galantuomini, mi sono creduto un galantuomo [.]. È stata la conoscenza dei birbanti che m’ha fatto conoscere che non sono affatto migliore di loro o che costoro non sono affatto peggiori di me; ed era quello che ci voleva, per un uomo come me, piuttosto incline all’orgoglio se non proprio alla superbia. Anch’io, voglio dire, sono stato per molto tempo sugli spalti dell’arena a guardare dall’alto in basso i gladiatori, come se non fossero miei fratelli».