Cartolina autografa firmata,

Due cartoncini (mm 110×145) con intestazione della rivista “Gerarchia. Il Direttore”, interamente manoscritte a inchiostro nero al recto-verso, 32 righi, oltre la data "Milano, 5 luglio 1926" e la firma. L’intellettuale fascista ringrazia per la recensione del suo libro. Si tratta certamente dell’edizione italiana di Dux pubblicata da Mondadori nel mese di giugno del 1926, forse il primo e più importante “caso mediatico” del ‘900.<BR>«Illustre signore, La ringrazio vivamente per il bellissimo, lusinghiero articolo da lei scritto sul mio libro e la prego di ringraziare per me il direttore del giornale e la signora Matilde Serao, illustre e autorevole interlocutrice, per la sua opinione che le espresse su di me, e anche per la cortesia avuta nell’inviarmi ella stessa il giornale. Sono immobilizzata da una stupidissima slogatura al ginocchio perciò la mia scrittura è un po’ rapida e confusa […]».<BR><BR>Molto probabilmente il destinatario della missiva è il giornalista napoletano Armando Pappalardo che recensì il libro della Sarfatti su "Il Giorno" (fondato da Matilde Serao e Giuseppe Natale) del 20 giugno 1926 con il titolo «Mussolini ‘Dux». Lo stesso giorno anche Vittorio Guerriero lo recensì su Il Mattino con il titolo «Il libro sul Duce. Il camminante» cfr. Recensioni italiane al libro della Sarfatti [www.mart.tn.it].<BR><BR>Margherita Grassini Sarfatti [Venezia 1880-Cavallasca 1961]. Giornalista e scrittrice. Di ricca famiglia ebraica veneziana, in gioventù partecipò alla propaganda socialista, poi seguì B. Mussolini al Popolo d’Italia, di cui fu redattrice per la parte letteraria e artistica. Interventista fervente (nella Prima guerra mondiale perse il figlio diciottenne Roberto), aderì fin dall’inizio al fascismo. Nel 1922 si fece promotrice del movimento artistico Novecento; dal 1922 al 1933 fu condirettrice, poi direttrice, di Gerarchia, rivista teorica del fascismo. Autrice di una biografia di Mussolini a suo tempo notissima, Dux (1926), pubblicò numerosi scritti d’arte, di narrativa e poesia.<BR>Ebbe un rapporto tormentato con la sfera religiosa e le origini ebraiche, che determinò la sua conversione al cattolicesimo nel 1928 e poi il distacco dal fascismo nel corso degli anni Trenta. Dopo la proclamazione delle leggi razziali, S. abbandonò l’Italia per l’America del Sud. Rientrò in patria nel 1947.

Anno di pubblicazione: 250,00