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Livres anciens et modernes

Giraldi Giovanni Battista, Sperone Speroni, Cavalcanti Bartolome, O

Giudicio sopra la Tragedia di Canace, et Macareo. Con molte utili considerationi circa l’arte Tragica, et di altri poemi, con la Tragedia appresso. Unito a: Canace Tragedia di M. Sperone Speroni, Nobile Padovano.

S. stampatore (Domenico Ferri?), 1566

800,00 €

Zanfrognini Antonio Studio Bibliografico

(Modena, Italie)

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Détails

Année
1566
Lieu d'édition
In Venetia,
Auteur
Giraldi Giovanni Battista, Sperone Speroni, Cavalcanti Bartolome, O
Éditeurs
S. stampatore (Domenico Ferri?)
Thème
ESTETICA POETICA PADOVA VENEZIA STAMPATORI PRIME EDIZIONI, POLEMICHE LETTERARIE CINQUECENTESCHE
Langues
Italien

Description

In 8° piccolo (14,3×10 cm); 54, (2 b.), 48 (ma 40), (1 b.) cc. Legatura seicentesca in piena pergamena floscia con titolo manoscritto da mano coeva al dorso. Nota manoscritta ottocentesca al piatto anteriore “Cavalcanti 2-50”. Alcune numeri manoscritti da mano cinquecentesca al frontespizio, ininfluenti. Grande stemma xilografico di Luigi Mocenigo, in ognuno dei due frontespizi. Iniziali xilografiche. Le c.33-40 saltate nella numerazione delle p. della pt. 2 come in tutti gli esemplari conosciuti. Alcuni leggerissimi aloni in 4 pagine, del tutto ininfluenti e nel complesso, esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. In alcuni esemplari, la tragedia Canace, precede il testo del “Giudicio”. Alcune copie presentano una variante nel titolo con “Giuditio” al posto di “Giudicio”. Il “Giudicio” è opera di G.B. Giraldi anche se a volte, è attribuita anche a B. Cavalcanti (cfr. Sperone Speroni. Canace … a cura di C. Roaf Bolonga, 1982 pp. XXIII-XXIX). L’opera non presenta lo stampatore ma l’STC Italian p. 636, attribuisce la stessa, probabilmente, ai torchi di Domenico Farri. Prima edizione del più celebre commento della più importante e controversa opera del grande scrittore e filosofo padovano, Sperone Speroni (Padova, 12 aprile 1500 – Padova, 2 giugno 1588). Nato in una celebre famiglia nobile podovana, Speroni degli Alvarotti, il padre Bernardino era archiatra di Papa Leone X, mentre la madre apparteneva alla famiglia Contarini. Considerato un bambino prodigio per le sue capacità d’apprendimento, divenne giovanissimo, a 18 anni, professore di Logica all’Università di Padova. Allievo di Pomponazzi a Bologna, ritornò a Padova dopo la morte di questi, prima per insegnare e poi, per necessità, per seguire gli affari di famiglia. Membro dell’Accademia degli Infiammati, fu l’ultimo dei “Principi” del quali ci rimane testimonianza scritta, succedendo alla carica ad Allessandro Piccolomini. Fu grande amico di Torquato Tasso del quale revisionò, anche, la Gerusalemme Liberata. La “Canace” è una commedia di interesse mitologico, che venne letta, per la prima volta da Giraldi, nell’adunanza dell’Accademia degli Infiammati. Come scrisse Luca Piantoni (Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, Volume 93, voce dedicata a Sperone Speroni) “Canace, composta a stretto giro dall’Orbecche di Giovan Battista Giraldi tra il 9 gennaio e il 9 marzo 1541 e pubblicata la prima volta a Venezia, senza consenso dell’autore, nel 1546. L’opera, la cui rappresentazione fu impedita dall’improvvisa morte di Ruzante, che doveva esserne il principale interprete (Savarese, 1976), sollevò ben presto aspre polemiche, che si protrassero sin quasi alla fine del secolo (con i Due discorsi di Faustino Summo del 1590). Salutata con tempestivo favore da Aretino e Claudio Tolomei, come pure, successivamente, celebrata da Lodovico Dolce e Battista Guarini, essa venne attaccata, sulle prime, a mezzo di un manoscritto anonimo, datato 5 luglio 1543 e a lungo ritenuto di Bartolomeo Cavalcanti, ma da attribuire quasi certamente allo stesso Giraldi (Roaf, 1959); poi nel 1550, con il titolo di Giudizio sopra la tragedia, per i tipi di Vincenzo Busdraghi di Lucca, che vi annesse anche il testo della Canace. Speroni, sollecitato a rispondere con un’Apologia indirizzata ad Alfonso II d’Este, rimasta però incompiuta, tornò a difendersi con un ciclo di lezioni tenute, tra il 9 e il 27 dicembre 1558, nel consesso degli accademici Elevati, dove venne fatta pervenire un’ulteriore risposta, questa volta in latino e con la firma di Giraldi”. La disputa sulle caratteristiche della tragedia che prese avvio dalla “Canace” di Speroni, coinvolse la maggior parte i letterati italiani e proseguì per più di dieci anni. L’opera venne anche castigata per la sua lascivia per il modo in cui, Speroni, utilizzò il tema dell’incesto come strumento narrativo. Rif. Bibl.: Fontanini, I, p. 507. L1065; Gamba 1653.
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