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Grabados

LAFRERI Antonio

TEMPLI. (VT. PVTANT) ROMVLI. AC. REMI. QVOD. IN. COMITIO. CERNITVR. AC. NVNC. DIVIS. COSMO. DAMIANO.

1550

1000,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1550
Formato
210 X 280
Grabadores
LAFRERI Antonio

Descripción

Bulino, 1550, firmato e datato in basso al centro FORMIS. ANT. LAFRERI. AD. VIVVM. EF­FIGIATAE. ROMAE ?. D. L Deriva dall’incisione attribuita ad Agostino Veneziano per i tipi di Antonio Salamanca; raffigura l’ingresso dell’antico tempio di Romolo, poi chiesa di SS. Cosma e Damiano. Esemplare nell’unico stato conosciuto. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con pieni margini, piccolo foro di tarlo al centro, per il resto in ottimo stato di conservazione. Iscritto e firmato in basso al centro: «TEMPLI. (VT. PVTANT) ROMVLI. AC. REMI. QVOD. IN. COMITIO. CERNITVR. AC. NVNC. DIVIS. COSMO. DAMIANOQ. SACRVM. EST / PORTA. MARMOREA. VALVAEQ. AHENEAE.» [Porta marmorea e battenti di bronzo del tempio, come si pensa, di Romolo e Remo, ora sacro ai Santi Cosma e Damiano, che si può vedere nel “Comitium”]. “Il cosiddetto tempio di Romolo è stato attribuito al figlio divinizzato di Massenzio, ma gli studi recenti avanzano l’ipotesi di una ridedicazione al tempo di Costantino a Giove Statore, al quale il primo Romolo, fondatore di Roma, aveva fatto voto nell’incerto scontro contro i Sabini di Tito Tazio. Nel VI secolo d.C. l’edificio fu trasformato in chiesa e dedicato ai santi Cosma e Damiano. Una prima versione dell'opera fu stampata da Lafréry nel 1550 (cfr. Rubach, n. 263, Alberti n. 39) in un foglio che conteneva sia l’incisione dei Resti del Tempio dei Dioscuri, sia, appunto, la Porta del cosiddetto Tempio di Romolo” (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. La lastra figura nell'Indice del Lafreri al n. 182, descritta come ' Il tempio di Romolo e Remo hoggi detto San Cosmo et Damiano. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro. Engraving, 1550, signed and dated lower center FORMIS. ANT. LAFRERI. AD. VIVVM. EFFIGIATAE. ROMAE ?. D. L. Derived from engraving attributed to Agostino Veneziano and published by Antonio Salamanca; depicts the entrance to the ancient temple of Romulus, later the church of SS. Cosma and Damiano. Example in the only known state. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper without watermark, with full margins, small wormhole in center, otherwise in excellent condition. Inscribed and signed at lower center: TEMPLI. (VT. PVTANT) ROMVLI. AC. REMI. QVOD. IN. COMITIO. CERNITVR. AC. NVNC. DIVIS. COSMO. DAMIANOQ. SACRVM. EAST / PORTA. MARMOREA. VALVAEQ. AHENEAE. “The so-called temple of Romulus has been attributed to the deified son of Maxentius, but recent studies advance the hypothesis of a rededication in the time of Constantine to Jupiter Stator, to whom the first Romulus, founder of Rome, had made a vow in the uncertain clash against the Sabines of Titus Tatius. In the 6th century AD the building was converted into a church and dedicated to Saints Cosma and Damiano” (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi, and Mario Cartaro, who was the executor of Lafreri's will, and printed some derivative plates. All the best engravers of the time - such as Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla, and others ' - were called to Rome and employed for the intaglio of the works. All these publishers-engravers and merchants-the proliferation of intaglio workshops and artisans helped to create the myth of the Speculum Romanae Magnificentiae, the oldest and most important iconography of Rome. The first scholar to attempt to systematically analyze the print production of 16th-century R. Cfr.
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