Sul Partito d'azione e gli altri. Note critiche.

263 p. ; 23 x 14 cm. Testimonianze fra cronaca e storia, 29. Saggi, 2. Il Partito d'Azione si forma nel 1942, per la confluenza del movimento di Giustizia e libertà e di gruppi liberalsocialisti e repubblicani, allo scopo di combattere il fascismo e di superare l’antitesi di liberalismo e socialismo. In questo saggio politico, critico e autocritico sull'esperienza del Partito d'Azione, la Resistenza e la sua complessa direzione politica, Lussu descrive gli eventi a cui ha partecipato e che hanno costituito le tappe principali della vita dell'organizzazione, in particolare dal 25 luglio 1943 con le dimissioni di Mussolini e la formazione del governo Badoglio fino al primo congresso nazionale del partito tenutosi a Roma nel febbraio del 1946. Sono messe in risalto le posizioni ideologiche dei componenti di vertice nel Comitato di Liberazione Nazionale centrale romano e nel Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Anche per il prestigio acquistato nella lotta partigiana, il partito fu una delle forze politiche più dinamiche fino alla costituzione del governo Bonomi (1944). Passato all’opposizione, ne uscì con il governo Parri, la cui caduta (1945), tuttavia, ne segnò la sorte, anche a causa di disaccordi interni, in particolare tra l’ala socialista (Lussu, De Martino), quella liberalsocialista di Guido Calogero e quella liberaldemocratica e repubblicana facente capo a La Malfa e Parri. All’inizio del 1946 il partito raggiunse i 267.000 iscritti, ma alle elezioni per la Costituente dello stesso anno ottenne appena l’1,5%. La scissione del gruppo di Parri e La Malfa pose fine all’esperienza del P.d’A.; ciò che ne restava finì in parte nel PSI, mentre altri gruppi confluirono nel PRI, nel PSDI e talora nel PCI. Legatura editoriale, coperta in cartone rigido telato di colore verde scuro, titolo impresso in nero al piatto e al dorso, sovraccoperta illustrata (b/n) in carta plastificata lucida. Codice libreria 8308.