LIBROEdizione originale.Due piccole macchie in copertina, un poco sciupata ai margini, ma ottimo esemplare a fogli diseguali, con ancora alcuni fascicoli sciolti, come normale.Rara prima stampa in volume della «Carta del Carnaro», la costituzione fiumana che si pone a documento-simbolo di quella sorprendente avventura rivoluzionaria cominciata il 12 settembre 1919 con la marcia dei legionari da Ronchi (oggi appunto Ronchi dei legionari, Gorizia) e conclusasi nel «Natale di sangue» del 1920. Tirata in pochissime copie fuori commercio, pare 110, con data 27 agosto 1920. -- La carta fu elaborata in gran parte da Alceste De Ambris, dal gennaio 1920 capo di gabinetto del comandante di Fiume d’Italia (sotto la sua guida si intensificarono le attività più avanzate in termini di propaganda rivoluzionaria), il quale consegnò la bozza il 18 marzo 1920, come «Costituzione della Repubblica italiana del Carnaro». Il 12 agosto, al Teatro Fenice di Fiume D’Annunzio pronuncia il discorso «Domando alla città di vita un atto di vita», nel quale si riferisce del lavoro sulla carta e della prossima scadenza fissata al 12 settembre per la promulgazione dello «Stato libero del Carnaro» — «la nostra nuova vita». Da questo momento fino al 27 agosto si colloca l’intenso lavoro di revisione e integrazione: «L’editing dannunziano consiste nella trasposizione dello scritto in prosa d’arte, con il sistematico uso, per indicare istituti e varie magistrature, di termini arcaici tratti dal linguaggio degli antichi statuti comunali e corporativi, e nella sostituzione della parola repubblica con reggenza. Da poeta, D’Annunzio trova perfino una giustificazione estetica, dicendo che “reggenza italiana del Carnaro” è un endecasillabo: “Il ritmo ha sempre ragione”» (Salaris, p. 86). -- Proprio da questa modifica è possibile individuare la prima stampa assoluta del testo, che conserva ancora due occorrenze del termine deambrisiano «repubblica», nell’articolo 18 (p. 21) e particolarmente nell’incipit dell’articolo 35 (p. 38), dove si legge «Esercitano il potere esecutivo della Repubblica sette Rettori …». Con i due refusi il testo apparve ancora sulla «Vedetta d’Italia» del 31 agosto e sul «Popolo d’Italia» del primo settembre, mentre già sul «Bollettino ufficiale del Comando di Fiume d’Italia, rilasciato con data 1 settembre, compariva il testo emendato con la parola «reggenza» anche nei due articoli incriminati. La carta fu declamata da D’Annunzio al Teatro Fenice il 30 agosto; l’8 settembre fu promulgata la Reggenza del Carnaro, e il 12 settembre — anniversario della marcia di Ronchi — si tenne una grande festa in occasione della quale venne distribuita un’edizione in larga tiratura stampata in Roma «presso La Fionda» e ornata da De Carolis in copertina. -- La Carta del Carnaro è «una sorta di summa […] delle concezioni sindacaliste rivoluzionarie sviluppatesi nei primi due decenni del nostro secolo nella cultura europea e in tutta una serie di frange del sovversivismo radicale» (D’Annunzio Politico, p. 111). Contiene «indubbi elementi di modernità, che riguardano la concezione della proprietà, i rapporti di lavoro, la condizione della donna, il decentramento amministrativo, l’istruzione pubblica con impostazione multietnica, […] il bisogno di prospettare agli uomini nuovi usciti dal travaglio della guerra una soluzione organica e non solo tecnica, ma innervata di afflato morale e ideale» (Salaris, p. 88).Guabello, Raccolta dannunziana; L’Arengario S.B., La città inquieta e diversa (2019), n. 43; Salaris, Alla festa della rivoluzione (Bologna 2002 poi 2019); Gerra, L’impresa di Fiume, II: La reggenza (Milano 1975); De Felice, La Carta del Carnaro nei testi di Alceste De Ambris e di Gabriele D’Annunzio (Bologna 1973); De Felice, D’Annunzio politico (Bari 1978 poi Milano 2019), pp. 105-140