Detalles
Descripción
3 voll. in folio, [mm. 318 x 222], pp.(20) – 772 – (76); (8) – 697 – (54); (16) – 458 – (34)I primi due voll. in carta chiara con graffi e qualche abrasione, dorso a quattro nervi. Autore e tomo calligrafati; al piatto posteriore del secondo è stata scritta una annotazione. Il terzo in carta più scura. Angoli rovinati. Autore e tomo calligrafati al taglio inferiore del III. Frontespizi con titoli in rosso e nero; ai primi due volumi grande marca tipografica raffigurane un ippogrifo che poggia si di un grande volume chiuso sostenuto dal mondo entro grande cornice architettonica con tenoni e puttini. Sulla fascia che delimita il campo centrale il motto Sic mihi atque aliis (marca V501). Il terzo volume invece presenta, sempre entro una ricca cornice figurata sostenuta da puttini e dominata da due figure femminili – curiosamente stampata alla rovescia – una vittoria con la veste svolazzante in piedi su di un globo che sostiene nella mano destra una cornoa e nella mano sinistra ha una palma. La cornice in basso – e dunque in questo esemplare sopra la figura ha l’iniziale W intrecciata con una croce di Lorena. (marca WO1439).Grandi testate e capilettera, di tre dimensioni diverse, figurati.Il primo tomo presenta pagine rinforzate alle cuciture, margine superiore rifilato e qualche postilla. Errore di numerazione alle pp. 420, 433, 494, 570, 753; alone all’angolo superiore delle ultime carte con lavoro di tarlo al margine interno che interessa marginalmente il testo. La prima carta dell’indice Ccc1 è staccata, piccola mancanza all’angolo inferiore della carta Ccc6 con perdita di alcune lettere.Il secondo tomo presenta l’occhietto asportato, qualche insignificante strappo al margine delle pè. 141, 177. Errori di numerazione alle pp. 201, 335, 392 e da 422-425 (ricorrette ad inchiostro), 459, 677-688. Alone alla parte alta delle pp 639-649, mancano le carte Yy8-Zz1, mentre la carta Yy1 è parzialmente staccata. Ultimo quinterno allentato.Il terzo tomo presenta qualche minimo, insignificante lavoro di tarlo ai margini che si infittisce all’indice, strappetto all’ultima carta ed asportazione della carta di guardia anteriore. Annotazione depennata al margine bianco inferiore del frontespizio. Cuffia superiore strappata.Foglie e fiori secchi all’interno del I e del III volume. Al risguardo del II volume nota di possesso di cui è stato abraso il nome De […]ca Di Rocca Contrada 1776. Altra mano, di seguito: In oggi Arcevia Comprato il presente da me D. Filippo Moscatelli l’anno 1838 pagata l’intera opera baj. 50.Martino Bonacina nacque Milano attorno al 1585 e nel 1608 entrò tra gli oblati, insegnando poi diritto canonico e civile nel seminario milanese che risentiva ancora dell’influenza rinnovativa di Carlo Borromeo. Nel 1619 il Cardinale Ippolito Aldobrandini lo chiamò a Roma dove cominciò ad affrontare materie di importanza dottrinale ed istituzionale soprattutto dopo la Riforma con trattati come il De Sacramentis ed il De Matrimonio. Si occupò poi di temi assai più ampi con opere come il De Morali Theologia in cui c’è il tentativo di affrontare il problemi che la pratica quotidiana poneva alla morale etico-religiosa, in un’epoca in cui venivano mutando anche i sistemi economici. Nell’opera di sistemazione si pone anche la edizione dell’Opera omnia che verrà ristampata ancora a metà del secolo seguente che iniziano con il De Sacramentis in genere, De Magno Matrimonij Sacramento, per poi passare anche al De alienatione bonorum Ecclesiasticorum,ed affrontare anche il De fructibus beneficiorum ritè impedendis.Il secondo tomo si occupa De legibus, & peccatis, & praeceptis Decalogi, & Ecclesiae, ma anche De restitutione, & contractibus. Il terzo tratta invece del De Censuris omnibus Ecclesiasticis in particulari. Il rapporto dunque fra morale ed economia lo portava dunque a considerare l’evasione dal pagamento delle imposte che lo Stato sovrano giustamente imponeva restituendo servizi alla stregua di un eccato, anche se gli ecclesiastici di ogni ordine dovevano secondo lui esserne esentati. Nominato suffraganeo dell’arcivescovo di Praga proprio quando maggiori erano le tenzioni fra Papato ed Impero, lui che era stato nominato conte palatino e cavaliere del Toson d’oro sembrava essere la persona adatta per ricomporre le divergenze, morì nei pressi di Vienna mentre si recvava verso la nuova sede nel 1631. (DBI XI, pp. 466-468, s.v. Bonacina Martino)