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Libros antiguos y modernos

Nn

Rmõ P. D. Ratta Decano. Spoletana Laudi Super Restitutione in Integrum Quoad Resoluta, unito con: Super Restitutione in Integrum, Quoad Reservata.

Ex Typographia Rev. Camerae Apostolicae, 1785

200,00 €

Bosio Giovanni Studio Bibliografico

(Magliano Alpi, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1785
Lugar de impresión
Roma
Autor
Nn
Editores
Ex Typographia Rev. Camerae Apostolicae
Materia
umbria, norcia terremoto
Sobrecubierta
No
Idiomas
Latin
Copia autógrafa
No
Impresión bajo demanda
No
Condiciones
Usado
Primera edición
No

Descripción

Due plachette in folio (cm 20 x 29) di 4 e 2 cc, in barbe, pagine iniziali sormontate da grandi stemmi papali diversi, ottime condizioni, lievi bruniture, carta pesante filigranata, caratteri impressi con grande nitidezza. Testo in latino, frammezzato da citazioni in italiano. Due sentenze a Spoleto, emesse lo stesso giorno, lunedì 14 gennaio 1782, riguardanti una causa di successione ereditaria. Il tono si stacca dallo stile stereotipato del documento legale, essendo il giudice Ratta probabilmente un cultore di Plinio, da cui mutua la predilezione per descrizioni apocalittiche di eventi naturali catastrofici. In questo caso, il terremoto dell'Umbria del 1703, che fece ben 900 vittime a Norcia. L'incipit del lodo è infatti suggestivo e partecipe: 'L'orribile strage di uomini dovuta al violento terremoto che nel 1703 annientò quasi tutta l'Italia e molti villaggi e molte città, fu origine di non poche diatribe legali ereditarie, per successioni dovute a lutti. La città di Norcia fu quasi annientata dal terribile cataclisma, dimodochè moltissimi abitanti perirono.' 'Nella grande strage della misera città', periscono tutti i maschi discendenti da Paolo di Tibaldesco de' Tibaldeschi. Essendo mancanti eredi maschi della linea di Paolo, la successione ereditaria viene aggiudicata ad altri eredi maschi, anche se più lontani di parentela. Ma quattro sorelle, nipoti di Paolo in linea diretta, rivendicano e ottengono l'abolizione della sentenza, nonchè la restituzione dei frutti che i fratelli De Tibaldeschi avevano percepito per anni, 'licet foeminae', sebbene donne. 'Unicum' interessantissimo, da collezione.