Détails
Auteur
Lipparini Giuseppe 1877-1951
Éditeurs
Casa Editrice "Nemi", del dott. C. Cherubini,
Thème
APPENNINO PISTOIESE TOSCANA APPENINO TOSCO-EMILIANO
Description
In 8° (19x12 cm); 72 pp. Brossura editoriale con titolo in rosso e nero al piatto anteriore. Pagina di antiporta e pagina 8 in parte brunite probabilmente a causa di un difetto della carta, non in modo intenso e per il resto esemplare in ottime condizioni di conservazione e a fogli ancora chiusi. La data si ricava dal modo in cui viene riportata la dicitura dello stampatore che presenta ancora la scritta "del dott. C. Cherubini" non più utilizzata dal 1940 in poi. L'opera qui presentata riposrta le passeggiate nell'appennino pistoiese con sforamenti nel territorio emiliano, del noto letterato, poeta e scrittore bolognese Giuseppe Lipparini. Fu professore di letteratura italiana ad Urbino, a Matera e a Palermo, poi insegnò Storia dell'Arte all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Fu anche giornalista, collaboratore del "Resto del Carlino" e del "Corriere della Sera". Fu inoltre presidente dell'Accademia di Belle Arti. Appartenne al neoclassicismo, movimento letterario che cercava di rappresentare la realtà, esaltando i valori degli scrittori latini e dell'Umanesimo e si proponeva di conservare la tradizione letteraria italiana da Dante al Leopardi. In Arte e Stile, pubblicato nel 1930, Lipparini dice: «Ma in verità, per noi Italiani, il latino non deve essere una lingua morta. È la lingua dei padri Romani, è l'italiano antico dei dominatori del mondo». A proposito della lingua italiana dice: «Uno scrittore è tanto più grande, quanto più sono vive le parole di cui egli si serve. In Dante, nell'Ariosto, nel Leopardi, nel Manzoni le parole vivono di vita propria, si illuminano e si aiutano l'una con l'altra. Ad ognuna di esse corrisponde un'idea, e noi vediamo, pensiamo, sentiamo tutto quello che l'autore ha voluto farci vedere, pensare, sentire. Ma questo non accade negli scrittori mediocri. Noi diciamo senz'altro che essi sono "noiosi", perché nei loro scritti le parole sono fiacche, monotone e quasi morte». Lipparini, come altri poeti nel primo quindicennio del Novecento, cercò di fare poesia rievocando liriche pascoliane. Scrisse le poesie Sogni, Dai canti di Melitta, Stato d'animo e pubblicò anche prose: Passeggiate, L'osteria delle tre gore, Convito. Scrisse I racconti di Cutigliano, del 1930, dove si trovava per motivi di salute e dove si sposò; Virgilio, l'uomo, l'opera, i tempi nel 1925; Il fiore di lingua - Regole pratiche ed esercizi di grammatica (editore Signorelli, 1940); Grammatica italiana (editore Signorelli);Epos Italico, letture dalla Gerusalemme liberata e dall'Orlando Furioso (editore Signorelli); Figure ed episodi della Divina Commedia(editore Signorelli); Aprile (editore Signorelli) nel 1946; L'Accademia di Belle Arti e l'Accademia Clementina di Bologna (Editore Minerva, Bologna), varie monografie sugli scrittori italiani, dai trecentisti in poi.