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Livres anciens et modernes

Pey, Jean E Brancadoro Cesare

L'autorità delle due podestà Traduzione dal francese di Monsignor Cesare Brancadoro Arciprete della Metropolitana di Fermo, e Camerier di Onore di N. S., con sue note e con aggiunte inedite dell'Autore Francese, Prima Edizione, Tomo Primo – Sesto.

Per Giovanni Tommasini Stamp. Vescovile, 1788-1789

150,00 €

Zanfrognini Antonio Studio Bibliografico

(Modena, Italie)

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Détails

Année
1788-1789
Lieu d'édition
In Fuligno
Auteur
Pey, Jean E Brancadoro Cesare
Éditeurs
Per Giovanni Tommasini Stamp. Vescovile
Thème
FERMO VATICANO CHIESA CATTOLICA FEBRONIANESIMO ERESIE SISTEM I, DI GOVERNO MONARCHIA REPUBBLICA PAPI
Langues
Italien

Description

In 8 (18,x13 cm); 408 pp., 402 pp., 447, 1 pp., 381, (3) pp., 427, (3) pp., 346, (2) pp. Opera assai rara. Legature coeve in mezza pergamena con piatti foderati da carta marmorizzata (dorsi molto danneggiati), qualche strofinatura ai piatti). Tagli spruzzati di rosso. Qualche frontespizio leggermente lento. Antica firma di appartenenza privata abrasa nel margine basso dei frontespizi, in parte ancora leggibile. Per il resto all'interno in buone condizioni di conservazione. Numerosi frontalini, iniziali e finalini ornati. Frontespizi con titolo entro bella cornice xilografica. Rara edizione, nessun esemplare censito in ICCU, stampata a Foligno da Giovanni Tommasini di questa prima edizione italiana dell'opera più importante del grande teologo francese Jean Pey (1720-1797) che fu Canonico di Notre Dame, sepolto nella chiesa della Croce di Roma. L'opera presenta la traduzione e le note e numerosissime aggiunte del celebre cardinale marchigiano, arcivescovo di Fermo, Cesare Brancadoro che nacque a Fermo il 28 agosto 1755 nella celebre casta dei Brancadoro. Giovanissimo, nel 1793 è già segretario della Congregazione di 5 Cardinali a Bologna. Papa Pio VII lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 23 febbraio 1801 in pieno periodo Rivoluzionario, preferendolo al proprio parente Serlupi. Il caso fu un vero e proprio caso diplomatico che infiammò la corte papale di Pio VII. Morì il 12 settembre 1837 all'età di 82 anni. L'opera è una profonda disamina sulla convivenza e rapporto fra potere spirituale e temporale con celebri dissertazioni sui vari tipi di governo (monarchico, repubblicano confrontati nei minimi vantaggi e svantaggi), sul battere moneta, amministrare la giustizia, i matrimoni, l'indipendenza del monarca e quella del Papa. Uno dei volumi è interamente dedicata a Febronio e alle sue idee. Il febronianesimo è un sistema politico-ecclesiastico che ebbe una grande influenza nella seconda metà del XVIII secolo. Suo rappresentante principale fu Johann Nikolaus von Hontheim (conosciuto col nome di Febronio), vescovo ausiliare di Treviri, nell'attuale Germania, che nel 1763 scrisse la sua opera fondamentale, dal titolo: De statu ecclesiae et legittima potestate romani pontificis liber singularis ad reuniendos dissidentes in religione christianos compositus. Partendo dai principi del Gallicanesimo, che aveva appreso a Lovanio seguendo le lezioni del canonista Van Espen, Hontheim prosegue sulla medesima via, ma raggiungendo un radicalismo acceso che lasciava alle spalle il Gallicanesimo tradizionale per sviluppare una teoria sulla organizzazione ecclesiastica fondata sulla negazione della costituzione monarchica della Chiesa. Il suo intento era di riconciliare le posizioni della Chiesa protestante con quella cattolica, diminuendo il potere e l'autorità del papa. Si tratta di una forma di Conciliarismo. Benché i principi di Febronio non fossero originali (vedi il Concilio di Costanza e Basilea del XV secolo), la forza e la profondità dei suoi studi fecero sì che essi venissero accettati e largamente diffusi, soprattutto in Germania. Il libro di Febronio venne condannato dal papa il 5 febbraio 1764, e con un Breve del 21 maggio Clemente XIII ordinò la distruzione di tutti gli esemplari dell’opera. L’ordine papale però ebbe un’accoglienza diversa: in alcune diocesi infatti l’ordine di distruggere il libro venne completamente ignorato; in altre diocesi, si volle dapprima aspettare il giudizio emesso da speciali e neutrali commissioni; in altre diocesi infine (se ne contano 9), l’opera venne distrutta. Malgrado questo, le idee di Febronio trovarono viva accoglienza presso i principi tedeschi e soprattutto presso i vescovi, che nella maggioranza dei casi erano principi-vescovi, già indipendenti dall’imperatore sul piano politico, e che ora aspiravano anche ad una indipendenza ecclesiastica: consideravano infatti come ingiustificabili le ingerenze della curia romana nelle loro prerogative sovrane e volevano stabilire con fermezza la loro indipendenza dal papa stesso. I principi (soprattutto in Austria, in Toscana, a Napoli, in Portogallo), nelle loro riforme “illuminate”, fecero energici sforzi per riformare la Chiesa, a partire dalla idee di Febronio. In Italia si possono ricordare soprattutto il Sinodo di Pistoia e il vescovo riformatore Scipione de' Ricci. In Germania occorre menzionare i 23 articoli redatti dai tre principi E elettori, i vescovi di Magonza, Colonia e Treviri, che nel 1786 stillarono un elenco di lamentele contro la curia romana, che si ispiravano alle idee di Febronio (benché questi non ebbe parte diretta nella loro stesura), e che invocavano l’aiuto dell’Imperatore per la loro attuazione. La rivoluzione francese mise fine a questo tentativo di indipendenza della chiesa tedesca. Opera RARA.
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