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Libros antiguos y modernos

Moronessa Giacomo

Il modello di Martino Lutero per Q. Iacopo Moronessa da Lezze monacho Celestino. Con la tauola di tutte le cose notabili comprese nella presente opera.

Appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1555

1000,00 €

Gilibert Galleria Libreria Antiquaria

(Torino, Italia)

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Detalles

Año de publicación
1555
Lugar de impresión
Vinegia
Autor
Moronessa Giacomo
Editores
Appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari
Materia
Dispute e polemiche religiose, Riforma e controriforma
Descripción
*Vellum
Sobrecubierta
No
Conservación
Excelente
Idiomas
Italiano
Copia autógrafa
No
Impresión bajo demanda
No
Condiciones
Usado
Primera edición

Descripción

In-8° (17x11 cm), legatura in piena pergamena rigida primosettecentesca con titoli dorati su tassello al dorso con nervetti passanti alle cuffie, tagli rossi. Pp (16), 432, (56), al frontespizio rmarca tipografica (recto) e armi del cardinale Giovanni Andrea Mercurio arcivescovo di Messina (verso), capolèttere animati, impresa dello stampatore al verso dell'ultima carta. Minimi difetti alla legatura. Ex libris sotto forma di timbro al frontespizio. Pp 353-368 brunite, peraltro fresco esemplare ad ampi margini. Edizione originale di quest' opera di aspra polemica antiluterana vergata da Giacomo Moronessa, frate celestino, nato a Lecce (secolo XVI). Dedicatoria dell' autore al cardinale Giovanni Andrea Mercurio, lettera di Scipio Rebiba vescovo di Metula e vicario di Napoli all' autore, sonetto di Alessandro Castiglion da Bologna monaco celestino al Moronessa, sonetto di M. Lodovico Dolce ai lettori, Motu Proprio - PLACET di papa Giulio III. Per citare il vescovo di Metula 'perciò havendo io con estremo contento mio letto il vostro libro del Modello di Martino Lutero, sono sforzato lodar queste vostre fatiche, spese in confonder la iniquità del nuovo precursore d'Antichristo.' Dal PROEMIO: '. Che in fatti altro non intendo io di ragionare in lei, se non dell'essere, de i costumi, della vita, della dottrina, e della morte di questo mostro horribile di Sassonia, e della fuga, con cui si dee non solamente da noi Christiani, ma etiandio da tutti i barbari, da gli Scithi, anzi da essi demoni infernali fuggire, come hoste della natura, traditor della patria, peste del proprio sangue, nimico di tutto il genere humano, e morte di se stesso, e de i suoi seguaci. .'.