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Libros antiguos y modernos

Eugenio Arbizzani, Luca Reale

L'abitante fragile. Dalla residenza assistita alla casa multigenerazionale

Quodlibet, 2024

20,90 € 22,00 €

Quodlibet

(Macerata, Italia)

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Detalles

Año de publicación
2024
ISBN
9788822922236
Páginas
256
Serial
Diap print/Teorie (36)
Editores
Quodlibet
Formato
218×149×20
Curador
Eugenio Arbizzani, Luca Reale
Materia
Architettura: pratica professionale, Edilizia: competenze e professioni, Assistenza a persone con esigenze specifiche
Conservación
Nuevo
Idiomas
Italiano
Encuadernación
Tapa blanda
Condiciones
Nuevo

Descripción

Due tendenze a scala globale contribuiscono a trasformare profondamente la nostra società: l’accelerazione dei processi di urbanizzazione e l’incremento dell’aspettativa di vita media. Il progetto della residenza urbana per anziani costituisce quindi una delle principali sfide per il prossimo futuro. Oggi vi è un maggiore interesse delle istituzioni nella promozione di nuove forme di alloggi basate sull’assistenza domiciliare, come alternativa al pensionamento in strutture di vita assistita e come soluzione per ridurre costi sociali e sanitari. Si registra poi un’attitudine a pensare le strutture per anziani non più isolate dal tessuto urbano ma come nuove forme di abitazione collettiva, cluster di social housing ibridi e inclusivi, che favoriscano il valore della solidarietà inter-generazionale, mirando ad ampliare l’orizzonte sociale, e a contenere il più possibile l’ambito sanitario. Questo volume, a partire dalla mappatura di idee e modelli recenti che hanno come focus un’utenza caratterizzata a vario titolo da una condizione di fragilità, raccoglie riflessioni che cercano nei nuovi “modi di abitare” principi e soluzioni progettuali, anche attraverso l’utilizzo di strumenti intelligenti e il controllo dei parametri ambientali nell’alloggio. Abitare è infatti una pratica attiva e propositiva rispetto a un ambiente: chi abita si prende cura di sé e degli altri, stabilendo relazioni con lo spazio fisico e con lo spazio sociale. Un’architettura che include le persone vulnerabili nei processi progettuali migliora la qualità della vita, e dello spazio abitato, di tutti gli abitanti: in questo cambio di prospettiva l’abitante fragile diventa il paradigma etico, ma anche spaziale e concreto, della stessa idea di abitare.