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Grabados

VICO Enea

Colonna Antonina e obelisco del Mausoleo d'Augusto

1550

3500,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1550
Formato
330 X 460
Grabadores
VICO Enea

Descripción

Bulino, 1550 circa, firmato in basso a sinistra: A.S. excudebat. Incisione attribuita da Bartsch e Le Blanc ad Enea Vico, assegnazione oggi riconosciuta da molti studiosi. Esemplare nel primo stato di due, con l’imprint di Salamanca, avanti l’indirizzo di Giovanni Orlandi, che aggiunse in alto la scritta LA COLONNA ANTONINA. Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “ancora nel cerchio” (difficilissima lettura ma sembrerebbe quella descritta da Woodward, n. 157), rifilata al rame, tracce di restauro della piega centrale orizzontale visibili al verso, per il resto in ottimo stato di conservazione. Iscrizione sul basamento della Colonna: «COL. ANTONINI». “Il paesaggio sullo sfondo è un collage di edifici romani (Castel Sant’Angelo, le mura, i ponti sul Tevere, l’Isola Tiberina, le chiese, San Pietro in Montorio…) e, sul davanti, la lupa e la personificazione del Tevere. L’obelisco è spostato in avanti perché la colonna sembri superarlo in altezza. La colonna, alla maniera di quella Traiana, rappresenta le guerre dell’imperatore Marco Aurelio, ed anche in questo caso, le illustrazioni dei rilievi iniziano con il passaggio su un ponte gettato sul Danubio. Rispetto alla prima, le figure sono meno numerose e più sparse così che consentono una maggiore leggibilità. Nell’obelisco affiancato alla colonna alcuni hanno creduto di identificare l’obelisco vaticano ma, molto probabilmente, si tratta di quello del Mausoleo di Augusto. La colonna di Marco Aurelio si presenta nel disegno con gravi lacune: il Fontana riferisce che «ben maggior difficoltà fu nella colonna Antonina la quale parte per l’antichità, e parte per esser stata abrugiata da Barbari era ridotta a tal termine, che pareva impossibile, non che difficile a ristorarla, perché in molti luoghi stava aperta e crepata, e in molti luoghi vi mancavano pezzi di marmo grandissimi, a tale che spaventava chi la rimirava. Però è stato necessario farvi un castello a torno fino alla cima, et aggiungervi molti marmi dove mancavano, e intagliarvi sopra le figure con grandissima diligenza, si che con grande arte, e spesa è quasi ridotta al suo primiero stato, et fattovi l’ornamento del piedistallo tutto di nuovo di marmo gentile, perché l’antico era tutto guasto e consumato». L’incisione del Salamanca fu edita nuovamente da Paolo Graziani (1582), da Pietro De Nobili (1585), e da Giovanni Orlandi nel 1602 con la scritta grande nella parte alta dell’incisione La Colonna Antoniana”. (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). Sebbene Marigliani sostenga che la lastra sia stata ristampata da Paolo Graziani e Pietro de Nobili, non ci sono evidenze a riguardo; implicherebbe il fatto che la matrice del Salamanca, attraverso Lafreri, venne ereditata da Stefano Duchetti, che cedette la sua quota della tipografia al Graziani. Non ci sembra che il rame sia tra quelli descritti nella compravendita documentata da Valeria Pagani (cfr. The Dispesal of Lafreri’s Inheritance 1581-89, in “Print Quarterly” vol. 25 & 28 e Inventari di rami Lafreri-Duchet, 1598–99. In Leuschner, “Ein privilegiertes Medium”, pp. 63–85, Roma 2012). Tuttavia, sebbene indichiamo l’esistenza di soli due stati della lastra, sono possibili ulteriori tirature della stessa, sia antecedenti all’edizione Orlandi che successive, del fimmaingo Hendrick van Schoel, a cui Orlandi cedette la tipografia nel 1614. Peculiarità di questa incisione è che, in basso a sinistra, poco sopra l’imprint dell’editore, compare l’attributo figurato dell’ala di uccello; tale attributo è presente anche nell’incisione speculare – copia in controparte di questa stampa, e quindi in basso a destra – che Antonio Lafreri fece incidere in concorrenza con il Salamanca e che ha indotto alcuni studiosi ad attribuire la tavola lafreriana ad un fantomatico Maestro dell’ala di uccello. La caratteri. Engraving, ca. 1550, signed lower left: A.S. excudebat. Work attributed by Bartsch and Le Blanc to Enea Vico, an assignment now recognized by many scholars. Example in the first state of two, with Salamanca imprint, forward of the address of Giovanni Orlandi, who added the inscription LA COLONNA ANTONINA at the top. Magnificent proof, richly toned, impressed on contemporary laid virgin paper with "anchor in the circle" watermark (very difficult to read but would appear to be the one described by Woodward, no. 157), trimmed to copperplate, traces of horizontal center fold restoration visible on verso, otherwise in excellent condition. Inscription on the base of the Column: "COL. ANTONINI". “The landscape in the background is a collage of Roman buildings (Castel Sant'Angelo, the walls, bridges over the Tiber, the Tiber Island, churches, San Pietro in Montorio.) and, in the front, the she-wolf and the personification of the Tiber. The obelisk is moved forward so that the column appears to surpass it in height. The column, in the manner of the Trajan column, depicts the wars of Emperor Marcus Aurelius, and again, the relief illustrations begin with the passage over a bridge thrown across the Danube. Compared to the former, the figures are fewer and more scattered so that they allow for greater legibility. In the obelisk flanking the column some have believed to identify the Vatican obelisk but, most likely, it is that of the Mausoleum of Augustus. The column of Marcus Aurelius appears in the drawing with serious shortcomings: Fontana reports that "far greater difficulty was in the Antonine column which, partly because of its antiquity, and partly because it had been abraded by Barbarians, was reduced to such an end, that it seemed impossible, not that difficult to restore it, because in many places it stood open and cracked, and in many places there were missing very large pieces of marble, to such an extent that it frightened those who admired it. Therefore it was necessary to make a castle around it up to the top, and to add many marbles where they were missing, and to carve figures on it with great diligence, so that with great art, and expense it is almost reduced to its former state, and made the ornament of the pedestal all of new kind marble, because the old one was all broken and worn". Salamanca's engraving was edited again by Paolo Graziani (1582), by Pietro De Nobili (1585), and by Giovanni Orlandi in 1602 with the large inscription at the top of the engraving La Colonna Antoniana” (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). Although Marigliani argues that the plate was reprinted by Paolo Graziani and Pietro de Nobili, there is no evidence for this; it would imply the fact that the Salamanca matrix, through Lafreri, was inherited by Stefano Duchetti, who ceded his share of the printing press to Graziani. It does not appear to us that the copperplate is among those described in the purchase and sale documented by Valeria Pagani (see The Dispesal of Lafreri's Inheritance 1581-89, in "Print Quarterly," vols. 25 & 28 and Inventari di rami Lafreri-Duchet 1598-99. In Leuschner, "Ein privilegertes Medium," pp. 63-85, Rome 2012). However, although we indicate the existence of only two states of the plate, additional editionss of the plate are possible, both prior to Orlandi's edition and later, by Hendrick van Schoel, to whom Orlandi sold the stock in 1614. ' The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purcha. Cfr.
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