Bulino, 1549, firmato e datato in lastra in basso al centro Ant Lafreri R[omae] ? D XLVIIII. Esemplare nel secondo stato di cinque, avanti l’imprint di Giovanni Orlandi. Il primo stato, avanti la firma del Lafreri, è citato da Huelsen e Nagler; è noto solo attraverso l’esemplare al Britisch Museum [1947,0319.26.2, cfr. Rubach n. 338]. Magnifica prova, ricca di toni impressa su carta vergata coeva con filigrana “balestra nel cerchio” (cfr. Woodward nn. 203-213), rifilata al rame, tracce di piega centrale, abrasioni restaurate al verso, restauro all’angolo inferiore sinistro, per il resto in buono stato di conservazione. Iscritto in basso al centro: «ROMA VICTRIX DE DACIA PROVINCIA SVBACTA TRIVMPHANS VVLTV AC HABITV BARBARORVM Q[VE] SPOLIS INLVSTRIS» [Roma vincitrice che trionfa sulla Dacia assoggettata - notevole per il volto, l’abito e il bottino dei barbari]. Iscritto in basso a sinistra: «REX BARBARVS NVMIDA CAPTIVVS POPOVLI ROMANI» [Re Numida, prigioniero del popolo romano]. Iscritto in basso a destra: «REX BARBARVS NVMIDA CAPTIVVS POPOVLI ROMANI» [Re Numida, prigioniero del popolo romano]. Iscritto in basso: «Hæ statuæ in antiquissimo marmore, erudita manu sculptæ, maiestate, uetustatisque ueneratione conspicuæ, ac celebres; Romae, in hortis Fæderici Cardinalis Cæsij omnis generis signorum plenis, una, ampliore loco, honoris causa, collocatæ · Ant Lafreri R[omae] ? D XLVIIII» [Queste statue, in marmo antichissimo, scolpite da una mano esperta, notevoli e celebri per maestà, antichità e venerazione, a Roma, collocate tutte insieme per l’onore che meritano in un luogo più ampio, negli orti del cardinale Federico Cesi, piene di tutti i loro segni]. “Le tre statue facevano parte della collezione del cardinale Paolo Emilio Cesi (1481- 1537), appassionato raccoglitore di epigrafi e di statue antiche. Nell’incisione del Beatrizet è riprodotta al centro la statua della Dea Roma seduta in trono, e nella base il rilievo con la Germania capta. Il gruppo può datarsi al II secolo d.C. Ai lati, due statue di re barbari dello stesso periodo, provengono con molta probabilità dal Foro di Traiano. Un primo disegno delle due statue laterali, senza testa e mutilate, era stato prodotto dall’Heemskerck che lo raffigurò, lungo il muro in un angolo del giardino di casa Cesi. L’Aldovrandi nella sua opera Delle statue antiche, ' edita nel 1550, così la definiva: «gran statua marmorea intiera vestita et assisa su una sedia di marmo, con una corona di lauro nella man destra e con uno stocco nella sinistra, et ha in testa un elmetto. Vogliono che ella sia una Roma trionfante. È collocata questa bella statua sopra una base antica dinanzi a la quale base è di mezzo rilievo la Dacia tutta mesta vestita» (Aldovrandi). Le statue, benché mutile, suscitarono notevole interesse tanto da indurre Clemente XI (1700-1721) ad acquistarle, come risulta dal chirografo del 4 marzo 1719, per collocarle in Campidoglio” (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. La lastra figura nell'Indice del Lafreri al n. 250, descritta come ' Roma trionfante con il re Numida prigione in casa del Cardinale Cesis. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri,. Engraving, 1549, signed and dated in plate in lower center Ant Lafreri R[omae] ? D XLVIIII. Example in the second state of five, before Giovanni Orlandi's imprint. The first state, before of Lafreri's signature, is mentioned by Huelsen and Nagler; it is known only through the example at the British Museum [1947,0319.26.2, cf. Rubach no. 338]. Magnificent proof, richly toned impressed on contemporary laid paper with "crossbow in the circle" watermark (cf. Woodward nos. 203-213), trimmed to copperplate, traces of central crease, restored abrasions to verso, restoration to lower left corner, otherwise in good condition. Inscribed at lower center: "ROMA VICTRIX DE DACIA PROVINCIA SVBACTA TRIVMPHANS VVLTV AC HABITV BARBARORVM Q[VE] SPOLIS INLVSTRIS" [Rome victorious triumphing over subjugated Dacia-notable for face, dress, and spoils of barbarians]. Inscribed at lower left: "REX BARBARVS NVMIDA CAPTIVVS POPOVLI ROMANI". Inscribed lower right: "REX BARBARVS NVMIDA CAPTIVVS POPOVLI ROMANI". Inscribed at bottom: "Hæ statuæ in antiquissimo marmore, erudita manu sculptæ, maiestate, uetustatisque ueneratione conspicuæ, ac celebres; Romae, in hortis Fæderici Cardinalis Cæsij omnis generis signorum plenis, una, ampliore loco, honoris causa, collocatæ - Ant Lafreri R[omae] ? D XLVIIII" [These statues, in very ancient marble, carved by an erudite hand, remarkable and celebrated for majesty, antiquity and veneration, in Rome, placed all together for the honor they deserve in a larger place, in the gardens of Cardinal Federico Cesi, full of all their signs]. “The three statues were part of the collection of Cardinal Paolo Emilio Cesi (1481- 1537), a passionate collector of epigraphs and ancient statues. Beatrizet's engraving reproduces in the center the statue of the Goddess Rome seated on a throne, and in the base the relief with Germania capta. The group can be dated to the second century AD. On the sides, two statues of barbarian kings from the same period most likely come from the Forum of Trajan. An early drawing of the two side statues, headless and mutilated, had been produced by Heemskerck, who depicted it, along the wall in a corner of the garden of the Cesi house. Aldovrandi in his work Delle statue antiche : “gran statua marmorea intiera vestita et assisa su una sedia di marmo, con una corona di lauro nella man destra e con uno stocco nella sinistra, et ha in testa un elmetto. Vogliono che ella sia una Roma trionfante. È collocata questa bella statua sopra una base antica dinanzi a la quale base è di mezzo rilievo la Dacia tutta mesta vestita” (Aldovrandi). The statues aroused considerable interest, so much so that Clement XI (1700-1721) purchased them to place in the Capitol” (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief per. Cfr.