Bulino, 1564, firmato e datato in basso a sinistra: «Ant. Lafreri formis, Romæ 1564». Esemplare nel primo stato di due descritto da Rubach, avanti l’indirizzo di Nicolas van Aelst. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “aquila nel cerchio con corona” (cfr. Woodward nn. 55-75), con margini, in eccellente stato di conservazione. La tavola deriva dall’analoga incisione pubblicata da Tommaso Barlacchi nel 1550: https://www.antiquarius.it/it/lafreri-speculum-romanae-magnificentiae/13909-arco-di-giano.html Iscritto in basso al centro: «IANI QVADRIFRONTIS · SIC ROMAE EX MARMORE IN FORO BOARIO» [Tempio di Giano bifronte, così a Roma nel foro boario]. L’arco fu fatto erigere nel quarto secolo d.C. da Costantino, o più probabilmente da Costanzo II, presso il Tevere, nell’antico mercato del bestiame o Foro Boario. Il grande arco a quattro facciate è in muratura rivestita di lastre di marmo, con nicchie ricavate per accogliere altrettante statue. «Ha quattro aperture come dimostra la pianta qui sotto, e fra l’un pilastro e l’altro sono palmi XXII. Intorno questo portico ci sono XVIII, nicchi, nódimeno ce ne sono solamente XVI, per locare statue, tutti gli altri sono finti, cioè poco cauati nel muro, i quali nicchi erano ornati di colonnelle di basso rilievo per quanto si comprende, & erano di ordine Ionico, ma è tutto spogliato di tali ornamenti» (Sebastiano Serlio, 1567). L’attico che si vede nella stampa del Lafreri fu demolito nel 1827 perché ritenuto di epoca successiva. L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. La lastra figura nell'Indice del Lafreri al n. 116, descritta come Il tempio di Ianni. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune . Engraving, 1564, signed and dated lower left: "Ant. Lafreri formis, Romæ 1564". Example in the first state of two described by Rubach, before Nicolas van Aelst's address. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper with watermark "eagle in circle with crown" (see Woodward nos. 55-75), with margins, in excellent condition. The plate is derived from the similar engraving published by Tommaso Barlacchi in 1550: https://www.antiquarius.it/it/lafreri-speculum-romanae-magnificentiae/13909-arco-di-giano.html Inscribed in the lower center: "IANI QVADRIFRONTIS - SIC ROMAE EX MARMORE IN FORO BOARIO" “The arch was erected in the fourth century AD by Constantine, or more likely by Constantius II, near the Tiber, in the ancient cattle market or Foro Boario. The large four-sided arch is of masonry covered with marble slabs, with niches carved out to accommodate as many statues. «Ha quattro aperture come dimostra la pianta qui sotto, e fra l’un pilastro e l’altro sono palmi XXII. Intorno questo portico ci sono XVIII, nicchi, nódimeno ce ne sono solamente XVI, per locare statue, tutti gli altri sono finti, cioè poco cauati nel muro, i quali nicchi erano ornati di colonnelle di basso rilievo per quanto si comprende, & erano di ordine Ionico, ma è tutto spogliato di tali ornamenti» (Sebastiano Serlio, 1567). The attic seen in Lafreri's print was demolished in 1827 because it was believed to be of later date. (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi, and Mario Cartaro, who was the executor of Lafreri's will, and printed some derivative plates. All the best engravers of the time - such as Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla, and others ' - were called to Rome and emplo. Cfr.