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Livres anciens et modernes

Cecilia Rosapepe

IL GLICINE DEL MANICOMIO DI S. EFRAMO

EDITRICE INTERCONTINENTALIA, 1970

135,00 € 150,00 €

Studio Maglione Maria Luisa

(Napoli, Italie)

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Détails

Année
1970
Lieu d'édition
NAPOLI
Auteur
Cecilia Rosapepe
Volume
1
Série
Fuori Collana
Éditeurs
EDITRICE INTERCONTINENTALIA
Format
23 cm
Thème
Psicologia, Psichiatria, Manicomi, Manicomio giudiziario, Reclusi, Internati, Libri rari
Description
BROSSURA
Jaquette
Non
Etat de conservation
En excellent ètat
Langues
Italien
Reliure
Couverture souple
Premiére Edition
Oui

Description

DISPONIBILITÀ GARANTITA AL 99%; SPEDIZIONE ENTRO 12 ORE DALL'ORDINE. OTTIME CONDIZIONI GENERALI, LIEVE BRUNITURA, LIEVI SEGNI DEL TEMPO. AUTOGRAFATO CON DEDICA AUTOGRAFA DELL'AUTRICE IN ANTIPORTA. RARISSIMO, SE NON INTROVABILE.

Nella vasta letteratura sulle esperienze personali dei pazienti nei manicomi, questo rarissimo libro, pur non essendo un racconto autobiografico, si presenta come un'opera unica ed emblematica per la sua curiosità e rarità (non è presente nel catalogo unico SBN!). La sua particolarità consiste nel fatto che l'autrice è la moglie dell'allora direttore di quel manicomio napoletano e la sua testimonianza è alquanto eloquente della problematicità con cui l'istituzione manicomiale investiva non solo le vite dei pazienti. Ne riportiamo, tanto per avere un'idea, l'incipit: "Quella notte non dormii. L'indomani avrei lasciato casa mia e sarei andata al manicomio. Sì in manicomio, non perché pazza ma perché mio marito andava a dirigerlo. Una ridda di sentimenti si affollavano in me, una infinità di pensieri si rincorrevano, tanta malinconia mi avvinceva". Sì, perché a quei tempi il direttore viveva nel manicomio e vi si poteva trasferire anche con l'intera sua famiglia. Una domanda sorge spontanea: che anche questo internamento di familiari non costituisse un crimine di pace?

Sant'Eframo, il dolore dei folli cento vite nel cortile del glicine.
Visto dall'esterno è un edificio di superba bellezza: l'indirizzo è via Matteo Renato Imbriani numero 218, rione Materdei. Vi si accede salendo una lunga scalinata, parallela a via Imbriani: entrare non è consentito a tutti, in realtà è consentito a pochissimi. Sto parlando dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario (già Manicomio Criminale) di Napoli, insediato in un antico convento dedicato a un santo vagamente misterioso. Sant'Eframo dava il nome al monastero, e il nome è rimasto a designare un luogo che non è più di preghiera, ma è o dovrebbe essere di riscatto, di resurrezione. Detto tra parentesi, Eframo è probabile corruzione di Eufebio, che fu Vescovo di Napoli nel III sec. d.C. e che meritò la gloria degli altari per la sua esistenza esemplare e per i miracoli compiuti. Il convento fu costruito sulla collina detta Infrascata sul finire del XVI secolo, e voleva essere la sede principale dei cappuccini nel napoletano. Vi furono gelosie, maldicenze, rivalità all'interno dello stesso ordine, e i due padri fondatori portarono altrove i loro progetti grandiosi. I frati rimasti ridimensionarono i propositi di partenza, la costruzione dell'opera poté proseguire e fu ultimata grosso modo al principio del 1600. Nei decenni successivi furono fabbricate la salita d'ingresso, la cisterna, la libreria e altre pertinenze. Vi fu un incendio, vi fu una ricostruzione, vi fu un transito di uomini illustri: insomma fu rispettato un certo copione che sembra quasi identico per ogni complesso di interesse storico. Finché, nell'aprile del 1865, il neonato regno d'Italia cacciò i francescani dalla loro sede che diventò un carcere (i libri e i manoscritti furono variamente dispersi). Non ho idea di quanto fosse ambizioso il programma dei due padri fondatori, ma doveva essere faraonico, perché il Convento, pur rimpicciolito nelle superfici e nelle altezze delle volte, è un monumento imponente, enorme. Offriva sin dal principio 160 stanzette al raccoglimento e al riposo dei religiosi, a tacere del chiostro, dei cortili e degli spazi comuni; e tuttavia non vi era sproporzione con la presenza in città di preti, frati e monache, circa 4.000 nel sedicesimo secolo, diventati 15 mila nell'arco di centocinquant'anni (non conosco i dati odierni: un confronto sarebbe interessante). Il complesso di Sant'Eframo, nella sua attuale funzione, presenta problemi che, in parte, sono avviati a soluzione. Nondimeno mi domando se la destinazione a ospedale psichiatrico giudiziario sia la migliore, sia guardando all'interesse dei ricoverati, (che starebbero meglio in una struttura meno incombente e più ariosa), sia all'interesse della città che recupererebbe una costruzione grandiosa, meritevole di utilizzazioni a vantaggio di un ampio pubblico. Sfortunatamente il ministero della Giustizia non è ricco, come attesta la scellerata congestione delle carceri. Posso entrare in Sant'Eframo, e conoscerne l'interno, le regole, l'organizzazione in virtù di un'autorizzazione ministeriale, e, naturalmente, della cortesia del direttore, dottor Salvatore De Feo, che, pazientemente, mi guida nella visita, fornendomi ogni necessaria delucidazione su una difficile materia che spazia tra diritto penale e criminologia, psichiatria e psicologia. Anna Maria Mastrantuoni, coordinatrice dell'Area psicopedagogica, è anche lei sagace accompagnatrice, e le sono debitore di quanto mi ha spiegato circa l'itinerario intimo e il punto di arrivo dei ricoverati. La dottoressa Mastrantuoni ha occhi bellissimi, pieni di luce: e scommetto che il suo sguardo la aiuta a quietare i riottosi. La normalità - ammesso che si sappia che cosa è - finisce già nella portineria: un cartello avverte i visitatori dei ricoverati che devono lasciare in deposito i telefonini cellulari, e che devono essere sottoposti a perquisizione. Scanso la perquisizione, ma il telefonino devo parcheggiarlo. E, finalmente, varcate le soglie fatali, munite di robusti cancelli, mi trovo in un cortile al cui centro stanno un pozzo e una glicine, spoglia, in sintonia con i rigori di un inverno che sembra non debba mai finire. La glicine ha ispirato Cecilia Rosapepe, moglie di Giacomo Rosapepe, direttore dell'Ospedale tra la fine degli anni Sessanta e il principio degli anni Settanta: Cecilia è autrice di un prezioso libretto (Il glicine del manicomio di Sant'Eframo, Intercontinentalia, Napoli, 1970), dove rievoca le sue esperienze a contatto con la follia, poiché, all'epoca, il capo della struttura alloggiava con la famiglia dentro la struttura stessa. Il marito della scrittrice, ingiustamente accusato di malversazioni e abusi mai commessi, si suicidò: e il doloroso episodio induce a riflettere sulla labilità e forse sulla vacuità del confine tra il mondo di chi sa disciplinarsi (o crede di sapersi disciplinare) e il mondo di chi trasmoda. Certamente trasmoda una anziana vedova che, munita di una sbarra di ferro, la picchia sulla testa del cognato, il fratello psicotico del suo defunto marito, che per carità cristiana aveva accolto in casa. Il cognato l'aveva aggredita, nella colluttazione lei gli ha sfilato la sbarra dalle mani e l'ha colpito. è un caso capitato fresco fresco, e ne colgo alcuni spezzoni ascoltando ciò che si dicono il direttore e un avvocato venuto a chiedere lumi. Le sprangate hanno avuto effetto letale, e dunque c'è un morto. C'è anche un'assassina? La vittima era manesca, violenta, e quindi si può dedurre che la vecchia abbia agito per difendersi, magari eccedendo un tantino. Il guaio è che la sbarra di ferro ha colpito per cinque volte, con violenza, calando dall'alto, come in una esecuzione capitale: non è facile assumere che vi sia stato un eccesso colposo, mentre è più verosimile che sia scattato un corto circuito nella mente di una donna esausta, sofferente, di un relitto oramai incapace persino di sperare. La porta di Sant'Eframo si apre a chi commette il male, perché convinto di aver perduto tutto, anche la speranza? Non lo so, ma alcune cifre, che il dottor De Feo mi comunica, fanno pensare. I ricoverati nell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Napoli (per brevità O.P.G.) sono mediamente un centinaio - ad Aversa, in un certo senso nella casa madre, sono 250 e, in tutta Italia, un migliaio, non di più. Oltre il 90% dei ristretti è di sesso maschile (le femmine vengono accolte a Castiglione delle Stiviere, in una particolare struttura). Domando il perché di questa imbarazzante differenza, e mi dicono che le donne, a dispetto di contrarie apparenze, hanno un maggiore equilibrio, una maggiore capacità di ragionare e di accettare le avversità. Sono più sagge, più oneste. Deve essere per questa ragione che non le vogliono nella stanza dei bottoni.
GIAMPAOLO RUGARLI

Descrizione bibliografica
Titolo: Il glicine del manicomio di S. Eframo
Autore: Cecilia Rosapepe
Presentazione di: Prof. Dott. Pasquale Penta
Editore: Napoli: Editrice Intercontinentalia, 1970
Lunghezza: 123 pagine; 23 cm; illustrato in b/n
Soggetti: Psicologia, Psichiatria, Manicomi, Manicomio giudiziario, Reclusi, Emarginazione, Internati, Detenuti, Memorie, Pazzia, Criminalità, Disturbi psichici, Oligofrenici, Malattia mentale, Reclusione, Reparti psichiatrici, Ricoverati, Narrativa, Racconti, Storie vere, Ospedali psichiatrici, Ex OPG, Corsie, Pazienti, Anni Settanta, Libri Vintage Fuori catalogo, Libri rari, Libri autografati, Collezionismo, Rarità, Chicche librarie, Illustrati, Disegni, Sant'Eframo, Natale, Napoli, Italia, Biografie, Je so' Pazzo, Legge Basaglia, Chiusura, Celle, Corridoi, Guardie carcerarie, Urla, Penitenziari, Stranieri, Donne, Umanità, Pazzi, Isolamento, Osservazione, Terapie, Educatori, Autolesionismo, Suicidio, Regime detentivo, Libri autografati, Chiesa, Visite, Glicine, Libertà, Direttori, Mogli, Criminali, Ergastolo, Pena, Franco Basaglia, Legge 180, Giacomo Rosapepe, Inchieste, Famiglia, Ragozzino, Alloggio interno, Vita, Vincenzo Tolomelli, Raffaele Cutolo, Carmelo Marotta, Manacorda, Psychology, Psychiatry, Asylums, Forensic Asylum, Inmates, Marginalization, Inmates, Memories, Insanity, Crime, Psychic Disorders, Oligophrenics, Mental Illness, Prison, Psychiatric Departments, Inpatients, Narrative, Tales, True Stories, Psychiatric Hospitals, Wards, Patients, Seventies, Out of print books, Rare Signed books, Collectibles, Rarities, Book goodies, Illustrated, Drawings, Christmas, Naples, Italy, Biographies, Closure, Cells, Corridors, Prison guards, Screams, Penitentiaries, Foreigners, Women, Humanity, Insane, Isolation, Observation, Therapies, Educators, Self-harm, Suicide, Prison regime, Autographed books, Church, Visits, Wisteria, Freedom, Directors, Wives, Criminals, Life imprisonment, Sentence, Law, Inquiries, Family, Accommodation internal
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