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Livres anciens et modernes

Manuzio Paolo

In Epistolas M. Tullii Ciceronis ad M. Iunium Brutum, et ad Q. Ciceronem fratrem, Paulii Manutii commentarius. Venetiis, [Paolo Manuzio], 1562.

1562

600,00 €

Editoriale Umbra

(Foligno, Italie)

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1562
Auteur
Manuzio Paolo
Thème
ANTIQUARIATO

Description

In 8, [mm. 149 x 96], cc. (8) – 168 (in realtà 160 perché il quinterno E anzichè inizia con c. 33 invece che con c. 25). Errore di numerazione a c. 54. In pergamena coeva con autore e titolo al dorso. Bindelle parzialmente conservate. Alone marrone al margine superiore a partire da c. 34 e, assai leggero a quello inferiore. Legatura parzialmente scollegata dai nervi. Dorso liscio. Frontespizio con ancora e delfino fra la scritta ALDUS. Al frontespizio ed all'ultima carta piccolo timbro ovale di possesso con cuore (?) sormontato da una croce patriarcale con un “M” e altre lettere. In fine anche un numero manoscritto e alla carta di guardia posteriore annotazione “N. 305 Strabigioli”. Paolo Manuzio, figlio di Aldo il vecchio e Maria Torresano, a sua volta figlia di Andrea soio di Aldo, nacque a Venezia nel 1512. Trascorse la fanciullezza ad Asola ma fu spesso a Venezia; alla morte della madre nel 1536, sette anni dopo quella del padre Aldo, si trasferì presso i Torresano e a quel tempo inizia anche il suo affacciarsi sulla scena culturale veneziana grazie alla frequentazione con il Bembo, il Sadoleto. Dopo aver iniziato a gestire la tipografia di famiglia in società con gli zii, eredi di Andrea Torresano, nel 1540 ci fu lo scioglimento della società e Paolo continuò a stampare dapprima insieme ai fratelli e poi a proprio nome. Nel 1561 fu chiamato a Roma per dirigere la Stamperia del Popolo Romano da Pio IV affidando la tipografia di Venezia al figlio Aldo il giovane. Morì a Roma nel 1574. Alla sua attività quale studioso si devono le edizioni sulle antichità romane e diversi commenti alle opere di Cicerone fra le quali appunto le Lettere a Marco Giunio Bruto e quelle a Quinto. Queste fanno parte del gran numero di lettere conservatosi di Cicerone, circa novecento, indirizzate a parenti, amici, cittadini, uomini poltici che costituiscono la fonte principale per la biografia dell'arpinate. In particolare dei 37 libri in cui sono raccolte le epistole, tre comprendono quelle al fratello Quinto e due a Marco Bruto.