Libros antiguos y modernos
VARCHI, Benedetto (1503-1565)
Lezzioni di M. Benedetto Varchi accademico fiorentino, lette da lui publicamente nell'Accademia Fiorentina, [...] Raccolte nuovamente, e la maggior parte non più date in luce, con due tavole, [...] Con la vita dell'autore [...]
Filippo Giunta, 1590
1800,00 €
Govi Libreria Antiquaria
(Modena, Italia)
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Detalles
Descripción
In 4to (mm. 218x147). Pp. [24], 682, [22] pp. Segnatura: *4 †8 A-Z8 Aa-Xx8. Marca tipografica al titolo. Belle iniziali istoriate. Carattere tondo e corsivo. Pergamena floscia coeva con titolo manoscritto al dorso. Leggere fioriture e bruniture sparse, alcuni fascicoli più fortemente bruniti, ma ottima copia genuina.
Prima edizione collettiva delle lezioni di Varchi tenute all'Accademia Fiorentina. L'Accademia fiorentina fu fondata a Firenze il 1° novembre 1540 come Accademia degli Umidi, in contrapposizione o parodia del nome dell'Accademia degli Infiammati di Padova, appena fondata. I dodici membri fondatori erano Baccio Baccelli, Bartolomeo Benci, Pier Fabbrini, Paolo de Gei, Antonfrancesco Grazzini, Gismondo Martelli, Niccolò Martelli, Giovanni Mazzuoli, Cynthio d'Amelia Romano, Filippo Salvetti, Michelangelo Vivaldi e Simon della Volta. Entro 15 mesi dalla sua fondazione, il 25 febbraio 1541, l'accademia cambiò nome in Accademia Fiorentina, come richiesto Cosimo de' Medici.
Il volume, che si apre con una lettera dedicatoria a Giovanni de' Medici da parte dello stampatore Filippo Giunta, datata 8 febbraio 1589, contiene in tutto trenta “lezzioni” e fu curato da Silvano Razzi (1527-1611), originario di Marradi presso Firenze e proveniente da una famiglia di notai, che nel 1559 entrò nell'ordine dei frati camaldolesi presso il monastero di Santa Maria degli Angeli a Firenze. Scrisse tre commedie e nel 1565 divenne membro dell'Accademia Fiorentina e amico intimo di Benedetto Varchi, che compose per lui quaranta epigrammi (1563-1564). Strinse legami di amicizia con tutti i maggiori scrittori fiorentini dell'epoca, stabilendo anche stretti rapporti con Giorgio Vasari. Razzi divenne l'editore di diverse opere di Varchi e il suo esecutore testamentario. Fu anche autore di numerosi trattati religiosi e morali e di opere storiche, oltre che della prima biografia di Varchi pubblicata nel presente volume (cfr. P.G. Riva, Silvano Razzi, in: “Dizionario biografico degli italiani”, Rome, 2016, vol. 86, 2016, pp. 649-651; cfr. anche S. Lo Re, Biografie e biografi di Benedetto Varchi, in: “Archivio storico italiano”, 156/4, 1998, p. 681).
Varchi tenne una miriade di lezioni presso l'Accademia Fiorentina a partire dal 15 aprile 1545 per una ventina d'anni circa; alcune di esse furono pubblicate in vita, mentre molte altre solo nell'Ottocento e diverse sono certamente andate perdute.
Al verso del frontespizio è riportato un indice dell'opera, Tavola delle Lezioni contenute nell'Opera, che elenca trenta lezioni. Le prime tre, Della Natura (pp. 3-27), Della Generazione del corpo umano (pp. 29-84) e Della generazione de' Mostri (pp. 85-32) erano già state pubblicate ne La prima parte delle Lezzioni, stampata dai Giunta nel 1560. La lezione successiva, Dell'Anima (pp. 133-154), che si ricollega al Canto XXV del Purgatorio di Dante, fu stampata per la prima volta nel presente volume (cfr. A. Andreoni, La via della dottrina. Le lezioni accademiche di Benedetto Varchi, Pisa, 2012, p. 18). In Della Pittura, et Scoltura (pp. 156-231) sono riunite due delle lezioni di Varchi che hanno certamente attirato la maggiore attenzione della critica: quella sul celebre sonetto di Michelangelo “Non ha l'ottimo artista alcun concetto”, che non solo rappresenta la consacrazione ufficiale della poesia michelangiolesca (cfr. S. Lo Re, Varchi e Michelangelo, in: “Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa”, ser. 5, 4/2, 2012, p. 514), ma anche il punto di partenza di tutte le possibili interpretazioni della teoria artistica michelangiolesca, e quella che si articola in tre dispute riguardanti rispettivamente la nobiltà delle arti, i meriti della pittura e della scultura, le differenze e le analogie tra poeti e pittori. Per la prima volta nella storia dell'arte, diversi artisti viventi furono chiamati a partecipare alla “discussione-paragone” sulla superiorità della scultura rispetto alla pittura (cfr. F. Dubar