Detalles
Lugar de impresión
Milan,
Autor
[Porta, Carlo - Grossi, Tommaso ]
Editores
Dalla stamparia de Vicenz [sic] Ferrari,
Edición
Prima edizione autonoma.
Materia
Poesia Italiana dell' 800
Descripción
brossura officinale muta color senape, legata a filo,
Descripción
LIBROPrima edizione autonoma. Ottimo esemplare (restauro professionale al piede del primo bifoglio), freschissimo e molto pulito.L’edizione risulta molto rara: se ne contano solo cinque copie nel catalogo SBN. Quando Gabriele Verri, figlio minore di Pietro Verri, sposò Giustina Borromeo, l’avvocato Cesare Caporali decise di donare agli sposi una miscellanea di scritti poetici di vari autori, stampata presso Antonio Lamperti: tra gli altri, parteciparono anche Tommaso Grossi e Carlo Porta con 39 sestine composte a quattro mani firmate «La Ditta G. e P.». Contemporaneamente alla miscellanea venne pubblicato l’opuscolo qui presentato: «questo componimento forma parte della scelta collezione di poesie scritte in occasione dell’indicato matrimonio, ed è stata graziosamente accordata la permissione al sottoscritto di farne una separata edizione», scrive l’editore Vincenzo Ferrari nella nota che apre la plaquette. La composizione dell’epitalamio fu per Porta piuttosto faticosa: l’unico autografo che tramanda il testo ci consegna infatti solo i primi 48 versi, poi il poeta interruppe il lavoro, giudicandolo troppo complesso, e ripiegò sulla stesura di qualche strofetta saffica. Costretto a letto dalla gotta per una quindicina di giorni, cambiò nuovamente idea: nel corso delle visite quotidiane di Tommaso Grossi, decise di ritornare alle sestine lasciate in sospeso e di completarle insieme all’amico (Poesie ed. Meridiani, pp. 874-9). Nacque così il presente componimento che, sotto il travestimento letterario del sogno, mette in scena una forte polemica nei confronti dei classicisti. Per intervento della censura, le quaranta sestine previste dai due autori furono ridotte a trentanove e fu cassata una nota con riferimento al melodramma I Romanticisti, firmato dagli «astronomi X.Y.Z.», pseudonimo sotto il quale si nascondeva lo scrittore Giovanni Paganini, acerrimo nemico dei romantici (Isella, Ritratto dal vero, pp. 300-1). Grazie all’epistolario portiano siamo in grado di individuare con precisione anche il responsabile della censura: «Il Conte Caleppio — scrive Porta a Luigi Rossari in una lettera datata Milano, 23-26 giugno 1819 — me ne ha fatta una di fresco anche in questa circostanza. Mi ha impedito una innocentissima nota [.]. Se vi fosse stata ingiuria, o persona nominata pazienza ma impedire le citazioni di cose stampate è una tirannia da Turco peggiore dell’impalamento» (Lettere, pp. 374-5). Nonostante i tagli della censura, il successo della poesia negli ambienti più illuminati fu immediato; basti qui ricordare la lettera che Luigi Porro Lambertenghi, il promotore sia finanziario sia morale del «Conciliatore», scrisse a Porta il 20 giugno 1819: «Egli sarebbe gratissimo ai sig.i Porta e Grossi, autori della bella poesia per le nozze Verri e Borromeo, se volessero fargli il favore di venire a pranzo coi romantici, e di portare a questi la suddetta poesia. La lettura d’una composizione tanto spiritosa porrebbe il colmo di gioja con cui si deve celebrare il nome dei Luigi» (Lettere, p. 373).Bibliografia delle edizione portiane (Braidense), nn. 94 e 95. Parenti, Diz. dei luoghi di stampa, p. 217.