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Livres anciens et modernes

Vincenzo Maria Imperiale Imperiali Saffo

La Faoniade Inni ed Odi di Saffo

200,00 €

Pettini Antonio Libreria

(Roma, Italie)

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Détails

Lieu d'édition
(Napoli)
Auteur
Vincenzo Maria Imperiale Imperiali Saffo
Thème
traduzioni volgarizzazioni greco saffo sappho fictions finzioni, letterarie
Langues
Italien

Description

In-16°; pp. XXI, (1), 78. Legatura in carta azzurrina. Frontespizio forse incompleto. Vincenzo Maria Imperiale (Imperiali), pugliese, 1738-1816. DBI: il lavoro che gli diede vera rinomanza nel mondo letterario è collegato ai suoi studi giovanili su certa poesia greca; esso ebbe una diffusione straordinaria, sempre sotto il suo nome arcadico, con varie edizioni veneziane (la prima del 1780, la seconda del 1786) e ben tre bodoniane (la prima Crisopoli-Parma 1792, un'altra 1801), seguite da molte altre, di cui è ancor più difficile individuare i dati, a Madrid, Parigi, Londra e Vienna, nonché da una postuma (Firenze 1819). Si tratta di La Faoniade, una serie di composizioni sull'infelice amore di Saffo per Faone, che nelle prime edizioni l'I. propose sotto la non nuova finzione dell'antico manoscritto ritrovato e tradotto in versi italiani. L'opera, formata da una serie di inni e di odi attribuiti a Saffo nei tormenti finali della sua passione amorosa, tutti chiaramente ispirati agli stilemi di Anacreonte e di Mosco, ha alcune parti abbastanza sentite, come l'Inno ad Apollo, in cui la poetessa implora l'aiuto del dio per il suo amore non corrisposto, l'Inno a Venere, in cui supplica la dea di intercedere presso Eros, l'Inno aCupido, colmo di disperazione, e il secondo Inno a Venere, mutuato dalla descrizione del "Cinto di Venere" del XV canto dell'Iliade. Seguono alcune odi assai tenere e leggiadre, come La notte, quella Ai numi infernali o quella detta Voto ad Apolline, che precede il salto fatale. Una pioggia di lodi incondizionate cadde sull'I. da parte dei letterati napoletani, capeggiati da J. Andrés, O.G. Martorelli, E. Campolongo, B. Della Torre (il vescovo di idee avanzate esiliato nel 1799) e mons. G. Capecelatro (l'arcivescovo di Taranto poi ministro di re Gioacchino). Fu particolarmente apprezzato che una vena poetica tanto delicata fosse espressa da un affermato militare di carriera. (v. 62, 2004).