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Grabados

LAFRERI Antonio

Trofei di Mario

1550

2500,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1550
Formato
270 X 345
Grabadores
LAFRERI Antonio

Descripción

Coppia di incisioni al bulino, 1550 circa, prive di data ed indicazioni editoriali. Titolate in alto TROPHEA MARII DE BELLO CYMBR. PVTAT. AD AED. D. EVSEB. ROMAE e TRO­PHEA MARII DE BELLO CYMBR. PVTAT. AD AED. D. EVSEB. ROM. Esemplari nel secondo stato di quattro descritto da Rubach - secondo di tre per Alberti che non conosce la tiratura postuma di Giovanni Orlandi – avanti l’imprint di Claudio Duchetti. Il primo stato della lastra è una prova di stampa ante i titoli in alto. Marigliani sostiene che esisterebbe anche un’ulteriore tiratura di Van Schoel. Magnifiche prove, impressa su carta vergata coeva con filigrana “scala in uno scudo sormontato da stella” (cfr. Woodward nn. 244-245), con ampi margini, in ottimo stato di conservazione. “due gruppi marmorei di età domizianea con panoplie germaniche e daciche. I trofei vennero reimpiegati in un’immensa fontana costruita sopra il castello dell’Acqua Giulia, probabilmente da Alessandro Severo nel 286 d.C. La tradizione Medievale li riteneva i Trionfi di Mario sui Cimbri e sui Teutoni. Nel 1590, per ordine di Sisto V, le sculture vennero inserite nella balaustra del Campidoglio” (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. Le lastre figurano nell'Indice del Lafreri al n. 201, descritta come Trofei di Mario in doi parti. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla e altri ancora. Questo marasma e intreccio di editori, incisori e mercanti, il pro. Pair of engravings by engraving, ca. 1550, lacking date and editorial indications. Titled at top TROPHEA MARII DE BELLO CYMBR. PVTAT. AD AED. D. EVSEB. ROMAE and TROPHEA MARII DE BELLO CYMBR. PVTAT. AD AED. D. EVSEB. ROM. Examples in the second state of four described by Rubach - second of three for Alberti who does not know the posthumous issue of Giovanni Orlandi – before the imprint of Claudio Duchetti. The first state of the plate is a proof print ante the titles at the top. Marigliani claims that an additional Van Schoel edition would also exist. Magnificent proofs, printed on contemporary laid paper with watermark "scale in a shield surmounted by star" (cf. Woodward nos. 244-245), with wide margins, in excellent condition. “Two marble groups of Domitian age with Germanic and Dacian panoplies. The trophies were reused in a huge fountain built above the Acqua Giulia castle, probably by Alexander Severus in 286 AD. Medieval tradition held them to be the Triumphs of Marius over the Cimbri and Teutons. In 1590, by order of Sixtus V, the sculptures were inserted into the balustrade of the Capitol” (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The works belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi, and Mario Cartaro, who was the executor of Lafreri's will, and printed some derivative plates. All the best engravers of the time - such as Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla, and others ' - were called to Rome and employed for the intaglio of the works. All these publishers-engravers and merchants-the proliferation of intaglio workshops and artisans helped to create the myth of the Speculum Romanae Magnificentiae, the oldest and most important iconography of Rome. The first scholar to attempt to systematically analyze the print pro. Cfr.
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