Xilografia, circa 1524/45, monogrammata in basso a sinistra. Derivazione, in controparte, dalla Furia (conosciuta anche come l’Anima dannata) di Michelangelo, un disegno a matita nera oggi conservato a Firenze [Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, inv. 601E]. L’opera non è censita in nessuno dei repertori sulle derivazioni a stampa da Michelangelo e in generale sembra essere sconosciuta alla vasta letteratura incisoria. Il disegno La Furia di Michelangelo venne realizzato intorno al 1520/24 e donato dall’artista all’amico Gherardo Perini: “Nell'edizione delle Vite del 1550, Vasari segnala il fiorentino Gherardo Perini tra gli amici ai quali Michelangelo aveva regalato alcuni suoi disegni, precisati nel 1568 «in tre carte alcune teste di matita nera divine», all'epoca già confluite nella raccolta granducale di Francesco de' Medici, il quale «le tiene per gioie, come le sono» (Vasari, ed. 1966-1987, VI, 1987, p. 113). L'inventario mediceo compilato tra il 1560 e il 1567 – Gherardo era morto nel 1564, lo stesso anno di Michelangelo segna uno dopo l'altro la cosiddetta Zenobia, le Tre teste e «uno dové un viso quasiche di furia» (Archivio di Stato di Firenze, Guardaroba Medicea, 65, fol. 164a). I tre fogli originali sono oggi rispettivamente riconosciuti in 598E, 599E, 601E del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi” (cfr. Alessia Alberti, La Furia in “D’après Michelangelo”, p. 39). L’interpretazione iconografica del volto urlante di Michelangelo è stata sempre complessa e problematica. Tuttavia, l’indicazione del Vasari che la inserisce in una serie di teste divine o imprecisate allegorie dantesche, sembra quella più indicata. La più tarda titolazione di Anima dannata è dovuta a Carlo Cesare Malvasia (1678) che definisce così una derivazione a stampa della scuola di Agostino Carracci. Il disegno della Furia conosce numerose derivazioni, tra le quali una matita rossa attribuita a Francesco Salviati (1510-1563), una pietra nera attribuita a Giorgio Vasari (1511-1574) e una a Alessandro Allori (1535-1607), altri 5 anonimi disegni databili tra la seconda metà del Cinquecento e l’inizio del Seicento, un dipinto attribuito a Pier Francesco Foschi (1502-1567), oggi conservato presso Casa Buonarroti a Firenze. Per una trattazione su disegni, dipinti e modelli si rimanda all’ampia scheda pubblicata in ' d’apres Michelangelo, opera citata in bibliografia. Anche se priva di data, questa sconosciuta xilografia appare essere la prima derivazione in ordine cronologico del disegno, precedente alla Testa virile urlante, un bulino stampato a Roma da Antonio Salamanca (Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, inv. St. sc. 1328) che fino ad oggi era ritenuto tale e al HERACLITI EXCLAMATIO, un anonimo bulino fiammingo della seconda metà del ‘500 (Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi St. vol. 10165) noto per la sua ristampa curata da Paul de la Houve (1601) e probabilmente pubblicato per la prima volta dalla tipografia di Hieronymus Cook. La Furia venne utilizzata anche come modello per la testa di un disegno di Rosso Fiorentino, come vediamo nell’incisione Notomia secca o La Furia (circa 1524) di Giacomo Caraglio; tuttavia, il bulino di Caraglio non traduce fedelmente il disegno michelangiolesco. L’intaglio è attribuibile al fiorentino Lucantonio degli Uberti (notizie 1503-1557). In basso a sinistra, infatti, è presente una firma, espressa attraverso un monogramma composto da una “L” e altre (due?) lettere intrecciate. ' Sebbene Lucantonio firmasse sempre in maniera diversa, la lettera “L” è ben messa in evidenza nei suoi monogrammi. La xilografia, poi, sembra essere uno dei legni di un chiaroscuro, tecnica nella quale erano veramente pochi gli interpreti all’epoca, e del quale Lucantonio è noto per il Sabba delle streghe (1516), una derivazione di un’opera di Hans Baldung Grien, che firma con il monogramma “La” posto all’interno di un. UNDESCRIBED WORK Woodcut, circa 1524/45, monogrammed at lower left. Derivation, in counterpart, from Michelangelo's Fury (also known as the Damned Soul), a black pencil drawing now preserved in Florence [Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, inv. 601E]. The work is not surveyed in any of the repertories on printed derivations from Michelangelo and in general seems to be unknown to the vast engraving literature. The drawing The Fury of Michelangelo was made around 1520/24 and given by the artist to his friend Gherardo Perini: "In the 1550 edition of Le Vite, Vasari mentions the Florentine Gherardo Perini among the friends to whom Michelangelo had given some of his drawings, specified in 1568 “in tre carte alcune teste di matita nera divine” at the time already in the grand ducal collection of Francesco de' Medici, who “le tiene per gioie, come le sono” [holds them for joys, as they are (Vasari, ed. 1966-1987, VI, 1987, p. 113)]. The Medici inventory compiled between 1560 and 1567- Gherardo had died in 1564, the same year as Michelangelo - marks one after the other the so-called Zenobia, the Three Heads and “una dové un viso quasiche di furia” [the face of a fury, Archivio di Stato di Firenze, Guardaroba Medicea, 65, fol. 164a]. The three original sheets are now respectively recognized in 598E, 599E, 601E of the Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi" (cfr. Alessia Alberti, ' La Furia ' in “D’après Michelangelo”, p. 39). The iconographic interpretation of Michelangelo's screaming face has always been complex and problematic. However, Vasari's indication, which places it in a series of divine heads or unspecified Dantean allegories, seems the most suitable. The later titling of Anima dannata (Damned Soul), is due to Carlo Cesare Malvasia (1678), who thus defines a printed derivation from the school of Agostino Carracci. The drawing of the Fury knows numerous derivations, including a red pencil attributed to Francesco Salviati (1510-1563), a black stone attributed to Giorgio Vasari (1511-1574) and one to Alessandro Allori (1535-1607), five other anonymous drawings datable between the second half of the 16th and early 17th centuries, and a painting attributed to Pier Francesco Foschi (1502-1567), now preserved at Casa Buonarroti in Florence. For a discussion of drawings, paintings and models, see the extensive file published in d'apres Michelangelo, a work cited in the bibliography. Although undated, this unknown woodcut appears to be the earliest derivation in chronological order of the drawing, predating the Screaming Manly Head, an engraving printed in Rome by Antonio Salamanca (Florence, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, inv. St. sc. 1328) that was hitherto thought to be such and to the HERACLITI EXCLAMATIO, an anonymous Flemish engraving of the second half of the 1500s (Florence, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi St. vol. 10165) known from its reprint edited by Paul de la Houve (1601) and probably first published by the printing house of Hieronymus Cook. The Fury was also used as a model for the head of a drawing by Rosso Fiorentino, as we see in the engraving Notomia secca or The Fury (ca. 1524) by Giacomo Caraglio; however, Caraglio's work does not faithfully translate the Michelangelo drawing. The intaglio of this woodcut is attributable to the Florentine Lucantonio degli Uberti (active 1503-1557). In the lower left corner, in fact, there is a signature, expressed through a monogram consisting of an "L" and other (two?) intertwined letters. ' Although Lucantonio always signed differently, the letter "L" is well highlighted in his monograms. The woodcut, then, appears to be one of the block of a chiaroscuro woodcut, a technique in which there were very few interpreters at the time, and of which Lucantonio is best known for the Witches' Sabbath (1516), a derivation of a work by Hans Baldung Grien, which he signs with the monogram "La" placed within a palette hanging from a . Cfr.