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Libros antiguos y modernos

Indicatore (’L) Livornese (Guerrazzi,Francesco Domenico (Diretto, Da)] [Mazzini, Giuseppe]

L’Indicatore livornese. Giornale di scienze, lettere, ed arti

Tipografia Vignozzi,, 1829-1830

750,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1829-1830
Lugar de impresión
Livorno,
Autor
Indicatore (’L) Livornese (Guerrazzi,Francesco Domenico (Diretto, Da)] [Mazzini, Giuseppe]
Páginas
pp. 4 a numero.
Editores
Tipografia Vignozzi,
Formato
in folio,
Materia
Garibaldi e Risorgimento Politica
Descripción
legatura in mezza pergamena coeva; piatti in carta marmorizzata,

Descripción

PERIODICO Collezione completa mancante del solo fascicolo n 28 del 7 settembre 1829; unito; «Necrologia» , supplemento al numero 14, l’unico supplemento stampato. Leggere fioriture alle carte, ma nel complesso ottimo esemplare. Il giornale vide la luce per 48 numeri: dal 12 gennaio 1829 all’8 febbraio 1830. Dal numero 41 il formato si riduce leggermente. -- Fondato e diretto da Francesco Guerrazzi, su queste pagine scrisse i primi articoli il giovane Mazzini. Il primo numero apparve il 12 gennaio 1829 presso la Tipografia Vignozzi, e proseguì le pubblicazioni per 48 numeri fino al 8 Febbraio del 1830, fino cioè all’arresto di Guerrazzi e Bini che rimasero in prigione fino al 1833. Nato poco dopo la cessazione del quasi omonimo «Indicatore genovese» il periodico fu fondato e diretto da due giovani esponenti del movimento mazziniano in Toscana, il direttore Francesco Domenico Guerrazzi (1804-1873) e il suo amico Carlo Bini (1806-1842). Repubblicani entrambi i due promotori seppero raccogliere intorno alla testata numerosi intellettuali, compreso lo stesso Mazzini che, ventiquattrenne, pubblicò sette articoli firmati con la sola sigla “M”; proprio a causa di un suo scritto giudicato sovversivo e pericoloso, il giornale fu fatto cessare. Non stupisce, considerati i legami stretti con la Giovine Italia, il loro arresto con reclusione nel carcere di Portoferraio. Il Bini morì d’infarto; il Guerrazzi (amico di Byron, cui è dedicata la prima stampa, le «Stanze») fu un romanziere di enorme successo, pervicacemente repubblicano, attivo durante i moti del ’48 (condannato a 15 anni, ottenne dopo 6 mesi la conversione nell’esilio in Corsica), parlamentare dopo l’Unità nelle file della sinistra. Oltre al Mazzini fra i collaboratori ritroviamo Andrea Maffei, Filippo Bettini, Elia Benza. Carlo Poerio, Colletta, La Cecilia, Missirini e Benza. Il settimanale fu soppresso d’autorità, risultati vani i richiami all’ordine del governo granducale. Del Bini (scrittore oggetto di recente rivalutazione); il giornale era suddiviso in due parti principali, nella prima si trovano articoli relativi al commercio e delle cose che al commercio appartengono; nella seconda della morale (notevoli gli articoli sulla pena di morte), della istruzione, di lettere, arti liberali (si commentano e recensiscono le opere di Byron, Foscolo, Pellico, Schiller, Bellini. Di notevole interesse tre articoli dedicati al «Tristan Shandy». Si traducono Sterne e Byron). -- Nelle intenzioni del fondatore e direttore Francesco Guerrazzi, il giornale avrebbe dovuto avere cadenza settimanale. Il primo numero contiene soltanto un «Prospetto» di due pagine, a firma del direttore che illustrano le intenzioni programmatiche del giornale: «Ogni genere letterario può, quando un popolo abbia in animo di scuotere il giogo della servitù, divenire arma terribile contro il nemico: dalla solenne tragedia alla umile farsa rappresentata dai burattini, dal poema alla favola, tutto diviene capace di fiere invettive o di sottili ironie, che il popolo, in certi momenti, afferra con incredibile facilità. Ma il giornale è, in tali casi, strumento più di ogni altro efficace: esso corre più rapido delle tragedie, delle commedie, dei poemi da un capo all’altro del paese, esso può penetrare dovunque, esso diviene l’amico delle famiglie, dove è letto, discusso, illustrato, esso è alla portata intellettuale ed economica della massima parte delle persone». Guerrazzi aveva già fondato a Livorno il Gabinetto scientifico letterario perché la sua città natia non fosse più vituperosamente chiamata la Beozia d’Italia; fondò dunque un giornale con l’intento di riscattare il prestigio civile e culturale della sua città, di fronte a Firenze che poteva vantare l«Antologia» o a Pisa che aveva il «Nuovo Giornale de’ Letterati». Ma c’era inoltre nel Guerrazzi un riposto intendimento politico: quello di rivolgersi agli elementi più giovani e irrequieti della borghesia, o piccola borghesia, di sentimenti liberali e democratici: e in questo senso il giornale assunse un’importanza storica notevole, nel risvegliare quelle scelte forze crescenti, e però sempre minoritarie, dalle quali sarebbero poi sortiti i primo cospiratori, i primi propugnatori della nuova politica unitaria, i primi combattenti delle sommosse, come riconosceva lo stesso Mazzini. Il programma del nuovo giornale era tutto nel suo motto: «Alere flammam!»