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Livres anciens et modernes

Mercier, Louis Sébastien

L'anno due mila quattrocento quaranta. Sogno di cui non vi fu l'eguale. Seguito dall'Uomo di ferro. Opera del cittad. L.S. Mercier. Traduzione dal francese sull'ultima edizione fatta in Parigi l'anno VII della Repubb. francese, corretta, riveduta, ed aumentata dall'autore. Prima Edizione Italiana

stamperia de' cittad. Domenico Porcile, e C.,

850,00 €

Xodo Libreria Antiquaria

(Torino, Italie)

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Détails

Lieu d'édition
In Genova
Auteur
Mercier, Louis Sébastien
Éditeurs
stamperia de' cittad. Domenico Porcile, e C.
Thème
Utopia, Protofantascienza
Jaquette
Non
Dédicacée
Non
Print on demand
Non
Condition
Ancien
Premiére Edition
Non

Description

4 voll. in due tomi in-16°, pp. 313, (1); 264; 234; 207, (errore di numerazione da pag. 196 fino alla fine nel terzo volume), legatura in mezza pergamena, titolo e fregi impressi in nero al dorso. Firma di possesso al frontespizio e tibro privato. Rara prima edizione italiana. Affascinante esemplare copiosamente annotato, studiato e commentato, anche con fogli interfoliati, da Giacomo Gera di Intra nel 1812. Romanzo utopico originalissimo, in cui si specchia, per molti versi, l’età illuministica nel suo complesso. Si tratta di un romanzo filosofico che si inscrive nel filone dell’utopia: si immagina che un uomo discuta animatamente con un amico filosofo circa la giustizia di Parigi. Dopo la discussione, l’uomo sprofonda nel sonno: si risveglierà solo nel… 2440. La Parigi del 2440 è in tutto e per tutto migliorata: il sistema della giustizia è stato ripensato, lo spazio pubblico riorganizzato, il clero è sparito (e così pure le prostitute, la schiavitù, le tasse, il caffè, il tabacco, il the, gli eserciti), gli eccessi di ricchezze e povertà sono stati soppressi, ovunque domina la razionalità, secondo un sogno tipicamente illuministico. L’anno 2440 è un’opera innervata dal pensiero illuminista soprattutto per l’idea che essa propugna del futuro, inteso come uno spazio aperto in cui si attuerà un progresso illimitato. Nella Parigi del 2440 tutto è migliorato, la società è andata incontro a un inarrestabile progresso. Secondo un’idea tipicamente illuministica, la verità sta nel futuro, il passato è costellato da errori e da superstizione. Ma l’aspetto che, più di ogni altro, rende originale l’opera di Mercier è il particolare tipo di utopia che essa tratteggia. Essa è significativa nell’ambito della letteratura dell’utopia perché è la prima, a porre l’utopia lontana nel tempo e non nello spazio, come era stato fatto fino ad allora da Moro da Tommaso Campanella ne La città del sole e da Francesco Bacone ne La nuova Atlantide, da Moro a Bacone il modello della società utopica è situato in uno spazio altro, in un altrove lontano ma contemporaneo. Con Mercier l’utopia diventa ucronia: da non-luogo diventa non-tempo. La sua città ideale, infatti, non è situata in una città lontana e difficilmente raggiungibile; al contrario, la città al centro dell’opera di Mercier è la stessa Parigi, considerata però a distanza di secoli, in un futuro remoto e gravido di progresso. Il progresso è il vero protagonista dell’opera di Mercier. Il pensatore francese proietta nel futuro un modello di società giusta e razionale, convinto che nel percorso temporale che separa il 1700 dal 2440 il processo storico lo andrà necessariamente realizzando.

Anno di pubblicazione: anno II. della Repubb. Ligure