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Libros antiguos y modernos

Bassani, Ezio

Scultura africana. Nei musei italiani. Musei d'Italia. Meraviglie d'Italia.

Edizioni Caldernini - Bologna, 1977.,

48,00 €

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(Berlin, Alemania)

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Detalles

Autor
Bassani, Ezio
Editores
Edizioni Caldernini, Bologna, 1977.
Formato
XX; 131 Seiten; zahlr. (auch farbige) Illustrationen; 27,5 cm; fadengeh., illustr. Orig.-Pappband.
Materia
Italien, Museen, Afrikanische Kunst in italienischen Museen, Bildende Kunst, Skulptur, Kunstgeschichte, V�lkerkunde, Kulturgeschichte, Afrika
Sobrecubierta
No
Idiomas
Alemán
Copia autógrafa
No
Primera edición
No

Descripción

Ein gutes Exemplar. - Italienisch. - Vorwort von Carlo L. Ragghianti. - � una seconda classe del museo preistorico dovrebbe comporsi con gli specimen, in originale e in fac-simile, di quanto nelle tre et�ella pietra, del bronzo e del ferro operarono i primitivi abitatori non solo del resto d'Europa, ma possibilmente d'ogni paese d'oltremare". Infine "resterebbe a completare l'opera con una terza classe, quella cio�egli oggetti fabbricati da popoli selvaggi e barbari viventi" perch�continua il Pigorini, "abbiamo oggi ancora, nella infinita variet�elle numerose famiglie sparse nel globo, ritratte al vivo le costumanze e le arti delle popolazioni preistoriche di ogni et�perch�li usi loro e il grado del loro sviluppo materiale e morale corrispondono alle maniere di vita e al grado di sviluppo ora dell'uno, ora dell'altro dei popoli primitivi "(21). Anche se le teorie esposte sono oggi superate e contraddette dalle nuove acquisizioni scientifiche che assegnano validit� compiutezza ai processi di sviluppo storico dei popoli impropriamente chiamati "primitivi", processi portati avanti secondo scelte autonome rispetto a quelle operate dai popoli europei, �lluminante un confronto della lettera dello studioso italiano con la "Lettre sur l'utilit�es Mus� ethnographiques et sur l'importance de leur cr�ion dans les Etats europ� qui poss�nt des colonies", indirizzata da De Siebold trent'anni prima a Jomard(22), nella quale l'autore espone il suo indirizzo pragmatico e francamente colonialista. La lettera, "nel dubbio che non giungesse a destinazione o si smarrisse negli archivi(23), fu portata personalmente dal Pigorini al Ministro il quale, accompagnato immediatamente lo studioso al Collegio Romano, gli "assegn� breve spazio per iniziare le collezioni". Il Museo, istituito con decreto reale il 29 luglio 1875 (24) fu inaugurato il 14 marzo 1876 con molto entusiasmo e pochissime opere. Prima preoccupazione del nuovo direttore fu quella di raggruppare a Roma gli oggetti sia preistorici che etnografici dispersi presso i vari musei, universit� istituti culturali del Regno. Un invito a inviare il materiale al museo di nuova istituzione fu formulato dal Direttore Generale dei Musei e degli Scavi di antichit�25), invito ripetuto successivamente ogni volta che l'infaticabile Pigorini segnalava nuovi reperti, e i cui primi risultati positivi sono gi�egistrati nella la relazione sulla situazione del Museo del 1881. Sotto forma di donazioni e di acquisti confluirono nel primo cinquantennio di attivit�el museo la gran parte degli oggetti etnografici in esso conservati. Nel 1883 fu acquistata da Maria Gessi la collezione costituita tra il 1874 e il 1880 dall'esploratore Romolo Gessi nelle regioni del Nilo Bianco composta da oggetti sudanesi e congolesi rari e di grande interesse. Nel 1887 fu la collezione Brazz�ecile a entrare nel Museo con le due figure da reliquario dei Kota (n. 255, 256) raccolte da Attilio Pecile e Giacomo Savorgnan di Brazz�fratello dell'esploratore del Gabon e dell'attuale Repubblica Popolare del Congo, e quindi da considerarsi tra i primi oggetti gabonesi giunti in Europa. Sempre nel 1887 fu acquistato l'imponente gruppo di oggetti etnografici raccolti prevalentemente alla foce del Congo da Luigi Corona comprendente tra l'altro i due Min-tadi (n. 263, 268). Ancora di provenienza congolese, ad eccezione del complesso delle suppellettili dei Rotse raccolte da Luigi Falla all'inizio del secolo, furono le collezioni pi� importanti acquisite tra il 1900 e il 1922: le raccolte Angeli e Pratesi con oggetti Kongo e Yaka, Falcetti (Luba), Verdozzi e Roselli-Lorenzini (Kongo), Tagnini (Lega) e Ricciardi (popolazioni diverse dello Zaire), mentre scarsi furono gli apporti dalle altre regioni africane. Nel 1913 l'imponente raccolta del fiorentino Enrico Hillyer Giglioli arricch�n modo notevole il patrimonio del Museo "L. Pigorini" (circa 17.000 oggetti tra preistorici e etnografici); la sezione africana, meno ricca delle altre, conteneva per�ltre a oggetti meno importanti, i due cucchiai in avorio afro-portoghesi di provenienza medicea cui si �ccennato in precedenza, due teste Ekoi (n. 251, 253) (26) e la bellissima insegna di danza Luba (n. 403). � (XVIII)