168 pagine. Brossura. cm 12 x 16,5. Collana: Contromossa, 7. Commento dell'editore: Un romanzo storico su Dante e sull'odiato Bonifacio VIII è un evento singolare. Non c'è da stupirsi: misurarsi con Dante non è da tutti. Abbiamo davanti uno dei padri della lingua e della poesia italiana. E, tra l'altro, persona notoriamente irascibile. Anche a distanza di settecento anni dalla morte, ci vuole una buona dose di coraggio per affrontarlo. Se poi si decide di scrivere un romanzo storico in cui addirittura il giovane Dante è il segretario del cardinal Benedetto Caetani, che diventerà papa con il nome di Bonifacio VIII, allora siamo davanti a un'audace ucronia. Insomma, in fondo nulla di molto diverso (strutturalmente), dalla Comedia. Là, Dante sosteneva di essere stato all'Inferno, poi in Purgatorio e quindi in Paradiso. Qui, Coviello sostiene che Dante sia stato segretario del futuro papa Bonifacio VIII. Complimenti per la fantasia! Da buon editor, parlando con Michelangelo Coviello ho cercato di capire se c'erano prove documentarie, riferimenti, citazioni, pezze d'appoggio per la sua ricostruzione romanzesca. Gli ho chiesto se voleva premettere una nota storica, qualche riferimento bibliografico, un accenno a studi specifici
Lui mi ha guardato e ha scosso la testa con un sorriso in cui si fondevano, in parti uguali, sufficienza, sopportazione e indifferenza. E a quel punto mi è stato chiaro che era altro a interessarlo. Da poeta qual è, Coviello va al nocciolo della questione senza soffermarsi su quisquilie come l'aderenza storica. E, del resto, di ucronia si parla: troppa esattezza sarebbe incompatibile con la bisogna. E così si crea un universo parallelo in cui è proprio Bonifacio VIII il committente della grande allegoria dantesca. Ma, nonostante la sprezzatura da gentiluomo cinquecentesco con cui ha liquidato le mie richieste da redattore puntiglioso, Coviello, in questo romanzo picaresco ricco di avventure e di contrasti, ha infilato molta dottrina e questioni non banali. Ne cito solo due, lasciando poi il resto della ricerca e delle sorprese alle lettrici e ai lettori che certo troveranno, tra queste pagine, di che divertirsi e interrogarsi. La genesi della Comedia viene qui presentata come risposta alla rappresentazione dell'Inferno nel Corano. E, in effetti, anche nel testo sacro dell'Islam, l'Inferno è descritto come un cratere a cerchi concentrici, posto sulla parte inferiore della Terra in cui i peccatori sono disposti, a seconda della gravità delle loro colpe, dall'alto verso il basso. Risposta polemica, quella di Dante o, al contrario, conciliante? Non sarò certo io a rivelarvelo. Intanto, Coviello riprende anche le voci che, sin dalla fine del Duecento, volevano Benedetto Caetani intimamente ateo e le utilizza sul piano narrativo per costruirne un controritratto che si oppone alla vulgata che dallo stesso Dante (ma, forse, principalmente dai suoi critici) è stata alimentata. Un controritratto (ed è anche questa la ragione per accogliere questo romanzo in Contromossa) che sottolinea, di Bonifacio VIII, la figura rivoluzionaria. In fondo, tra le sue altre imprese, è stato proprio lui a creare la tradizione degli Anni Santi. E il primo Anno Santo fu proprio quel 1300 in cui Dante colloca il suo viaggio ultraterreno. Insomma c'è molta carne al fuoco in questo romanzo di Michelangelo Coviello che, da un certo punto di vista può essere anche visto come un imprevedibile Bildungsroman: il romanzo di formazione di un poeta che, proprio confrontandosi con un personaggio di statura non inferiore alla sua, arriva a scrivere il suo capolavoro. Buona lettura. Andrea Di Gregorio