La biblioteca di Trimalcione

8vo, br. ed. 392pp. Si puÚ amare il De rerum natura? SÏ, a patto, spiega Giuliani, di rovesciare la credenza comune secondo la quale Lucrezio mette in versi la dottrina materialistica epicurea. Si imporr‡ allora quel ´razionalismo visionarioª che, attraverso líesplorazione dei fenomeni di ogni ordine, ´si esalta oltre le mura fiammeggianti del mondoª. Ma rovesciare la credenza comune richiede ñ direbbe Manganelli ñ qualcosa di pi˘ di un sapere ´da professore o da irto pedagogoª. Esige un lettore avido di ´trangugiare polpa di chimereª e di accumulare biblioteche personali, capace di gelose relazioni (con Kierkegaard, per esempio) come di improvvise scoperte e meditate ripulse; un critico tanto immune da timorati specialismi e paralizzanti gerarchie da sentirsi a proprio agio discorrendo del mondo ´fragile e tenace come una ragnatelaª della Storia di Genji o della patafisica di Jarry, ´scienza ingorda di annettersi líuniversoª. E, soprattutto, uno scrittore in grado di afferrare ciÚ che ha letto e di restituirlo con memorabile incisivit‡: cosÏ il Samuel Johnson di Boswell Ë una specie di ´Pickwick ciceronianoª, líamato Leopardi ´un materialista platonicoª, Cioran ´un dandy della maldicenza metafisicaª, e Se una notte díinverno un viaggiatore di Calvino ´un trucco díamore per attrarre la letteratura nel vuoto e lasciarla lÏ sospesaª. Senza questa fatale qualit‡, del resto, Giuliani non sarebbe riuscito a trasmetterci la sua passione ñ e insieme a irriderla: ´Non sono forse cosÏ, abbuffate trimalcioniche, vuoti farciti di studiate leccornie, le nostre incessanti letture.?ª.