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Grabados

LAFRERI Antonio

Eroti e il trono di Nettuno

1548

1500,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1548
Formato
350 X 190
Grabadores
LAFRERI Antonio

Descripción

Bulino, 1548/50 circa, privo di firma ed indicazioni editoriali. Raffigura un bassorilievo nella chiesa di San Vitale a Ravenna e deriva dalla medesima incisione (1518) del ravennate Marco Dente, ristampata dopo la scomparsa dell’artista durante il Sacco di Roma (1527) da Antonio Salamanca. La tiratura di Salamanca e la replica del Lafreri furono probabilmente stampate intorno al 1548, quando il tempio di San Vitale fu consacrato. Esemplare nel primo stato di tre secondo Rubach (primo di due per Alberti), ' avanti l’indirizzo di Claudio Duchetti. La lastra fu successivamente ristampata da Giovanni Orlandi (cfr. Rubach n. 339). Magnifica prova, ricca di toni impressa su carta vergata coeva con filigrana non leggibile, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione. Iscritto e datato in basso al centro OPVS HOC ANTIQVV[M] SCVLP[TVM] REPERITVR RAVEN[N]AE IN AED][IBVS] DIVI VITALIS MDXVIIII [Questa scultura si trova a Ravenna negli edifici presso san Vitale]. “Il tempio di San Vitale, Ravenna, presso cui si trova la scultura ritratta nella stampa, fu consacrato nel maggio del 1548: La chiesa di San Vitale accentra tutta quanta la sua decorazione musiva nell’ampio e profondo vano della tribuna, dando vita ad un sinfonico, esaltante accordo di colori. Il frammento originariamente apparteneva ad una più ampia serie di cui oggi si conservano molti esemplari tra Parigi, Milano, Venezia, Firenze ed appunto Ravenna. Vi sono raffigurati Eroti che affiancano vari troni vuoti di altre divinità. Il fregio reca a destra in basso la data del 1519, relativa alla prima edizione, incisa da Marco” (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. La lastra figura nell'Indice del Lafreri al n. 252, descritta come ' Sepolture antiche che uulgarmente si chiamano Pili, sculpiti di figure. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michel. The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi, and Mario Cartaro, who was the executor of Lafreri's will, and printed some derivative plates. All the best engravers of the time - such as Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla, and others ' - were called to Rome and employed for the intaglio of the works. All these publishers-engravers and merchants-the proliferation of intaglio workshops and artisans helped to create the myth of the Speculum Romanae Magnificentiae, the oldest and most important iconography of Rome. The first scholar to attempt to systematically analyze the print production of 16th-century Roman printers was Christian Hülsen, with his Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri of 1921. In more recent times, very important have been the studies of Peter Parshall (2006) Alessia Alberti (2010), Birte Rubach and Clemente Marigliani (2016). Bibliografia C. Hülsen, ' Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri ' (1921), n. 73; ' cfr. Peter Parshall, ' Antonio Lafreri's 'Speculum Romanae Magnificentiae, ' in “Print Quarterly”, 1 (2006); B. Rubach, ' Ant. Lafreri Formis Romae ' (2016), n. 339, I/III; A. Alberti, ' L’indice di Antonio Lafrery ' (2010), n. A 133, I/II; Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento ' (2016), n. V.8; cfr. D. Woodward, ' Catalogue of watermarks in Italian printed maps 1540 – 1600 ' (1996); ' Bartsch XV, p. 195, n. 242, copia. Cfr.
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