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Livres anciens et modernes

Baretti Giuseppe.

La Frusta letteraria.

Rovereto - Trento, 1763-1765., 1763

3500,00 €

Mediolanum Libreria Antiquaria

(Milano, Italie)

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Détails

Année
1763
Auteur
Baretti Giuseppe.
Éditeurs
Rovereto - Trento, 1763-1765.
Thème
periodici giornali
Description
Hardback
Jaquette
Non
Langues
Italien

Description

In-4°; 2 cc. (frontespizio del tomo primo seguito da indice), IV pp., 396 pp. (dopo la p. 188 sono inserite 2 carte: frontespizio del tomo secondo e relativo indice), 128 pp. Legatura coeva in mezza pelle, carta marmorizzata ai piatti, titoli e fregi in oro al dorso. Minimi difetti. Bell'esemplare. Alla pagina 261 un difetto della carta interessa l'angolo inferiore bianco esterno.

Prima edizione (rarissima a trovarsi nella sua completezza) di questo periodico ripartito in 33 numeri dei quali 25 pubblicati a Rovereto (in realtà a Venezia, presso lo Zatta) e gli ultimi 8 ad Ancona con il falso luogo di Trento. La Frusta letteraria ha il merito indiscusso di aver contribuito a costruire in Italia una nuova prosa moderna nel campo della critica letteraria. Come accade solo nell'inglese Spectator, qui la storia del giornalismo viene ad identificarsi con quella della saggistica. Sta proprio in questo la novità maggiore: vale a dire nell’aver concepito - sulla scia appunto di Addison - il saggio letterario come articolo giornalistico accessibile ad un largo pubblico, in tal modo da creare un legame permanente tra periodico e letteratura. Ma il Baretti fu più caustico e pugnace rispetto all'Addison, scrivendo sotto lo pseudonimo di Aristarco Scannabue, vecchio soldato vestito alla turca, «una lunga scimitarra al collo», che era ritornato in patria con Macouf, suo schiavo turco e trovava al suo paese la possibilità di barattare qualche parola solo col curato, don Petronio Zamberlucco. La Frusta è il «Flagello dei cattivi Libri, che si vanno da molti anni quotidianamente stampando in tutte le Parti della nostra Italia, e il mal gusto di cui l’empiono, e il perfido costume che in esse propagano»; è contro i vari scribacchiatori di commedie, di romanzi, di critiche, contro tutti i cattivi scrittori, il convenzionalismo, i dotti e i letterati legati al passato, siano essi archeologi o petrarchisti. Il Baretti dunque in seno alla nostra letteratura si distinse per aver combattuto pedanteschi pregiudizi di accademie arcadiche e cruscanti, di aver dato l'esempio di una critica franca, indipendente e dalle prospettive estetiche già marcatamente pre-romantiche. La caustica aggressività dei giudizi contro un ormai obsoleto petrarchismo e contro vecchi ma potenti letterati tradizionalisti, come Appiano Buonafede, causò gravi problemi di censura che il Baretti medesimo spiega in due pagine di premessa agli ultimi numeri - espressamente diretti proprio contro il Buonafede - che non gli fu consentito di imprimere a Venezia e che furono stampati qualche tempo appresso ad Ancona.

Gamba 2136. Piccioni, Bibliografia analitica di G. Baretti, n° 21. Tipaldo VII, 329. Parenti 55. Saccardo, Stampa periodica veneziana, p. 66.