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Grabados

BEATRICETTO Nicolas Beatrizet detto

Colosseo

1550

2200,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1550
Formato
565 X 415
Grabadores
BEATRICETTO Nicolas Beatrizet detto

Descripción

Bulino, 1550 circa, privo di firma, iscrizioni ed indicazioni editoriali. Ricostruzione del Colosseo in sezione e proiezione orizzontale, attribuita alla mano di Nicolas Beatrizet (cfr. Passavant, 1864, VI, 121, 120; Silvia Bianchi, Catalogo dell’opera incisa di Nicolas Beatrizet, D32). Esemplare nel primo stato di cinque, avanti l’indirizzo di Pietro de Nobili. Il rame venne successivamente ristampato anche da Marcello Clodio; Van Aeslt e De Rossi (tagliato). Un esemplare di quarto stato della lastra https://www.antiquarius.it/it/lafreri-speculum-romanae-magnificentiae/1361-colosseo.html Magnifica prova, ricca di toni impressa su carta vergata coeva con filigrana “tulipani in uno scudo con stella” (cfr. Woodward nn. 124-125), rifilata al rame e con margini coevi aggiunti, piccolo restauro all’angolo superiore destro, per il resto in ottimo stato di conservazione. “L’incisione riproduce il monumento nella sua ricostruzione ideale. Essa sembra aver avuto come modello una stampa di maggiore dimensioni citata da Vasari, incisa da G. Fagiuoli su disegno di D. Giuntotaldi, edita da Salamanca nel 1538” (cfr. Catalogo dell’opera incisa di Nicolas Beatrizet p. 10). “L’edificio sorse sul luogo dello stagno artificiale che era ai piedi della Domus Aurea. I lavori sotto l’imperatore Vespasiano arrivarono sino al terzo ordine e furono completati dal figlio Tito, che nell’anno 80 d.C. ordinò una seconda spettacolare inaugurazione protrattasi per cento giorni nei quali furono uccise circa 5000 fiere. Una curiosa nota su riti di negromanzia che nel Cinquecento si svolgevano nel Colosseo viene da Benvenuto Cellini: «Andaticene al Culiseo, quivi paratosi il prete a uso di negromante, si mise a disegnare i circuli in terra con le più belle cirimonie che immaginar si possa al mondo; e ci aveva fatto portare profummi preziosi e fuoco, ancora profummi cattivi. Come e’ fu in ordine, fece la porta al circulo; e presoci per mano, a uno a uno ci messe drento al circulo; di poi compartì gli uffizii; detta il pintàculo in mano a quell’altro suo compagno negromante, agli altri dette la cura del fuoco per e’ profummi; poi messe mano agli scongiuri. Durò questa cosa più d’una ora e mezzo; comparse parecchi legione, di modo che il Culiseo era tutto pieno. Io che attendevo ai profummi preziosi, quando il prete cognobbe esservi tanta quantità, si volse a me e disse: “Benvenuto, dimanda lor qual cosa”. Io dissi che facessino che io fussi con la mia Angelica siciliana. Per quella notte noi non avemmo risposta nessuna; ma io ebbi bene grandissima satisfazione di quel che io desideravo di tal cosa» (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. Le lastre figurano nell'Indice del Lafreri al n. 192, descritta come ' Theatro di Vespasiano detto il Coliseo in forma come era antichamente. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al . Engraving, c. 1550, lacking signature, inscriptions, and editorial indications. Reconstruction of the Colosseum in section and horizontal projection, attributed to the hand of Nicolas Beatrizet (see Passavant, 1864, VI, 121, 120; Silvia Bianchi, Catalogo dell’opera incisa di Nicolas Beatrizet, D32). Example in the first state of five, before Pietro de Nobili's address. The copperplate was also later reprinted by Marcello Clodio; Van Aeslt and De Rossi (cut off). One example in the fourth state of the plate can be also found in our web site https://www.antiquarius.it/it/lafreri-speculum-romanae-magnificentiae/1361-colosseo.html Magnificent proof, richly toned impressed on contemporary laid paper with watermark "tulips in a shield with star" (cf. Woodward nos. 124-125), trimmed to copperplate and with contemporary margins added, small restoration to upper right corner, otherwise in excellent condition. "The engraving reproduces the monument in its ideal reconstruction. It seems to have had as its model a larger print mentioned by Vasari, engraved by G. Fagiuoli from a drawing by Domenico Giuntotaldi, and published by Salamanca in 1538" (see Catalogo dell’opera incisa di Nicolas Beatrizet p. 10). “The building arose on the site of the artificial pond that was at the foot of the Domus Aurea. Work under Emperor Vespasian went as far as the third order and was completed by his son Titus, who in the year 80 A.D. ordered a second spectacular inauguration that lasted for a hundred days in which some 5,000 beasts were killed” (cf. Marigliani, Lo splendore di Roma nell'Arte incisoria del Cinquecento). (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi, and Mario Cartaro, who was the executor of Lafreri's will, and printed some der. Cfr.
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