PERIODICOCollezione completa delle prime due annate, ovvero la “prima serie”.La collezione proviene dall’archivio dell’artista che ne curò la grafica, Enrico Prampolini, ed è ancora conservata nella legatura fatta realizzare dal proprietario presso il noto legatore Gingler di Roma. È stata esposta nella recente mostra dedicata ai «Futuristi e l’incisione» — la più ampia ricognizione dedicata alla grafica incisa nell’ambito del movimento futurista — presso la Fondazione Ragghianti di Lucca, febbraio-aprile 2018. Lacerazione della tela in prossimità della cerniera anteriore, fissata; riparazione in nastro adesivo al verso del bordo destro della copertina del primo numero; rifilatura di circa un centimetro per lato (318 x 240 mm), che lambisce la stampa tipografica sui bordi della copertina. Per il resto, in ottime condizioni di conservazione.Straordinaria collezione, eccezionale per completezza, di tutta la “prima serie” della rarissima rivista «La Ruota», corrispondente ai primi 12 numeri in 11 fascicoli. Tra le localizzazioni istituzionali online, solo tre biblioteche romane (Storia moderna e contemporanea, La Sapienza; Alessandrina; Nazionale Centrale) e il Kunsthistorisches Institut in Florenz posseggono collezioni estese; le altre locazioni sono relative a singoli fascicoli. -- Fondata nel dicembre 1915 da Lilias Georgina Guthrie, Lady Rodd, nell’ambito della fervida «attività di promozione culturale» che suo marito, Sir James Rendell Rodd, ambasciato re britannico a Roma dal 1908 al 1919, «affiancò sempre alla sua azione di ufficio diplomatico» (Poidomani, «L’ambasciatore britannico Sir James Rennel Rodd e l’Italia», Milano 2020, p. 90), «La Ruota» univa le due passioni della donna, gli animali e la letteratura per la gioventù. La «rivista mensile illustrata per i giovani» era infatti venduta a totale «profitto della Croce Azzurra», un’associazione nata sulla falsariga della gloriosa Croce Rossa con lo scopo di offrire assistenza agli animali impiegati in guerra, ufficialmente costituitasi a ente morale anche in Italia, dietro esempio inglese, con decreto legislativo del primo luglio 1915. -- Fortuna volle che Lilias Rodd affidasse la redazione del foglio alle cure dell’allora venticinquenne Anton Giulio Bragaglia, il quale coinvolse il ventunenne Enrico Prampolini affidandogli intera la direzione artistica. L’artista romagnolo — all’epoca al suo esordio artistico romano, fresco del magistero di Duilio Cambellotti e della bocciatura boccioniana, che lo aveva temporaneamente escluso dal movimento futurista — disegna in tutte le copertine e i dorsi dei fascicoli: undici grandi xilografie policrome, tre varianti di testata, sette fregi di chiusura per le copertine posteriori (di cui uno policromo), per un totale di 21 incisioni originali a più legni a cui vanno aggiunte le tre xilografie — di cui due policrome — offerte come tavole fuori testo dei numeri 2, 5 e 6. Ma a impressionare forse più di tutto sono la quantità e la qualità delle decorazioni di pagina: scremando accuratamente i riusi, abbiamo potuto contare ottanta illustrazioni originali, realizzate sia in china che in xilografia, utilizzate in funzione di testate, finali, vignette, cornici e altri elementi decorativi di pagina nei quali l’artista costruisce un vero e proprio bestiario di folgorante bellezza, piegando in linee innovative e moderne lo stile Liberty secessionista, avvicinandosi, nei momenti più felici, a certi capolavori della contemporanea scuola grafica olandese. Ritratti dalle penna e dal bulino di Prampolini si trovano pavoni, cigni, bassotti, levrieri, gatti, giraffe, orsi, foche, pinguini, ghepardi, scimmie, antilopi, zebre, fagiani, leoni, scarabei, anatre, gufi, corvi, cavallucci marini, api, polpi, ragni, libellule, fenicotteri, pesci, serpenti, cervi e cervi volanti. -- «Fra il dicembre del 1915 e il dicembre dell’anno seguente, le copertine, le illustrazioni e le decorazioni elaborate con continuità da Prampolini per la rivista «La Ruota» [.] costituiscono un nucleo omogeneo di notevole peso nella storia della personalità dell’artista e nella storia della grafica italiana del secolo XX. Esse consentono infatti di studiare un evento niente affatto secondario nella storia, e ancora da indagare, e cioè il passaggio da forme di linguaggio grafico Art Nouveau a forme di linguaggio grafico protofuturista. [.] in Prampolini prevale il rapporto con la tendenza secessionista più geometrica e astratta. [.]» (Fanelli & Godoli, «Il futurismo e la grafica», p. 68). -- Il totale del materiale originale prodotto da Prampolini per le pagine interne della «Ruota» si avvicina poi al centinaio di opere considerando le vere e proprie vignette illustrative di corredo alle storie, per lo più in xilografia ma con alcuni sorprendenti disegni (tempere o acquerelli) come le tre tavole che ornano la novella «Il giardino fatale» di Lilias Rodd (n. II/6), composte in stile rackhamiano e che rispecchiano le quattro illustrazioni proprio di Rackham utilizzate nel primo numero a corredo del racconto bragagliano «La notte di Natale delle bestie». Tra gli altri contributori all’iconografia della rivista bisogna infine citare la bellissima xilografia di Cambellotti «Lo spavento», sul numero primo, i legni di Edoardo Del Neri nel numero II/7, a illustrare la novella di Rodd e quella di Pirandello, e le firme non identificate in II/9: forse Daniele Crespi (p. 221) e un «VM» (pp. 240-1). -- Le firme e i testi pubblicati sulla rivista riflettono con un buon equilibrio l’origine britannica e le inclinazioni letterarie della direttrice (oltre a classici inglesi quali Blake, Shelley, Swinburne e Wilde, Rudyard Kipling, Charles John Cornish, Maurice Maeterlinck, Axel Munthe, Alfred De Musset, il poeta armeno Costant Zarian, lo stesso Rennel Rodd), la voga letteraria italiana dell’epoca (Deledda, Pirandello, Trilussa) e la rete di contatti a cui aveva accesso il redattore unico Anton Giulio Bragaglia: Luciano Folgore alias «Esopino», Arturo Onofri, Giovanni Titta Rosa, Corrado Govoni, Nicola Moscardelli, Vincenzo Gemito con un pezzo originale visionario sul «Signor Fiore» (n. II/6), Pietro Silvio Rivetta (sarà «Toddi») con un pezzo sulle «Nuvole nella poesia giapponese» (n. II/2). La curatela bragagliana si esprime al meglio nella serie di fascicoli monografici che va dal numero II/2 al numero II/7, dedicati rispettivamente: «alle nuvole», «agli animali presso gli indiani», «agli animali», «agli uccelli», «ai giardini», «alle acque». -- Dal numero II/8 — uscito «con deplorevole ritardo, dovuto a cause relative alla guerra» (p. 188) nel corso di ottobre — scompare la menzione di Bragaglia dalle pagine del fascicolo: l’impresario romano aveva infatti deciso di cessare l’attività giornalistica per dedicarsi al cinema assiema all’amico impresario Emidio De Medio e la sua Novissima Film. L’indirizzo di redazione muove da via Banchi vecchi 139 a via Della guardiola 22. Due numeri dopo, nel fascicolo di metà dicembre n. II/10, vengono annunciati i nuovi redattori nei nomi, non altrimenti noti, di «Lizard e C[amillo] Rosa». L’ultimo fascicolo del 1916, distribuito però non prima del gennaio 1917, lamenta ancora le difficoltà dovute alla guerra e annuncia: «Col prossimo anno la nostra rivista uscirà in un formato più piccolo, ma più elegante. Abbiamo avuto la fortuna di poterci assicurare uno stock di carta americana lucida, bellissima, dove sia la stampa che le illustrazioni avranno un magnifico risalto» (p. 246). Effettivamente i fascicoli della «Ruota» del 1917 (comunque rarissimi: in oltre trent’anni di attività ci è capitato il solo n. III/5 di maggio) riducono a tal punto il formato e la qualità di stampa da indurre a considerare questa terza annata una vera e propria “seconda serie” della rivista, priva della lussuriosa vena xilografica di Enrico Prampolini che orna copertine, inserti e praticamente ciascuna pagine delle annate 1915-1916.Bibl. Salaris, Riviste futuriste, pp. 1100-1105 (registra solo il n. II,1); I futuristi e l’incisione (cat. mostra Lucca 2018, con esposta la collezione dell’erede di Enrico Prampolini); Fanelli & Godoli, Il futurismo e la grafica, cap. L’illustrazione, tav. I, 1-2, figg. 5-10 alle pp. 68-69 e figg. 9-20 a pp. 89-90; Annuario della Stampa Italiana (Varese 1921), n. 1211; Molinari, La stampa periodica romana dal 1900 al 1926 (Roma 1977), p. 725.
Edizione: collezione completa delle prime due annate, ovvero la “prima serie”.