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Libros antiguos y modernos

Govoni, Corrado

La neve. Poema drammatico moderno

Edizioni Libreria della Voce (Stab. tip. Aldino),, 1914

1200,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1914
Lugar de impresión
Firenze,
Autor
Govoni, Corrado
Páginas
pp. 136.
Editores
Edizioni Libreria della Voce (Stab. tip. Aldino),
Formato
in 16°,
Edición
Edizione originale.
Materia
Cinema Teatro etc. Futurismo
Descripción
brossura in carta rosa con unghie, stampata in nero ai piatti e al dorso; interessante design futurista in copertina, con il nome dell’autore ripetuto in maiuscolo cubitale a riempire tutto lo spazio disponibile;
Primera edición

Descripción

LIBRO Edizione originale. A parte l’inevitabile lieve scoloritura in copertina, un ottimo esemplare, fresco e pulito, integro anche all’unghiatura e decisamente raro in queste condizioni. Prima opera teatrale di Govoni, molto rara, è anche il primo libro govoniano a uscire per le edizioni della «Voce» nel loro nuovo corso del 1914, annunciato sul numero 5 del 13 marzo. Con «La Voce» il poeta pubblicherà l’anno successivo il suo capolavoro poetico, «L’inaugurazione della primavera», mentre di questo esordio drammatico la cosa di gran lunga più importante è la geniale trovata grafica della copertina, che sembra suggerita da Marinetti in persona, con la reiterazione del nome dell’autore in grassetto maiuscolo cubitale a riempire su sei linee l’intero piatto anteriore, lasciando spazio al titolo solo sul dorso, il tutto su fondo rosa brillante. -- L’opera verrà severamente recensita in una bella «botta» di Giovanni Boine, la numero 31 dell’edizione 1918: «“Poema drammatico moderno” che mi ricorda tant’altra roba nient’affatto futurista e per es., per certe cose, la dannunziana “Fiaccola sotto il moggio”, se non sbaglio. [.] qualcosa è poetico, sì, e qualcosa è anche drammatico, ma proprio nei momenti difficili la gente fa delle lunghe chiacchierate lirico-esplicative che sanno assai poco di dramma e quel tanto di poesia che c’è [.] è ben passatista e antico [.]. Quanto all’aggettivo “moderno” non si sa che cosa ci abbia a fare nel sottotitolo». Bibl.: Cammarota, Futurismo, 249.9
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