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CAMPAGNOLA BARTOLOMEO

Liber Juris Civilis urbis Veronae. Ex Bibliothecae Capitularis ejusdem Civitatis autographo Codice, quem Wilielmus Calvus Notarius Anno Domini MCCXXVIII. Scripsit…cui nonnulla vetera Documenta

1728

1100,00 €

Perini Libreria Antiquaria

(Verona, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1728
Lugar de impresión
Veronae
Editor
apud Petrum Antonium Bernum
Grabadores
CAMPAGNOLA BARTOLOMEO

Descripción

In 4° (mm 295x210); pagg. XXIX, 246, (2). Vignetta calcogr. al front. Antip. calcogr. incisa da G.A. Faldoni su disegno di Perini. Iniziali e testatine xilogr. e calcogr. <BR>Elegante veste tipografica, frontespizio in rosso e nero con marca editoriale calcografica, con motto: Iustitia et pax. Antip. calcogr. incisa da G.A. Faldoni su disegno di Perini, che raffigura una grande veduta ideale della Verona romana, capolettera parlanti, testatine, decorate e incise entro vignette in rame e silografiche. Cartonato muto coevo. Titolo manoscritto a inchiostro bruno al dorso. Ottimo esemplare genuino in bell'impressione e in barbe. Ex libris alla sguardia ant. lieve alone al marg. interni ai primi quaderni. <BR>Varanini pag. 204 - 207. La memoria del comune nella cultura italiana di età moderna tra erudizione e reinvenzione. Società ligure di storia patria, palazzo Ducale, 2004: La fama del Campagnola è legata in buona parte all'edizione - sulla base di un manoscritto capitolare, il solo disponibile (ms. CIC) - dello statuto cittadino del 1228 (Liber iuris civilis urbis Veronae); edizione ovviamente giudicata pessima da Maffei, secondo il quale il testo sarebbe stato "mal copiato e storpiato ". L'edizione è dedicata ai due provveditori del Comune dell'anno 1728, Bartolomeo Sparavieri e Gaspare Bevilacqua-Lazise: ha dunque un preciso significato 'civico'. E il progetto di Campagnola è un po' più complesso della mera edizione del manoscritto accuratamente confezionato dal notaio Guglielmo Calvo. Insieme con esso, egli pubblicò infatti due scritti di Raterio di Liegi, vescovo di Verona nel secolo X: il De vita et translatione sancti Metronis, dal celebre codice di Rabano Mauro , e due lettere ad Manassem episcopum vicentinum. Soprattutto, a questi testi egli aggiunse una scelta numericamente modesta ma accurata di documenti del secolo XII huic operi lumen afferentia. Il primo di questi documenti è il verbale di una riunione della curia dei vassalli del capitolo del gennaio 1140, nel quale si menziona il parlamentum populi veronensis; il secondo è una sentenza dei consoli di Verona del mese successivo, che chiude la controversia. Si tratta della seconda comparsa in assoluto della nuova magistratura, ma la prima [1136] Campagnola non poteva conoscerla perché è documentata da una pergamena conservata (nel Settecento, come oggi) nell'archivio del monastero di S. Zaccaria a Venezia. Segue un altro documento che, per la sua natura, potremmo definire di "aura" maffeiana, vale a dire un duello giudiziario del 1164 fra i due camphyones dei comuni rurali di Soave e Colognola ai Colli. Infine, c'è un importante atto del 1225, relativo alla gestione dei beni comuni. Campagnola coglie dunque, attraverso questa scelta, una serie di nodi e di snodi decisivi: la trasformazione sociale e istituzionale, la trasformazione culturale, un aspetto cruciale dell'economia. Anche il testo iniziale indirizzato al lettore è di notevole interesse. Non manca il ricordo di tutte le glorie culturali del Capitolo veronese, da Ursicino a Pacifico a Giovanni Mansionario agli eruditi cinque-seicenteschi.<BR>Le pagine introduttive si chiudono con la sfilza dei ringraziamenti, che comprende non solo l'arciprete Muselli, che aveva concorso alle spese, e alcuni patrizi, ma anche il celebre astronomo di origine veronese Francesco Bianchini e la strana coppia Maffei-Muratori; e infine, col programma delle edizioni future che Campagnola avrebbe voluto portare a termine, imperniato sulla documentazione ecclesiastica (le costituzioni sinodali del vescovo e del Capitolo, la documentazione concernente la diretta dipendenza del Capitolo veronese dal patriarcato di Aquileia). Ma nulla di tutto questo fu realizzato. L'edizione del Campagnola non è dunque un'iniziativa occasionale, ma è frutto di un interesse reale - pur se alla fin fine non molto fattivo -, e più in generale si colloca in un contesto cittadino vivo, che annette agli statuti comunali di cinquecento anni prima la loro giusta importanza. Non sarà da trascurare infatti la circostanza che anche nel testo degli statuti vigenti nel Settecento si potevano leggere, in particolare nel libro I, poste statutarie risalenti alla redazione promulgata nel 1228, sopravvissute alle numerose revisioni dei decenni e secoli successivi: relitti archeologici senza nessun altro significato, se non quello di testimoniare una lunga vicenda di autonomia. <BR>Fu Simeoni (SIMEONI 1922, p. 91) a risarcire Campagnola delle denigratorie e malevole osservazioni di Maffei, dimostrando che l'edizione Campagnola è di buona qualità, anzi eccellente per i tempi (anche se il compito non era particolarmente difficile): " edizione . fatta quasi diplomaticamente; il testo è riprodotto con i suoi errori (.); i pochi errori riscontrati non hanno molta importanza ".
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